Famiglia : Euphorbiaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria della Bolivia, Brasile, Colombia, Guyana Francese, Perù e Venezuela dove cresce nella foresta pluviale amazzonica, su suoli prevalentemente argillosi, fino a circa 600 m di altitudine.
Il nome del genere deriva da “heve”, termine con cui viene chiamato l’albero dagli indigeni dell’Amazzonia; il nome specifico latino “brasiliensis” = del Brasile, ne indica uno dei luoghi di origine.
Nomi comuni: Pará rubber tree, rubber tree (inglese); kayu getah, kayu karet, pokok getah para (indonesiano); caoutchouc (francese); albero della gomma (italiano); seringa, seringueira (portoghese – Brasile); caucho, caucho do Parà, hule, jebe, siringa (spagnolo); kautschukbaum, parakautschukbaum (tedesco); katoh, yang phara (thailandese).
L’ Hevea brasiliensis (Willd. ex A.Juss.) Müll.Arg. (1865) è un albero deciduo molto ramificato che in natura può raggiungere 25-40 m di altezza con tronco cilindrico, fino a oltre 1 m di diametro, dalla corteccia liscia di colore grigiastro.
L’apparato radicale è costituito da una radice a fittone, che già all’età di 2-3 anni può raggiungere una profondità di 2 m, e da un ampio sistema superficiale di radici laterali.
Le foglie, disposte a spirale su un picciolo lungo 15-25 cm, sono trifogliate con foglioline da ellittico-lanceolate ad obovate lungamente appuntite, con margine intero, lunghe 5-18 cm e larghe 2-8 cm, coriacee, di colore verde scuro superiormente, più pallido inferiormente, con 2-3 ghiandole alla base; le foglie giovani sono di colore bronzeo. Le infiorescenze sono pannocchie pubescenti all’ascella delle foglie dei rami giovani, lunghe 15-20 cm, con fiori unisessuali che emanano un odore penetrante, quelli femminili, di 5-5,5 mm di diametro e 5-7 mm di lunghezza, sono collocati all’estremità dell’asse centrale e delle principali ramificazioni laterali, quelli maschili, di 4,5-5 mm di diametro e 4,5-6 mm di lunghezza, molto più numerosi (con un rapporto di circa 70:1), sul resto dell’infiorescenza.
I fiori, tipici delle Euphorbiaceae, sono privi di petali, di colore giallo verdastro con calice a cinque lobi triangolari; i fiori femminili sono costituiti da un ovario tricarpellare con tre stigmi sessili bianchi, quelli maschili presentano dieci stami in due verticilli di cinque sopra una colonna staminale. L’impollinazione, prevalentemente incrociata, è anemofila ed entomofila. I frutti sono capsule trilobate di 3-5 cm di diametro, deiscenti in modo esplosivo, contenenti 3 semi ellissoidali, lunghi 2-4 cm, lucidi, di colore grigiastro con macchie bruno scuro, che vengono lanciati a distanza anche di 20 m.
Si riproduce per seme, che ha una germinabilità di breve durata, qualche settimana se opportunamente conservati, con tempi di germinazione di 1-3 settimane e prima fioritura dopo 5-7 anni, per micropropagazione, ma solitamente per innesto al fine di mantenere la caratteristiche varietali. Si utilizzano portainnesti ottenuti da seme di un anno di età o più frequentemente di 3-5 mesi, che hanno una maggiore percentuale di successo, con nesto della stessa età del portainnesto.
La pianta è pronta per entrare in produzione tra 5 e 10 anni di età, quando il tronco ha raggiunto un diametro di almeno 16-18 cm.Specie spiccatamente tropicale, richiede una elevata piovosità annua, 1600-4000 mm, ben distribuita, elevata umidità atmosferica e temperature tra 25 e 35 °C, con minime non inferiori a 15 °C, suoli profondi, drenanti, acidi ed una esposizione soleggiata e poco ventosa.
La coltivazione dell’ Hevea brasiliensis per la produzione com- merciale della gomma inizia alla fine dell’800 in Asia, dove ancor oggi ci sono le più estese piantagioni, in particolare in Indonesia, Thailandia e Malaysia, rispetto a numerose altre specie da cui può essere ricavata, questa è di gran lunga la più coltivata per l’elevato rendimento, la facilità di coltivazione, la velocità di crescita e soprattutto l’alta qualità del prodotto.
