Famiglia : Pongidae
Testo © Dr. Gianni Olivo
Il gorilla è un animale talmente noto da aver ispirato non solo ogni genere di letteratura, dal fumetto al romanzo, ma anche ogni altra espressione dell’umana cultura, dalla canzone (ricordiamo l’omonima ballata di Fabrizio De Andrè), fino al cinema, comparendo non solo, in versione….maggiorata, nel celeberrimo King Kong, ma in molte altre pellicole d’avventura.
Come spesso accade in questi casi, quando, cioè, si ha a che fare con esseri di grandi dimensioni e forza, e per di più viventi in remote foreste equatoriali, la realtà viene sovente alterata in maniera tanto macroscopica da sconfinare nella leggenda, e questo tanto nel bene quanto nel male, nel senso che talvolta animali pericolosi ed aggressivi assumono aspetti umani e bonaccioni, altre volte selvatici tendenzialmente pacifici ed inoffensivi si guadagnano la fama di pericolosi killer.
Ed il gorilla non fa eccezione, anche a causa del suo aspetto antropomorfo da gigante o da orco delle favole, comparendo, in mille storie, a volte come temibile minaccia in agguato nella foresta pluviale, altre come gigante fondamentalmente gentile ma capace di devastazioni apocalittiche, sullo stile di “La bella e la bestia”.
La realtà, come spesso accade, sta in aurea mediocritate: la più grande e potente delle scimmie è anche la più esclusivamente erbivora, laddove molti altri primati sono onnivori ed in grado di cacciare ed uccidere prede di varie specie, uomo compreso, come nel caso dello scimpanzé e dei babbuini, ma rimane il fatto che anche un gorilla, messo alle strette o che si senta minacciato, può diventare un avversario realmente pericoloso ed in grado di uccidere, e la sua sbandierata mitezza ha dei severi limiti naturali ed è in buona parte invenzione dell’umano desiderio di vedere negli animali solo esseri buoni e fondamentalmente pacifici.
Anche il gorilla, come vedremo, è in grado di mostrarsi prepotente, aggressivo e violento, fino ad uccidere non solo un rivale ma anche i piccoli di un gruppo famigliare in cui intende subentrare al legittimo proprietario.
I Gorilla sono scimmie antropomorfe appartenenti all’ordine dei Primati (Primates), parvordine delle Catarrine (Catarrhini), superfamiglia Ominoidi (Hominoidea), famiglia Pongidi (Pongidae), sottofamiglia Pongini (Ponginae), genere Gorilla (Gorilla).
La sottospecie più comune, qui ampiamente illustrata, è il Gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla Savage, 1847) così detto per distinguerlo dal Gorilla di pianura orientale (Gorilla gorilla graueri Matschie, 1914) ed il Gorilla di montagna (Gorilla gorilla beringei Matschie, 1914).
Tale distinzione non si basa solo sulla diversa distribuzione geografica ma anche su alcune caratteristiche fisiche, che forse sarà opportuno ricordare prima di parlare del “nostro” King Kong.Il gorilla di montagna (Gorilla gorilla beringei), tipico della fitta foresta che ammanta le pendici dei vulcanici Monti Virunga, al confine tra Congo, Rwanda ed Uganda, è la seconda specie quanto a dimensioni (un grosso maschio può raggiungere i 170 Kg ed oltre) ed è quella con pelo più lungo e fitto, dotato di una “faccia” (trattandosi di scimmia antropomorfa mi verrà perdonato il termine) molto larga e di una mandibola voluminosa e robusta, con una dentatura impressionante.
Il Gorilla di pianura orientale (Gorilla gorilla graueri) é la sottospecie più grande (altezza fino a 175 cm e peso di 210 Kg per il maschio), ma, paradossalmente, quella con la “faccia” più stretta, il pelo che ricopre il corpo è più corto e generalmente nero, ed abita le foreste a bassa quota al confine Congo-Rwanda.
Mentre le zone abitate dalle due specie precedenti sono quasi contigue e separate, praticamente, solo dal fattore quota, il Gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla), vive in un’area ben più estesa e distante un migliaio di chilometri dalle prime due, comprendente le vaste distese di foresta pluviale dalla costa dell’Atlantico al bacino Congo- Uele-Oubangui, fino alla parte più occidentale della sezione della Rift Valley interessante l’Africa centrale.
