Famiglia : Elapidae
Testo © Dr. Gianni Olivo
Il genere Hemachatus comprende una sola specie: il Rinkhals o Sputatore del Sudafrica (Hemachatus hemachatus Bonnaterre, 1790).
Per alcuni, questo vistoso serpente della famiglia degli Elapidi (Elapidae), nonostante l’impressione che può dare a prima vista, quando allarga il suo cappuccio e sputa veleno (o meglio, emette uno spray di goccioline), non sarebbe nemmeno un cobra, almeno in senso stretto.
Il fatto di “sputare” veleno, intanto, non è caratteristica dei soli cobra (Naja) ma, in rari casi, anche di altri serpenti, come per esempio la Vipera del Monte Mang (Zahoermia mangshanensis), un crotalide presente solo in una ristretta zona della Cina, che raggiunge i 180 cm con una livrea a screziature verdi e nere, tra le più belle nel mondo dei rettili.
Tornando al rinkhals, si può notare, anche a prima vista, come le sue squame siano carenate, con un aspetto scabro, mentre quelle dei cobra sono lisce. E poi, mentre tutti gli altri cobra sono ovipari, l’ Hemachatus hemachatus è ovoviviparo, dà cioè alla luce, come le vipere, dei piccoli già perfettamente formati, per non parlare della mancanza di solidi denti nel mascellare, escludendo le zanne velenifere.
Comunque sia, è un elapide di taglia media, che fa in genere un metro di lunghezza, con punte di 150 cm. Corpo robusto e squame carenate che, a metà lunghezza del corpo, sono disposte in 17-19 file oblique.
La coda spesso è distinguibile e corta, il muso abbastanza breve ed appuntito ed il passaggio testa-collo, invece, poco indistinguibile. La testa presenta muso appuntito ed ottuso.
La colorazione è molto variabile: in molti casi il colore della parte dorsale è bruno scuro o nero, con macchiettature più chiare o con bande trasversali biancastre, gialle o color crema, spesso irregolari e diseguali. Molti esemplari hanno livrea variegata, altri sono totalmente neri, ma quasi sempre, in questi casi, vi sono uno o più anelli chiari a livello del collo (donde il nome inglese). Un esemplare che vidi lungo una pista era di colore rosso mattone.
La vista di questo serpente è relativamente scarsa e, come per molti altri ofidi (escludendo ad esempio il boomslang ed il twig-snake) non in grado di distinguere bene una preda o un nemico che non siano in movimento, per cui l’olfatto (organi di Jacobson, cui la lingua bifida porta le particelle odorose captate nell’ambiente) riveste un ruolo importante nel localizzare la preda.
Prevalentemente notturno, lo si vede spesso prendere il sole durante il giorno, ed in certe zone è estremamente comune. La dieta comprende soprattutto batraci, ma anche lucertole e serpenti, anche se non disdegna piccoli mammiferi e volatili, all’occasione. Tra tutti i serpenti è forse uno di quelli più tolleranti le basse temperature e, in certe zone, come nei dintorni di Johannesburg, dove le temperature scendono parecchio durante l’inverno australe, lo si può vedere in giro quando gli altri ofidi sono rintanati ed inattivi.
Habitat e distribuzione
Il rinkhals è limitato, quanto a diffusione, alla parte meridionale dell’Africa e precisamente al Sudafrica, dove è presente nella provincia del Capo e nella fascia orientale, ma senza arrivare, a Nord, fino alla provincia del Limpopo. È assente anche in buona parte del Sudafrica occidentale, salvo un striscia che segue la costa a livello del Capo di Buona speranza e di Capetown. Sconfina solo in un’esigua porzione del Botswana, più o meno a livello del parco di Pilanesberg, e per pochi chilometri. In Zimbabwe esiste una piccola ed isolata enclave in cui è presente, sull’altopiano noto come Inyanga highlands (altopiani della luna), al confine con il Mozambico.
Non è un serpente particolarmente aggressivo ma nella stagione riproduttiva può mostrarsi addirittura truculento nel difendere la sua privacy. Cerca in ogni modo di evitare il contatto con l’uomo e di eclissarsi, ma se ciò non è possibile, può fingersi morto o assumere un atteggiamento aggressivo. Quando opta per la prima strategia, si rovescia su dorso, facendo sporgere scompostamente la lingua fuori dalla bocca ma, se incautamente raccolto o toccato, non esita a colpire. La seconda opzione comporta un ergere la parte anteriore del corpo, in misura maggiore di quanto facciano i veri cobra, sibilare minacciosamente, proiettare due getti di veleno oppure mordere l’importuno.
Apparato velenifero e veleno
Le zanne velenifere sono corte ma in grado di penetrare facilmente la cute e di inoculare il veleno ed il fatto che alcuni pensino che i cobra sputatori africani ed asiatici ed il rinkhals non mordano ma usino la loro “arma da getto”, è una convinzione estremamente errata e pericolosa.
