Famiglia : Fabaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Australia (Queensland), Cambogia, Figi, Filippine, India, Indonesia, Isole Salomone, Madagascar, Malaysia, Micronesia, Myanmar, Nuova Caledonia, Palau, Papua Nuova Guinea, Samoa, Seychelles, Taiwan, Tanzania (Zanzibar), Thailandia e Vietnam dove cresce nelle foreste su suoli calcarei prevalentemente lungo le coste ai bordi delle mangrovie o lungo le rive di corsi d’acqua.
Il nome generico deriva da un nome locale indiano; il nome specifico è l’aggettivo latino “bijugus, a, um” = a due cavalli, biga, con riferimento alle foglie pennate con due coppie di foglioline.
Nomi comuni: Borneo-teak, island teak, Johnstone River-teak, Moluccan ironwood, Pacific-teak, scrub-mahogany (inglese); vesi (figiano); ipil (filippino); arbre de fer, bois de cohu foncé, faux teck (francese); merbau asam (indonesiano); bariatra, hintsy (malgascio); lum-pho, lumpaw, maka-mong (thailandese); guo noc (vietnamita).
L’ Intsia bijuga (Colebr.) Kuntze (1891) è un albero sempreverde o semideciduo, nei climi con stagione secca, alto solitamente 10-25 m, ma che negli esemplari più vecchi in natura può raggiungere 40 m, con tronco eretto dalla corteccia liscia grigiastra e radici tabulari alla base (radici simili a contrafforti che contribuiscono al sostegno di grandi alberi); l’apparato radicale è capace di fissare l’azoto atmosferico arricchendone il suolo. Le foglie, su un picciolo lungo 1-2 cm, sono alterne, paripennate, con due, raramente tre, coppie di foglioline da ovate a ellittiche, asimmetriche rispetto alla nervatura centrale, con apice arrotondato e margine intero, lunghe 6-14 cm e larghe 4-8 cm, di colore verde intenso lucido.
Infiorescenze terminali a pannocchia, lunghe 10-16 cm, portanti fiori bisessuali fragranti con calice formato da 4 sepali ovati, di 0,5-1,5 cm di lunghezza e 0,5 cm di larghezza, concavi, di colore verdastro, corolla costituita da un solo petalo unguicolato (con la base lungamente ristretta simile a uno stelo), lungo 1-3 cm, con lamina ovale dai margini ondulati, di colore bianco sfumato di rosa o porpora alla base, 3 stami fertili, lunghi circa 4 cm, 5-7 staminoidi di colore porpora, lunghi circa 1 cm, e stilo lungo 4 cm. Il frutto è un legume deiscente oblungo, compresso, lungo 7-25 cm e largo 2-6 cm, contenente fino a 6 semi nerastri, più o meno oblunghi, di 2-3,5 cm di lunghezza e 1-3 cm di larghezza.
Si riproduce per seme, preventivamente scarificato e tenuto in acqua per 2-3 giorni, in terriccio con aggiunta di sabbia o perlite per un 30%, mantenuto umido alla temperatura di 25-27 °C; i semi freschi germinano in 1-2 settimane.
Albero imponente di relativa veloce crescita, nelle migliori condizioni di coltivazione, adatto esclusivamente alle zone a clima tropicale e subtropicale umido, preferibilmente in pieno sole. Cresce su un’ampia varietà di suoli, anche sabbiosi e pietrosi poveri e a volte su affioramenti calcarei pressoché privi di humus, grazie alle radici in grado di fissare l’azoto atmosferico; resiste sia a periodi di siccità che a periodiche inondazioni, anche salmastre.
Apprezzato principalmente per legno di ottima qualità, di colore da giallo arancio a bruno rossastro, denso, fino ad oltre 900 kg/m3, durevole, con elevate caratteristiche meccaniche, limitato ritiro nel tempo e resistenza agli insetti xilofagi e alle intemperie, utilizzato per carpenteria pesante, nelle costruzioni civili e navali, per mobili di pregio, lavori di intaglio e oggetti artigianali; in passato veniva adoperato dalle popolazioni delle isole del Pacifico per la costruzione di canoe e piroghe.
È inoltre utilizzato nei programmi di riforestazione per il consolidamento di suoli e controllo dell’erosione, come frangivento e da ombra in parchi e giardini per il fogliame fitto e la fioritura ornamentali; la corteccia e le foglie hanno un limitato uso nella medicina tradizionale di alcune popolazioni.
Per l’eccessivo sfruttamento che ne ha rarefatto la presenza in alcune delle aree di origine è stata inserita nella lista rossa della IUCN (International Union for the Conservation of Nature) come “vulnerabile” (a rischio di estinzione in natura).
Sinonimi: Macrolobium bijugum Colebr. (1819); Intsia amboinensis DC. (1825); Intsia madagascariensis DC. (1825); Outea bijuga (Colebr.) DC. (1825); Tamarindus intsia Spreng. (1826); Jonesia monopetala Hassk. (1832); Jonesia triandra Roxb. (1832); Eperua decandra Blanco (1837); Afzelia bijuga A.Gray (1854); Pahudia hasskarliana Miq. (1855); Macrolobium amboinense Hassk. (1866); Afzelia retusa Kurz (1873); Afzelia cambodiensis Hance (1876); Intsia retusa (Kurz) Kuntze (1891); Intsia cambodiensis (Hance) Pierre (1899); Intsia tashiroi Hayata (1913); Afzelia bijuga f. sambiranensis R. Vig. (1948).
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