Probabilmente le due suddette zone erano, anticamente, unite tra loro, ma la più grande ed unica area di distribuzione fu “tagliata” da un largo corridoio, causato dal periodo di siccità dell’era glaciale, che interessò soprattutto la zona che oggi separa le due enclavi.
Il gorilla di pianura occidentale è la specie meno grande, ma anche la più numerosa, con una popolazione grossolanamente stimata intorno ai 40.000 esemplari, contro i 4.000 o 5.000 del gorilla di pianura orientale e gli 800 del gorilla di montagna.
La struttura del gorilla è massiccia, con braccia lunghe e muscolose, zampe posteriori corte, mani larghe e robuste, piedi dotati di dita prensili e spesse.La coda è assente, il torace voluminoso ed “a barile” ed il corpo è coperto da una pelliccia corta e meno fitta di quella del gorilla dei Virunga, di colore scuro, spesso nero-azzurro, talvolta brunastro o francamente marrone.
Sono evidenti, tuttavia, diverse aree nude (labbra, orecchie, naso, palmi delle mani e piante dei piedi), ed anche il torace si presenta glabro, con pelle spesso di colore grigio-azzurro.
I maschi maturi mostrano, di solito, una sorta di sella brizzolata, ed il sottocute delle loro ascelle presenta ghiandole che secernono un liquido dall’odore penetrante, soprattutto quando la scimmia è sotto stress o irritata, mentre altre ghiandole lubrificano i palmi delle mani e le piante dei piedi.
La “faccia” è larga ed appiattita, con naso relativamente corto e piccolo, arcate sopraorbitarie prominenti ed occhi posti frontalmente.
Sul cranio, un’accentuata cresta ossea consente l’inserzione di potenti muscoli che danno al collo un aspetto taurino, la bocca è armata, specialmente nei maschi, di canini lunghi e poderosi e la dentatura comprende 32 elementi come nell’uomo.
Il torace, fasciato da una potente muscolatura, è ampio, a botte, ma appiattito antero-posteriormente, a differenza di quello delle scimmie non antropomorfe, che è appiattito trasversalmente, e, d’altro canto, tale sezione è comune anche all’uomo.
La femmina è molto più piccola, con pesi medi sugli 80-90 Kg, dotata di canini meno sviluppati e di muscolatura meno potente, pur se degna di una sollevatrice di pesi.
Tra le grandi scimmie antropomorfe, il gorilla è probabilmente la più..terricola.
L’orangutan asiatico raramente scende al suolo e si aggiudica la palma di più grande animale arboricolo, lo scimpanzé si situa nel mezzo, nutrendosi spesso sulle piante, ma scendendo a terra per spostarsi da una zona all’altra, il gorilla è la più terricola tra le grandi scimmie antropomorfe, con una netta predilezione per il…pavimento della foresta pluviale ove trova il suo nutrimento.
Tale nicchia ecologica è dovuta, probabilmente, anche alla concorrenza dello scimpanzé, ben più agile arrampicatore, che può sfruttare al meglio le riserve di cibo più aeree, per cui la…dispensa terra rimane la risorsa logica da sfruttare.
Pur essendo animali tipicamente di foresta, l’habitat prediletto da queste grandi scimmie è costituito da zone ove la luce arriva sino al suolo, filtrando attraverso la volta della canopy, e dove il sottobosco è fitto e verde, con piante erbacee e cespugli, e questo tipo di conformazione non è poi così esteso in foresta, trovandosi, più di frequente, lungo fiumi e ruscelli.E qui, a smentire le voci delle numerose Cassandre che vedono nella presenza e nell’attività dell’uomo solo, sempre e comunque rovina e distruzione, la penetrazione dell’uomo in foresta si rivela, a volte, utile.
Infatti, lungo le piste ed ai margini delle zone coltivate, dove ricresce la foresta secondaria, il reperire adeguate quantità di cibo diventa più agevole e questo favorisce l’estendersi delle zone congeniali a questi primati.
La dieta, erbivora, comprende essenze diverse da quelle utilizzate dai gorilla di montagna, soprattutto foglie e piante erbacee, ricche di liquidi, tanto che raramente i gorilla necessitano di bere.