Il serpente usa il getto di veleno a distanza per tenere lontano un predatore ed esclusivamente come arma di difesa, ma il morso è ben più pericoloso (per evitare problemi agli occhi basta indossare degli occhiali da sole) come vedremo in seguito parlando del veleno di questa specie.
Nel caso del rinkhals, il pericolo di morso viene accentuato dal fatto che tale rettile (come d’altra parte, a volte, anche altri serpenti, tra cui il cobra comune) se minacciato spesso si finge morto: raccoglierlo o toccarlo, in tal caso, avrà come risultato una reazione offensiva e spesso l’inoculazione di veleno.
Tra i vari serpenti ”sputatori”, il rinkhals pare quello con zanne più altamente specializzate. Il foro di uscita è posto anteriormente, nella zanna e, come un ugello, rivolto in avanti e verso l’alto, cosa che facilita la proiezione del veleno verso il muso (o la faccia) di un potenziale nemico.
Anche negli altri “spitters” un orifizio è diretto in avanti, ma poi il canale all’interno della zanna continua fino ad aprirsi all’apice o indietro, immediatamente prima di esso, per cui solo una parte del veleno fuoriesce anteriormente e viene proiettato in avanti.
Nel rinkhals, invece, non vi è orifizio apicale: il dotto velenifero, all’interno della zanna, fa un gomito in avanti, aprendosi nell’unico sbocco anteriore, mentre la parte inferiore della zanna è solida e piena. In questo modo tutto il veleno è forzato a passare attraverso il “gomito” e ad uscire anteriormente, con il risultato di una maggior quantità ma soprattutto di una maggiore pressione, che si traduce anche in una maggior distanza utile.
Unico handicap, forse, nei confronti di altri serpenti, è la minor profondità, a parità di lunghezza delle zanne, di inoculazione del veleno, profondità che, tuttavia, è generalmente efficace.
Quando l’ Hemachatus hemachatus vuole proiettare i getti di veleno contro un intruso, erge sempre la parte anteriore del corpo (a differenza del cobra sputatore del Mozambico o Naja mossambica, che può anche “sputare” tenendo la testa sul terreno o, addirittura, standosene nascosto in una crepa della roccia o in altro rifugio), poi scatta in avanti con la testa e con il collo, quasi a voler accompagnare e rinforzare il “lancio” e, nel contempo, espelle rumorosamente aria, in un forte sibilo.
I due getti di veleno, giunti a mezzo metro di distanza dalla zanna, si disperdono generalmente in un aerosol di goccioline. Anche i muscoli che comprimono le ghiandole velenifere (ghiandole salivari modificate) sono particolarmente potenti, più che in altri spitters.
Il veleno è molto fluido ed incolore, quando è fresco, e prodotto in discrete quantità, ma diviene giallo quando secca.
La dose inoculabile con un morso è di 80-120 mg e la dose letale per una persona adulta è di 60 mg circa. I veleni degli spitters hanno caratteristiche diverse da quelli di molti altri elapidi. Generalmente parlando e con le debite eccezioni, molti elapidi e gran parte dei cobra tipici, hanno veleni prevalentemente neurotossici (vedi scheda Dendroaspis polylepis per il meccanismo d’azione), che causano decesso per paralisi dei muscoli respiratori, mentre i viperidi (anche qui con le debite eccezioni) hanno veleni emotossici e citotossici, che causano emorragie, trombosi, necrosi e gangrene.
Gli elapidi sputatori hanno veleni diversi tra loro ma sempre con caratteristiche citotossiche, perché, in caso contrario, quando il veleno viene proiettato negli occhi di un aggressore, non causerebbe il violento dolore ed il danno che una citotossina invece provoca. Di conseguenza, spesso il loro morso ha risultati più simili a quelli delle vipere che a quelli di un cobra non sputatore o di un mamba o di un bungaro, e cioè necrosi anche estese, emorragie e gangrene, accompagnate da dolori atroci.
Il veleno del rinkhals ha caratteristiche citotossiche ma anche un’azione neurotossica che può causare, accanto a necrosi della parte colpita, anche paralisi, fino all’asfissia. Ciononostante i decessi causati da questo animale non sono comuni, soprattutto a seguito di adeguata terapia.
Il veleno che raggiunga gli occhi causa immediatamente un dolore violentissimo e va eliminato subito, con abbondanti lavaggi, impiegando acqua, latte o altro liquido non irritante che si abbia a disposizione (ovviamente niente alcoolici) e, in caso di emergenza, anche l’urina (normalmente sterile) è valsa a salvare qualche occhio. In caso contrario, i danni possono essere permanenti ed irreparabili, con ulcerazioni gravi della cornea ed altre conseguenze.
Nomi comuni: Inglese: Ring-necked spitting cobra; Afrikaans: Rinkhals; isiZulu-Xhosa: Iphimphi.
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