Famiglia : Hydrophiidae
Testo © Dr. Gianni Olivo
I serpenti marini velenosi venivano un tempo considerati separatamente dagli altri serpenti dotati di ghiandole velenifere, mentre oggi sono inseriti tra gli elapidi.
Da un punto di vista generale, escludendo i serpenti di mare non velenosi che rientrano in altre famiglie (ad esempio quella dei Colubridi, comprendente gli Homalopsinae ed un rappresentante dei Natricinae, e quella degli Acrochordidae) i serpenti marini velenosi sono riuniti in due famiglie : quella degli Hydrophiidae, ovvero i veri serpenti marini e quella dei Laticaudidae, detti bungari di mare o “sea kraits”.
Qui ci occuperemo solo di una specie appartenente agli Hydrophiidae : il Serpente marino elegante (Hydrophis elegans).
Questo rettile ha un’ampia diffusione geografica: dalle coste settentrionali, occidentali ed orientali dell’Australia, si spinge, ad Est, fino a buona parte delle isole ed arcipelaghi del Pacifico, a Nord fino alle coste del Sud-Est asiatico, attraverso l’Indonesia e, ad Ovest, fino a Sri Lanka. Predilige acque profonde e torbide, con fondo fangoso o sabbioso, dove caccia soprattutto anguille e piccole murene, anzi, la conformazione del corpo a “cuneo”, come vedremo più avanti, con parte anteriore più affusolata e posteriore più grossa, gli rende più agevole infilarsi nei buchi dove tali pesci trovano rifugio.
Tale dieta specialistica è propria anche di altri idrofidi dotati di bocca relativamente stretta, che precluderebbe l’ingestione di pesci voluminosi. Si tratta di un serpente che raggiunge grandi dimensioni, fino a 220 cm di lunghezza, anche se la media, per gli adulti, si aggira intorno ai 180 cm, con coda appiattita trasversalmente, a forma di pagaia o remo, che rappresenta un organo natatorio estremamente efficace. Il corpo è snello, ma, curiosamente, tende ad ingrossare nella parte posteriore.
Uno dei nomi inglesi, bar-bellied seasnake si riferisce principalmente agli esemplari giovani, che presentano bande evidenti e marcate, mentre nell’adulto tali bande sfumano, riducendosi, talvolta, ad una serie di macchie nella regione vertebrale o addirittura, in alcuni casi, possono scomparire quasi del tutto.
Tuttavia, abbastanza spesso, le bande rimangono visibili anche nell’adulto, anche se tendenzialmente poco contrastate. Il colore di fondo è variabile, andando dal marrone al bruno al verde-oliva, fino al grigio chiaro, e vi sono esemplari che paiono addirittura bianchi. La parte ventrale è chiara o bianca, eccetto la parte inferiore del collo che può essere scura o addirittura nera. La testa può essere del colore del corpo o differirne leggermente, con tonalità sul grigio o sul grigio-verde, ma può essere anche molto scura.
Praticamente nullo il dismorfimo sessuale, con colorazione pressoché identica nei due sessi: l’unica differenza, a parte il sistema riproduttivo, consiste in una maggior lunghezza media della femmina. Le squame, a metà lunghezza del corpo, sono disposte in 35-45 file e le squame ventrali, a differenza della maggior parte dei serpenti terrestri, hanno le stesse dimensioni di quelle del resto del corpo o, al più, sono solo leggermente più grandi. Le squame che ricoprono la testa sono abbastanza grandi e lisce e, negli esemplari adulti, quelle pre-oculari e post-oculari, presentano delle piccole protuberanze.
Le zanne del veleno sono relativamente corte, in media da 2,5 a 3 mm, anche se sono riportate lunghezze di 3,9 mm. Quanto alla pericolosità dei serpenti marini in generale, vi sono molte frasi fatte e convinzioni inesatte, nel grande pubblico.
Vero è che, mediamente, i serpenti marini velenosi possiedono veleni molto potenti, ma è altrettanto vero che la maggior parte di essi può inoculare, con un morso, dosi molto più ridotte di molti serpenti di terraferma. Anche qui ci sono le dovute eccezioni e quindi apro una parentesi per cercare di chiarire cosa intendo. Molti serpenti marini sono quasi innocui, vuoi perché estremamente riluttanti a mordere (ad esempio Pelamis platurus e Laticauda laticaudata) vuoi per l’alta incidenza di “dry bites” (morsi asciutti), vuoi, ancora, per le dosi modeste di veleno che secernono, ma, all’estremo opposto, vi sono specie altamente pericolose, e, tra queste, cito soprattutto Enhydrina schistosa, responsabile del 90% dei casi mortali di morso da serpente marino, che può inoculare fino ad 80 mg di veleno, abbastanza da uccidere, in teoria, più di 50 persone adulte, e che è dotato di un temperamento aggressivo e pronto a mordere.
