Famiglia : Balsaminaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Impatiens balfourii Hook.f. è una specie originaria dell’Himalaya, in particolare del Kashmir e delle aree circostanti. Cresce lungo le rive dei fiumi e nei luoghi umidi fino 1800 metri sul livello del mare.
Nomi comuni: Balsamina di Balfour, Impaziente di Balfour.
Etimologia: Il nome latino Impatiens significa “impaziente” o “intollerante” e si riferisce alla deiscenza esplosiva dei frutti che scoppiano se sfiorati. L’epiteto specifico balfourii è in onore al botanico scozzese Isaac Bayley Balfour (1853-1922), conoscitore e appassionato di piante himalayane.
Impatiens balfourii è un’erba alta fino 120 cm. Ha fusto glabro, rossastro, molto ramificato con foglie alterne ovali o lanceolate, dentate al margine e portate da peduncoli di circa quattro centimetri.
L’infiorescenza è un racemo di norma costituito da 4 a 8 fiori. I fiori, lunghi 3-4 cm, sono ermafroditi, tetraciclici e pentameri (5 sepali, 5 petali, 5 stami e 5 carpelli).
I sepali hanno aspetto petaloide e sono di color bianco-porpora, con sperone nettarifero diritto o appena ricurvo lungo 1,2-1,8 cm. I quattro petali laterali sono concresciuti alla base a due a due; gli inferiori hanno il lembo color rosa scuro o violaceo, i petali superiori sono bianchi o rosa pallido.
La fauce dello sperone è punteggiata di giallo. Gli stami presentano le antere saldate e coprono il gineceo formato da cinque carpelli concresciuti in un ovario supero con stilo e stimma molto ridotti.
Il periodo di fioritura va da luglio a settembre.
L’impollinazione è operata da insetti, negli Stati Uniti anche da uccelli (colibrì). I frutti sono capsule lunghe circa 2 cm, esplosive, che lanciano i semi fino a 6 metri di distanza. I semi sono numerosi, globosi o ovoidali, circa 2,5-3 mm di diametro, lucenti, glabri e privi di albume.
Le popolazioni inselvatichite in Europa e in America hanno avuto origine da piante coltivate sfuggite alla coltura e si stanno diffondendo modificando la fisionomia dei paesaggi.
I. balfourii, introdotta in Europa nel 1901, nonostante la sua bassa tolleranza al gelo, si è dimostrata in grado di colonizzare habitat aperti anche con elevata intensità di luce e aree in prossimità dei corsi d’acqua, riducendo la biodiversità delle cenosi in cui s’insedia. Si può trovare, anche, lungo i bordi delle strade.
Studi specifici hanno provato che questa pianta produce una quantità significativa di fenoli e flavonoidi che le conferiscono attività antimicrobica e antiossidante.
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