I gerani, oltre che per i fiori, possono essere anche belli per le foglie. Forme insolite e colori inaspettati. Difetti genetici o malattie congenite li colorano di screziature bianche, gialle e rosse.
Testo © Giuseppe Mazza
A nessuno verrebbe mai in mente di metter su una “collezione di mongoloidi” o di tarati in genere, eppure una frequente menomazione degli esseri viventi, l’albinismo, attrae irresistibilmente l’uomo, a caccia come noto di “stranezze”.
Aparte i topolini, i criceti, e i conigli bianchi come la neve, che sentono male e vedono peggio, con i loro poveri occhi rossi, in cui traspare tutto il reticolo dei capillari sanguigni per la totale mancanza di pigmenti, sono sorti in tutto il mondo “zoo per albini” e per un leoncino bianco nato di recente in Sudafrica si è giunti alla quotazione record di 300.000.000 di lire.
Nel mondo verde l’albinismo è un fatto ancor più drammatico, perché se per un disordine genetico una pianta nasce con le foglie bianche, priva cioè di clorofilla, non è in grado di compiere la fotosintesi, ed esaurite le riserve del seme, muore miseramente di fame.
Sopravvivono solo gli albinismi parziali : soggetti con foglie in parte decolorate o più chiare, che funzionano a ritmo ridotto, o rami con foglie interamente bianche, che traggono entro certi limiti il nutrimento da quelle più o meno verdi che stanno intorno.
A queste categorie appartiene la maggior parte dei “gerani da foglie”, creature spesso fragili, menomate, che non resisterebbero in natura alla pressione evolutiva, ma vengono selezionate ostinatamente dall’uomo per motivi ornamentali.
E se un ramo per caso regredisce alla forma originaria, se riesce per miracolo a guarire, e a far ordine nei suoi cromosomi, ecco che gli impietosi manuali d’orticoltura suggeriscono di estirparlo, affinché l’handicap possa essere tramandato per talea fra gli applausi dei collezionisti.
Le selezioni in questo senso risalgono per lo più al secolo scorso, ed i vivai vantano oggi Gerani a foglia dorata, con la lamina uniformemente a corto di clorofilla; Gerani a foglia bicolore, con accostamenti di giallo e rosso, giallo e verde, nero e verde, e verde e bianco; e Gerani a foglia tricolore, in cui si manifestano varie tonalità di giallo, verde e rosso, spesso sovrapposte, che possono dare origine a 4-5 tinte diverse.
Fra i “dorati” i più celebri sono il ‘Golden Crest’ e l’ ‘Hunter’s Moon’, ma non hanno molti amatori, perché la loro tinta giallastra, tendente al grigio, non è abbastanza strana per sedurre, ed evoca al primo sguardo una salute un po’ incerta.
I “bicolori” sono decisamente più gradevoli, e quando le foglie sono normali, e la mutazione si limita ad un elegante bordino bianco, la pianta è vigorosa e fiorifera.
È il caso per esempio del ‘Caroline Schmidt’, creato in Germania circa un secolo fa’, con fiori doppi di un bel rosso brillante; del ‘Chelsea Gem’ del 1880, quasi identico nelle foglie, ma con fiori doppi rosa; o del celebre ‘Frank Headley’ del 1957, che pur essendo nano, batte ogni record di fioritura, con corolle rosa-salmone dal look tradizionale, che coprono quasi interamente le foglie.
Ugualmente ricco di clorofilla è il ‘Preston Park’, con fiori semplici rosati, una fine dentatura sui bordi, ed un inconfondibile “anello” scuro.
Il ‘Galway Star’, con fiore analogo al Pelargonium crispum da cui deriva, si distingue per le foglie incise a bordo bianco crema; e il ‘Crystal Palace Gem’, con fiore rosso o rosa semplice, concentra la fotosintesi in una “farfalla” verde al centro delle foglie ingiallite.
Questa macchia si fa dorata nell’ ‘Happy Thought’, una forma con fiori semplici rossi, creata in Inghilterra nel 1877, e diventa rossa nel ‘Medallion’, nato nel 1956 da incroci col Pelargonium frutetorum.