Per quanto riguarda l’ Hydrophis elegans, la dose di veleno inoculata con il morso od ottenuta per mungitura è modesta, in media 7 mg: si tratta di un veleno dalla potenza simile a quella del cobra indiano (Naja naja), o appena superiore (1,1 volte) ma prodotto ed inoculato in dose abbastanza modesta.
In un trattato in mio possesso è riportato uno dei tanti studi comparativi sulla potenza dei vari veleni sull’essere umano. Generalmente parlando, tabelle e statistiche sulla dose letale per l’uomo, sono, per forza di cose, abbastanza approssimative, perché la risposta ad un veleno varia enormemente in funzione di un gran numero di fattori.
Anche la DL50, universalmente accettata ed utilizzata, ha una certa approssimazione, perché è difficile fare un’equazione matematica tra la dose che uccide il 50% dei topi inoculati e quella che risulterebbe letale per un uomo, tuttavia, nello studio di cui parlavo, vennero presi in esame alcuni serpenti marini e di terraferma e venne estrapolato il numero di persone che potrebbero essere uccise da un morso medio (produzione media di veleno) ed uno massimo (produzione o mungitura massima). Ed ecco alcuni risultati, tra cui quello riguardante il nostro serpente marino elegante.
Serpenti di terra:
- Serpente tigre australiano (Notechis scutatus): può uccidere 5,6 persone con un morso medio e oltre 52 con uno massimo.
- Cobra reale (Ophiophagus hannah): da 21 a 25 persone, nonostante un veleno 4 volte meno potente di quello di Naja naja, ma, in questo caso, sono le dosi industriali ad incidere.
- Cobra indiano (Naja naja): da 9,66 a 35.
Serpenti marini:
- Enhydrina schistosa può uccidere 5,6 persone con un morso medio, ed oltre 52 con uno massimo (un vero record!).
- Lapemis curtus : rispettivamente 2 e 6,5.
- Serpente marino a ventre giallo (Pelamis platurus): da 0,40 a 1
- Hydrophis elegans : da 0,47 a 1,27
Concludendo, anche in caso di morso “pieno”, questa specie, che ha veleno di potenza uguale, anzi, appena superiore, a quella del cobra indiano, potrebbe uccidere un uomo adulto solo con una inoculazione massima, cioè con la massima dose che può raggranellare dalle sue ghiandole velenifere, laddove il cobra asiatico ne potrebbe avere per ben 35 persone.
Come nella maggior parte dei serpenti marini, il veleno contiene principi miotossici, che distruggono le fibre muscolari, liberando grandi quantità di mioglobina. Mancano generalmente effetti locali, come discolorazione della cute nel punto del morso, necrosi o edema, mentre, in caso di avvelenamento serio, dopo circa mezz’ora o un’ora, i muscoli, anche a distanza dall’arto colpito, divengono dolenti e contratti, mentre compaiono anche sintomi neurologici, vomito, disturbi visivi eccetera.
Successivamente, la mioglobina liberata dalla distruzione delle fibre muscolari, compare nelle urine (mioglobinuria) conferendo loro un colore scuro (tinta mogano).
La paralisi respiratoria, che può far precipitare la situazione, può essere legata tanto ad azione miotossica che neurotossica, ma un’altra complicanza temibile è l’insufficienza renale, legata alla mioglobinuria. In un avvelenamento letale, la morte sopraggiunge, di solito, tra le 12 e le 36 ore.
Respirazione: i serpenti marini, oltre ad assumere ossigeno dall’aria, attraverso un unico polmone, quando emergono, hanno la capacità, variamente sviluppata a seconda delle specie, di assorbire ossigeno dall’acqua, attraverso la pelle, quando sono in immersione, prolungando, così, la loro riserva ed i tempi che possono trascorrere sotto la superficie.
Questo fatto appare strano, in quanto la pelle, coperta di squame e robusta, non parrebbe adatta a tale scopo, cui sono generalmente deputate membrane e mucose sottili e riccamente vascolarizzate.
Eppure un esperimento dimostrò ad alcuni ricercatori, cui era sorto tale sospetto, che tale tipo di scambi gassosi si verifica realmente. Un serpente marino venne inserito in un contenitore pieno fino all’orlo di acqua di mare, da cui erano state eliminate anche bolle d’aria residue. Il contenuto in O2 fu misurato prima dell’introduzione del rettile e dopo alcuni minuti di permanenza dello stesso: la quantità di ossigeno era diminuita. Temendo che tale consumo potesse essere opera di microorganismi presenti sulla pelle del serpente, essa venne, successivamente, disinfettata accuratamente, al fine di eliminare batteri, alghe ed altre forme di vita, ma il risultato non mutò, dimostrando la respirazione transcutanea. Alcune specie, come Pelamis platurus e Aipysurus laevis possono ricavare fino ad un quinto dell’ossigeno loro necessario dall’acqua, mentre altre specie, tra cui il serpente di mare elegante, in percentuali minori ma significative.
Riproduzione: questo serpente è ovoviviparo e dà alla luce da 12 a 24 piccoli vivi.
Nomi comuni. Inglese: Elegant sea snake, Bar-bellied seasnake.
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