L’organizzazione sociale è di tipo non territoriale, ed il raggruppamento tipico è costituito da un maschio adulto con il suo harem, da cui i maschi giovani emigrano a tempo debito per cercare di conquistarsi, a loro volta un harem.Anche le femmine nate nel gruppo spesso emigrano, come accade tra gli scimpanzé, i babbuini, i gelada ed altre scimmie, e generalmente ciò si verifica alla pubertà, verso i 6-8 anni, quando la femmina si allontana per entrare in altro gruppo e riprodursi, ma spesso accade che la nullipara si associ ad un maschio ancora solo, accoppiandosi con lui e contribuendo a dare il via al suo harem personale.
La paura ed il rispetto che incute un maschio adulto di gorilla, pesante quasi il doppio di un uomo ben piantato ed almeno 6 volte più forte di un sollevatore di pesi, armato, per di più, di canini degni di un leone, rende conto non solo dell’atteggiamento dell’uomo quando si trovi di fronte ad uno di questi pesi massimi, ma anche del fatto che il “padrone” di un harem è, in effetti, il signore e padrone assoluto.
Il gruppo va, mangia e dorme dove il maschio decide, se ad una fonte di cibo l’accesso è limitato, esso avrà l’ovvia precedenza, e nessun membro si sogna di mettere in discussione tale leadership.
In cambio il maschio difende femmine e piccoli contro pericoli e predatori, uomo incluso (ed in tal caso, ecco che il “mite” gigante può diventare veramente pericoloso). In media un gruppo comprende da 2 a 20 individui, ma lessi di un gruppo di ben 36 gorilla.
L’incontro di differenti gruppi è, di solito, ben più pacifico di quanto accada con gli scimpanzé, e la convivenza in un’area adatta a nutrirsi non presenta problemi, a meno che vi sia scarsità di cibo o che un altro maschio minacci i piccoli o insidi una femmina.
Accade abbastanza frequentemente, infatti, che un maschio “scapolo” decida di appropriarsi dell’harem altrui, poiché la competizione per le femmine è, tra i gorilla, piuttosto spietata, ed in tal caso sfida ed eventuale duello risultano piuttosto impressionanti e spesso violenti.
I sistemi di comunicazione tra individui sono sia di tipo visivo che sonoro: i grandi primati hanno un particolare organo vocale accessorio: la sacca laringea, più sviluppata nel maschio, che funge da cassa di risonanza, consentendo, tra l’altro, il caratteristico verso dello scimpanzé, quella sorta di Hu-hu-hu ansimato e la serie di più profondi Hu-Hu-Hu del gorilla, spesso accompagnati dal tambureggiare dei pugni sul torace.
La sfida tra maschi comprende una messa in scena atta ad impressionare l’avversario, con andatura tronfia da bullo di Trastevere, manate e pugni sul terreno, il succitato battersi il petto con accompagnamento musicale di profondi Hu-hu-hu e cariche rumorose nel sottobosco che, alla fine, possono trasformarsi in una vera carica distruttiva, spesso a danno anche dei piccoli o di qualche femmina.Lo scontro fisico, quando si verifica, comporta, il più delle volte, ferite e fratture, spesso riscontrabili in individui trovati morti per altre cause o per vecchiaia: canini fratturati e vecchie cicatrici rivelano una vita non proprio pacifica in molti esemplari.
In uno studio condotto sui gorilla di montagna dei Virunga, quasi il 75% dei gorilla maschi rinvenuti morti mostrava segni di pregresse lesioni da combattimento.
Lo scontro violento, come dicevo, finisce a volte per coinvolgere piccoli e femmine, a volte con decesso dei medesimi.
La riproduzione segue dei cicli piuttosto lenti, e la femmina procrea ogni 4 anni in media, a meno che il piccolo muoia o venga ucciso, nel qual caso essa diventa recettiva quasi subito, per cui, in un arco di vita di 40-50 anni, una femmina partorisce in media da 3 a 6 volte.
La femmina è piuttosto….disinibita, quando è il momento di accoppiarsi, e pare provocare il maschio in maniera smaccata, l’accoppiamento avviene più spesso da tergo, ma non mancano casi di rapporto…del missionario, fatto che ha forse contribuito allo scatenarsi della fantasia umana circa il supposto interesse del gorilla maschio per la femmina delle specie umana.
La gestazione dura 8 mesi e mezzo ed il nuovo nato pesa meno di un bebé (circa due chili), ma incrementa rapidamente il suo peso, a velocità doppia della nostra, e dipende strettamente dalla madre che, per i primi sei mesi, mantiene con lui un contatto strettissimo.