Famiglia : Euphorbiaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Argentina (Buenos Aires, Catamarca, Cordoba, Chaco, Corrientes, Distretto Federale, Entre Rios, Formosa, Jujuy, La Pampa, La Rioja, Mendoza, Misiones, Salta, Santa Fé, San Juan, San Luis, Santiago del Estero e Tucuman), Belize, Bolivia, Brasile, Colombia, Cile (Antofagasta, Atacama e Tarapacá), Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Giamaica, Guatemala, Guyana, Haiti, Honduras, Isole Sopravento Meridionali, Isole Sopravento Settentrionali, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Trinidad-Tobago, Uruguay e Venezuela, dove cresce in una ampia varietà di suoli e climi, da semiaridi a umidi, a basse e medie altitudini.
Il nome del genere deriva dalla combinazione dei termini greci “ἰατρός” (iatrόs) = medico e “τροφή” (trophé) = alimento, con riferimento alle proprietà medicinali attribuite alle specie appartenenti al genere; il nome specifico, di incerta origine, appare nei Colóquios del medico e naturalista portoghese Garcia de Orta (1501-1568) editi nel 1563.
Nomi comuni: Barbados-nut, bubblebush, castor oil, curcas bean, physicnut, poison nut, purgenut, purgingnut (inglese); ma feng shu (cinese); fève d’enfer, grand pignon d’Inde, gros ricin, médicinier, médicinier beni, médicinier barrière, médicinier purgatif, pignon d’Inde, purghère (francese); jangli arandi (hindi); fagiolo d’india, fagiolo di barberia, fava purgatrice, ricino maggiore (italiano); figo-do-inferno, galamaluco, grão-de-maluco, purgueira, manduri-graça, pinhão-de-cerca, pinhão-de-purga, pinhão-manso, pinhão-paraguaio (portoghese – Brasile); árbol santo, frailejón, piñón, piñón blanco, tártago (spagnolo); mbono (swahili); Purgiernuß (tedesco).
La Jatropha curcas L. (1753) è un arbusto o piccolo albero sempreverde, deciduo nei periodi di siccità, alto 2-5 m, con corteccia liscia e rami grigiastri dalla linfa lattiginosa o giallastra.
Le foglie, su un picciolo lungo 6-20 cm, sono alterne, da ovate a lobate con 3-5 lobi, a base cordata e lobo centrale con apice appuntito, lunghe e larghe 6-20 cm, di colore verde scuro.
Le infiorescenze, generalmente ascellari su un peduncolo lungo fino a 7 cm, sono pannocchie o cime da bipare a multipare con fiori unisessuali sulla stessa infiorescenza di colore verde giallastro; generalmente si ha un fiore femminile posto in cima ad ogni ramificazione principale circondato da un gruppo di fiori maschili sulle ramificazioni laterali, con un rapporto di circa 1:30. Fiori maschili, di circa 0,7 cm di diametro con 5 sepali ovati liberi, lunghi circa 0,4 cm, 5 petali oblunghi, uniti nella metà inferiore, lunghi circa 0,6 cm, e 10 stami disposti in due verticilli di cinque; fiori femminili simili a quelli maschili, ma leggermente più grandi, con 3 stili bifidi all’apice.
I frutti sono capsule deiscenti globose o ellissoidi, di 2,5-3 cm di diametro, di colore giallo, non commestibili, contenenti 3 semi ellissoidali, lunghi 1,5-2 cm, di colore nero, velenosi. Si riproduce per seme che germina in 1-2 settimane, con le prime fruttificazioni dopo 2-3 anni, e per talea che radica facilmente. Specie che suscita sempre più interesse per la sua capacità di crescere in aree semiaride, povere e degradate, inadatte ad altre coltivazioni, e di fornire un olio con promettenti proprietà come biocombustibile, coltivabile in pieno sole nelle zone a clima tropicale, subtropicale e marginalmente temperato caldo, dove temperature intorno a 0 °C sono eventi eccezionali e di brevissima durata.
Tradizionalmente utilizzata nei paesi tropicali ai margini dei campi coltivati come barriera antintrusione per erbivori, data la sua velenosità, ma anche per il consolidamento dei suoli e per l’olio estratto dai semi, impiegato per fabbricare saponi, lubrificanti, coloranti, vernici e nell’illuminazione e che presenta, come detto, grandi potenzialità come biocombustibile.
Tutte le parti delle pianta sono altamente velenose, in particolare i semi che contengono il 30-40% di olio, composto principalmente da acido oleico, linoleico, palmitico, stearico e palmitoleico, potente purgativo, ma che può provocare gravi irritazioni al tratto gastro-intestinale e avvelenamenti. Sono state selezionate alcune varietà con un contenuto di sostanze tossiche nei semi notevolmente ridotto che consente di consumarli bolliti o arrostiti e di utilizzare il sottoprodotto dell’estrazione dell’olio nella alimentazione animale, mentre di norma il loro consumo accidentale provoca avvelenamenti e sono stati segnalati anche casi di morte.
Tutte le parti della pianta sono variamente utilizzate nella medicina tradizionale per diverse patologie.
Sinonimi: Ricinoides americana Garsault (1764); Manihot curcas (L.) Crantz (1766); Ricinus americanus Mill. (1768); Curcas purgans Medik. (1787); Castiglionia lobata Ruiz & Pav. (1794); Jatropha edulis Sessé (1794); Jatropha acerifolia Salisb. (1796); Ricinus jarak Thunb. (1825); Curcas drastica Mart. (1829); Curcas adansonii Endl. (1842); Jatropha condor Wall. (1847); Curcas indica A.Rich. (1850); Jatropha yucatanensis Briq. (1900); Jatropha afrocurcas Pax (1909); Curcas curcas (L.) Britton & Millsp. (1920); Curcas lobata Splitg. ex Lanj. (1931); Jatropha curcas var. rufa McVaugh (1945).
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