Qui la capacità di fotosintesi è scarsissima, e si tratta infatti purtroppo di una pianta molto delicata.
Discorsi analoghi valgono per altri “dorati bicolori”, come il ‘Selby’, con una zonatura centrale ad anello rossa e fiori rosa doppi, e due varietà di fine Ottocento : il ‘Golden Harry Hieover’, dalla foglia coriacea e lucida che svela un’indubbia parentela col Pelargonium peltatum, e il ‘Mrs Quilter’, più resistente, con fiori rosa semplici, e in cui la zonatura si estende fin quasi al bordo.
Il ‘Golden Ears’ è uno dei rari “Stellars a foglia dorata”. Reca un fiore rosso semplice, e spesso la zonatura color mattone si estende fin quasi al bordo con effetti spettacolari.
Fra i bicolori bianchi e verdi spicca il ‘Madame Salleron’, con foglie orlate di bianco, a scacchi, a macchie, e talora interamente albine, su rami che vivono a spese delle foglie accanto. Creato in Inghilterra intorno al 1840, e non più alto di 20 cm, veniva usato per bordure; e a parte due mutazioni con fusti eretti e fiori rosa insignificanti, il ‘Little Trot’ e il ‘Mrs Newton’, non ha la forza per fiorire.
Un altro super anemico del 1880, il ‘Freak of Nature’, letteralmente uno “scherzo della natura”, sopravvive, non si sa come, con la fotosintesi ridotta ai bordi delle lamine fogliari, e riesce persino a fiorire, con corolle semplici, rosse, in incredibile contrasto col bianco spettrale delle foglie e dei fusti.
Un ultimo insolito bicolore è il ‘Crocodile’, impreziosito da un denso reticolo giallastro. Selezionato nel 1964 in Australia, appartiene al gruppo dei Gerani edera, e non è malato d’albinismo, ma di virosi. Una forma non contagiosa per le altre piante, che si porta addosso dalla nascita, ed evidenza in maniera drammatica i vasi linfatici.
Ai “tricolori” appartiene per esempio il celebre ‘Mr Henry Cox’, creato in Inghilterra nel 1879, con foglia tondeggiante e fiori semplici rosa-salmone, e il ‘Mrs. Pollock’, nato sempre in Inghilterra nel 1858, con fiori semplici rosso arancio e foglie profondamente lobate. Presentano entrambi una grande variabilità, ma il secondo nell’insieme è più robusto.
Tutti questi gerani, col metabolismo ridotto dalla mancanza di clorofilla, hanno ovviamente una crescita piuttosto lenta, e come un malato grave che ha bisogno d’ossigeno, necessitano di molta luce per compiere la loro traballante fotosintesi.
Valgono per il resto le solite regole, con l’avvertenza che sono in genere più vulnerabili alle malattie. D’inverno vanno riparati in verande luminose, perché la mancanza di luce trasforma il giallo dorato delle foglie in un grigiore mortale, e lo stesso accade se si eccede nei fertilizzanti, che devono comunque essere scarsi, proporzionati alla crescita, poveri d’azoto e ad alto contenuto di potassio.
Chi non se la sente di metter su un “ospedale per gerani”, ed ama le foglie strane, ha comunque molte possibilità anche con le piante normali, ricche di clorofilla. Il ‘Choccolat-Peppermint’, profumato di menta e cioccolata, vanta, per dirne una, foglie a forma di quercia con un’elegante zonatura scura, e questa tendenza è ancor più accentuata nel ‘Royal Oak’.
Il Pelargonium barklyi, un botanico geofita che scompare d’inverno sotto terra, mostra foglie tondeggianti più decorate di un merletto; quelle del Pelargonium myrrhifolium coriandrifolium imitano il look del Coriandolo; e chi ama le forme super frastagliate e smilze, senza arrivare agli eccessi del Pelargonium denticulatum, ha a disposizione numerosi ibridi come il x asperum, con fronde che raggiungono la raffinatezza delle felci.
GARDENIA – 1992
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