Famiglia : Arecaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Africa orientale centro-meridionale (Etiopia, Kenia, Mozambico, Somalia, Sudafrica nordorientale e Tanzania), Juan de Nova e Madagascar occidentale dove vive nelle savane, lungo le coste, in prossimità di fiumi, laghi e zone paludose o dovunque c’è disponibilità di acqua nel sottosuolo, a basse altitudini, su suoli prevalentemente sabbiosi.
Il nome del genere deriva dal verbo greco “ὑφαίνω” (hyphaino) = tessere, intrecciare, con probabile riferimento all’intreccio di fibre nella polpa del frutto; il nome specifico è l’aggettivo latino “coriaceus, a, um” = coriaceo, con riferimento alla “buccia” dei frutti.
Nomi comuni: doum palm, gingerbread tree, ilala palm, lala palm (inglese); bar, makoma, mede, mkoma, mlala, qoone (Kenia); satrana, sata (Madagascar); anala, ilala, lilala, mulala, nnala (Sudafrica); kweche, mkoma, mkoma lume, mkonko, mlala, mulala (Tanzania).
L’Hyphaene coriacea Gaertn. (1788) è una specie dioica variabile cespitosa, a volte solitaria, generalmente con 2-6 fusti eretti o decombenti, fino a 7 m di lunghezza e 30 cm di diametro, talora ramificati dicotomicamente una o due volte, di colore grigio e fessurati verticalmente.
Le foglie sono fortemente costapalmate, lunghe circa 1 m e larghe 0,7-0,8 m, divise in 40-60 segmenti rigidi lineari-lanceolati con apice acuminato appena bifido, lunghi nella parte centrale 65-80 cm e larghi fino a circa 5 cm, uniti alla base per meno di 1/3 della loro lunghezza, di colore da verde grigiastro a grigio bluastro. Il picciolo, lungo 0,6-1 m e largo circa 3 cm, è provvisto ai margini di robuste spine nerastre ricurve verso l’alto lunghe circa 1 cm; le basi fogliari, lunghe circa 40 cm e fessurate longitudinalmente in corrispondenza del picciolo, di colore bruno e ricoperte da una patina cerosa grigiastra, permangono a lungo sulla pianta.
Infiorescenze tra le foglie (interfogliari), le maschili lunghe 0,6-1 m, ramificate, con rachille, solitarie o in gruppi di 2-4, e fiori giallo-verdastri disposti infossati in gruppi di 3, che si aprono in successione, con 6 stami. Infiorescenze femminili lunghe 0,8-1,6 m, con 2-5 rachille portanti fiori solitari, su un corto pedicello peloso, con gineceo tricarpellato. I frutti, che solitamente si sviluppano da un solo carpello, sono di forma molto variabile anche nella stessa infruttescenza, da pressoché quadrangolari a piriformi, di circa 6 cm di lunghezza e 5 cm di larghezza, di colore bruno rossiccio lucido a maturità, con polpa fibrosa, contenenti un seme ovoide di circa 3 cm di lunghezza.
Si riproduce generalmente per seme, solitamente posto direttamente a dimora oppure in contenitori profondi 40-50 cm, dato che l’ipocotile che si sviluppa dal seme, ed alla cui estremità vi è l’embrione da cui si originerà la pianta, si spinge fino a queste profondità; l’ipocotile è particolarmente fragile, quindi occorre molta cautela durante la fase di germinazione. Per accelerare la germinazione, che solitamente impiega tempi piuttosto lunghi, i semi vanno ripuliti dalla polpa e tenuti in acqua, ricambiata giornalmente, per 8-10 giorni, vanno quindi posti in terriccio sabbioso mantenuto umido, ma senza ristagni, alla temperatura di 28-30 °C; la prima foglia, nelle migliori condizioni di coltivazione, inizierà ad emergere dopo circa due mesi.
La crescita particolarmente lenta è stata forse la causa principale della sua scarsa presenza per lungo tempo al di fuori delle zone di origine a scopo ornamentale, nonostante le dimensioni relativamente contenute e quindi più gestibili rispetto alle altre specie del genere. Coltivabile in pieno sole, anche nelle fasi iniziali di crescita, nelle zone a clima tropicale e subtropicale, sia umide che semiaride, e in quelle temperato-calde più miti, dove può sopportare occasionali temperature di poco inferiori a 0 °C per brevissimo periodo.
Non è per nulla esigente riguardo al suolo, crescendo anche in quelli poveri, poco drenanti, moderatamente salini e alcalini, e può sopportare da adulta periodi di siccità, ma assume un aspetto lussureggiante e particolarmente ornamentale se coltivata in terreni ricchi, drenanti, preferibilmente sabbiosi, e regolarmente irrigata nei periodi di secco.
Diffusa nell’Africa centro-meridionale orientale, ha un ruolo fondamentale, come le specie congeneri, nella vita delle popolazioni locali. La parte più utilizzata sono le foglie, da quelle emergenti ancora racchiuse ne viene asportato circa 1/3, apportando quindi solo un minimo danno alla pianta, da cui, con un opportuno procedimento, vengono ricavate le fibre che sono ampiamente impiegate per fabbricare stuoie, ceste, copricapo ed altri oggetti artigianali di uso comune e artistici, che rappresentano anche una risorsa economica per le popolazioni indigene.
I frutti sono eduli, dal sapore dolciastro che ricorda lo zenzero, ma con polpa molto fibrosa, vengono per lo più destinati all’alimentazione del bestiame; l’endosperma di quelli immaturi ha un sapore simile a quello del cocco.
Dai fusti capitozzati, viene raccolta la linfa da cui si ricava una bevanda alcolica molto popolare, ricca di vitamine, in particolare la B2, operazione che purtroppo provoca la morte della pianta o del fusto in quelle cespitose. Stesso esito ha l’uso come ortaggio dell’apice vegetativo e dei giovani germogli.
La polpa dei frutti viene localmente utilizzata nei disturbi intestinali. L’endosperma dei frutti maturi, particolarmente duro, è utilizzato per realizzare piccoli oggetti artigianali e artistici come avorio vegetale. I frutti sono infine una importante risorsa alimentare per la fauna, in particolare babbuini ed elefanti, che contribuiscono alla dispersione dei semi.
Sinonimi: Chamaeriphes coriacea (Gaertn.) Kuntze (1891); Corypha africana Lour. (1908); Hyphaene natalensis Kuntze (1847); Hyphaene turbinata H.Wendl. (1881); Chamaeriphes turbinata (H.Wendl.) Kuntze (1891); Hyphaene coriacea var. minor Drude (1895); Hyphaene shatan Bojer ex Dammer (1900); Hyphaene wendlandii Dammer (1900); Chamaeriphes shatan (Bojer ex Dammer) Kuntze (1903); Hyphaene baronii Becc. (1906); Hyphaene hildebrandtii Becc. (1906); Hyphaene oblonga Becc. (1908); Hyphaene parvula Becc. (1908); Hyphaene pleuropoda Becc. (1908); Hyphaene pyrifera Becc. (1908); Hyphaene spaerulifera Becc. (1908); Hyphaene spaerulifera var. gosciaensis Becc. (1908); Hyphaene pileata Becc. (1924); Hyphaene pyrifera var. arenicola Becc. (1924); Hyphaene pyrifera var. gosciaensis (Becc.) Becc. (1924); Hyphaene pyrifera var. margaritensis Becc. (1924); Hyphaene turbinata var. ansata Becc. (1924); Hyphaene beccariana Furtado (1967); Hyphaene tetragonoides Furtado (1967).