La raccolta del lattice viene effettuata nelle prime ore del mattino, quando il flusso è massimo, con un processo, chiamato “tapping”, che consiste nel praticare nella corteccia, generalmente su metà della circonferenza del tronco, una serie di incisioni con un particolare coltello, dall’alto verso il basso e da sinistra a destra, con una inclinazione di circa 25-30° rispetto all’orizzontale, in modo da intercettare ortogonalmente i canali latticiferi, alla cui base viene posto un gocciolatoio collegato ad un recipiente di raccolta.
Per ogni albero, e per anno vengono effettuate fino a circa 150 incisioni ad intervalli regolari, generalmente a giorni alterni, dato che il lattice cessa di fuoriuscire dall’incisione dopo qualche ora per la occlusione dei vasi a causa della sua coagulazione; la profondità del taglio deve essere tale da non intaccare il cambio, per permettere la rigenerazione della corteccia entro 5-7 anni.
Il lattice, di colore bianco, è una sospensione colloidale, per il 30-40%, di particelle di gomma (chimicamente cis-1,4 poliisoprene) di carica negativa in una matrice acquosa (siero) che contiene altre sostanze (lipidi, proteine, sali minerali ecc.).
La prima fase della lavorazione della gomma è la coagulazione che può essere provocata in vari modi, per abbassamento del pH, da 6,5-7 fino a un valore tra 4 e 5, per aggiunta di un acido, che è il metodo di gran lunga più utilizzato, per aggiunta di elettroliti, come cloruro di calcio e solfato di alluminio, che neutralizzano le cariche negative delle particelle permettendo la coagulazione, per agitazione meccanica, impartendo alle particelle energia cinetica sufficiente a superare la repulsione elettrostatica. La gomma coagulata viene quindi avviata alla fase successiva di pressatura tra rulli per rimuovere l’acqua e la riduzione in fogli.
Il prodotto così ottenuto possiede, per le sue proprietà molecolari, elevate caratteristiche di elasticità, plasticità, durata, resistenza, insolubilità nell’acqua e isolamento elettrico, superiori a quelle della gomma sintetica. Le caratteristiche negative sono la termoplasticità (si indurisce alle basse temperature e rammollisce alle alte), la scarsa resistenza ai solventi e il rischio di reazioni allergiche per contatto in individui sensibili.
Nota già in epoca precolombiana alle popolazioni indigene dell’America, che se ne servivano per fabbricare vari oggetti ed anche per impermeabilizzare abiti e calzature, tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800 sorsero in Europa e Stati Uniti diverse industrie che utilizzavano la gomma ricavata dall’ Hevea brasiliensis, ma dopo l’iniziale interesse, a causa delle caratteristiche negative sopra riportate, la fiducia dei consumatori diminuì drasticamente.
La svolta si ebbe con il procedimento messo a punto dallo statunitense Charles Goodyear (1800-1860), noto come “vulcanizzazione”, che nel 1839 scoprì casualmente che mescolando a caldo zolfo alla gomma se ne miglioravano notevolmente le caratteristiche, conferendo durezza, maggiore elasticità e minore plasticità, resistenza alle alte temperature, alle abrasioni, all’urto e ai solventi, ciò grazie alla formazione di legami (reticolazioni) trasversali tra le molecole di poliisoprene.La gomma naturale è oggi di grande importanza strategica e commerciale, impiegata per migliaia di prodotti, inclusi innumerevoli dispositivi medici, oltre che per la fabbricazione dei pneumatici che assorbe circa il 60% dell’intera produzione. Attualmente (2010) circa il 50% dei pneumatici per auto è fabbricato con gomma naturale vulcanizzata, l’altra metà utilizza gomma sintetica, e la totalità di quelli per aeromobili, in particolare per la migliore resistenza al riscaldamento.
Il legno ha ottime caratteristiche di durata, resistenza e facilità di lavorazione, simili a quelle del teak, e viene utilizzato quando l’albero ha raggiunto un’età di 30-35 anni e non è più produttivo. Infine i semi, velenosi, consumati in tempi di carestia dopo bollitura, contengono circa il 50% di olio di colore giallo bruno utilizzato nella fabbricazione di saponi, colori e vernici.
Sinonimi: Siphonia brasiliensis Willd. ex A.Juss. (1824); Hevea janeirensis Müll.Arg. (1874); Hevea sieberi Warb. (1900); Hevea randiana Huber (1906); Hevea granthamii Bartlett (1927); Siphonia janeirensis (Müll.Arg.) O.F.Cook (1941); Siphonia ridleyana O.F.Cook (1941); Hevea camargoana Pires (1981).
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