Famiglia : Moraceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria del Bangladesh, India settentrionale, Laos, Myanmar, Nepal, Pakistan, Thailandia settentrionale e Vietnam settentrionale dove cresce nelle foreste fino a circa 1200 m di altitudine.
Il nome del genere è quello latino utilizzato per il fico comune (Ficus carica); il nome della specie è l’aggettivo latino “religiosus, a, um” = religioso, venerato, e fa riferimento ai significati spirituali e religiosi che l’albero ha nel buddismo e induismo.
Nomi comuni: bo tree, bodhi tree, peepal tree, peepul tree, sacred bo, sacred fig (inglese); pu ti shu (Cina); arbre de Dieu, figuier de pagodes (francese); arali, arani, arasu, arayal, ashvatha, asvatha, bodhi, bodhipipal, chaladala, ebhasan, gajapatra, krishnavasa, peepal, pepal, pipal, pipli, pipar, pipul, ravi, shri, vishala (India); albero di Buddha, fico delle pagode, fico sacro (italiano); bawdi nyaung, lagat (Myanmar); bo, pipal, pipli (Nepal); figueira-dos-pagodes, figueira-religiosa (portoghese – Brasile); higuera de agua, higuera de las pagodas (spagnolo); bobaum, heiliger Feigenbaum (tedesco); pho see ma haa pho, salee, yong (Thailandia); câi dê (Vietnam).
La Ficus religiosa L. (1753) è un albero monoico sempreverde o deciduo, alto 10-25 m, con tronco dalla corteccia grigiastra inizialmente liscia, poi fessurata longitudinalmente, che forma un’ampia chioma con rami espansi generalmente privi di radici aeree. Inizialmente epifita, poi terrestre quando le radici raggiungono il suolo e ingrossando lo sostengono, spesso “strangolando” la pianta ospite o spaccandola se le radici penetrano al suo interno.
Le foglie, su un sottile picciolo lungo 5-10 cm, sono alterne, semplici, lunghe 7-16 cm e larghe 5-12 cm, da ovato-triangolari a pressoché cuoriformi con margine intero o leggermente ondulato e apice bruscamente appuntito che solitamente si prolunga in una sottile appendice di 2-10 cm di lunghezza, di colore inizialmente rosato, poi verde brillante, con 6-9 nervature ai lati di quella centrale.
Stipole (appendici alla base della foglia con funzione protettiva nella fase iniziale di crescita) ovato-triangolari con apice acuminato, lunghe 1-1,5 cm, di colore bruno giallastro.
I siconi, le tipiche infiorescenze delle Moraceae che a maturità formano il falso frutto, il fico, sono cavità dalle pareti carnose che racchiudono interamente i fiori, accessibili agli insetti impollinatori da una piccola apertura apicale (ostiolo) chiusa da tre brattee.
I siconi nascono a coppie all’ascella delle foglie, sono sessili, globoso-depressi, di colore inizialmente verde giallastro, poi porpora scuro a maturità, di circa 1,5 cm di diametro.
A ciascuna specie di Ficus è associato un insetto impollinatore della famiglia delle Agaonidae (nel nostro caso Platyscapa quadraticeps Mayr, 1885) che a sua volta può riprodursi solo se è presente la specie cui è associato (mutualismo obbligatorio).
Fiori maschili, femminili e galle (fiori femminili sessili che ospitano le larve nate dalle uova deposte dalla femmina dell’insetto impollinatore) presenti nello stesso siconio: fiori maschili sessili, posti in prossimità dell’ostiolo con uno stame, fiori femminili sessili con ovario globoso e galle pedicellate.
I frutti sono consumati da varie specie frugivore che contribuiscono a disperderne i semi e può diventare infestante, al di fuori delle zone di origine, se è anche presente l’insetto impollinatore.
Si propaga per seme, che non ha una lunga durata di germinabilità (pochi mesi), posto superficialmente su substrato organico, sabbioso, mantenuto costantemente umido, in posizione luminosa ad una temperatura di 24–26 °C, con tempi di germinazione di 1-3 mesi; si riproduce anche per talea in primavera e margotta a inizio estate.
Albero di notevole importanza culturale e religiosa per il buddismo e l’induismo, secondo la tradizione Siddhārtha Gautama (IV-V secolo a.C.), il Buddha (l’illuminato), ha ricevuto l’illuminazione seduto ai suoi piedi e sotto la sua chioma è nata la divinità indù Vishnu, per tale motivo è considerato sacro e piantato in prossimità dei templi e riveste un notevole ruolo in numerosi riti e cerimonie.
Per le sue notevoli caratteristiche ornamentali, la rapida crescita e la facilità di coltivazione si è diffuso nei paesi tropicali, subtropicali e, in misura minore, in quelli temperato-caldi più miti, dove può sopportare temperature appena inferiori a 0 °C se eccezionali e di breve durata. Per le dimensioni che può raggiungere e l’esteso apparato radicale è adatto esclusivamente per parchi, grandi giardini e ampi viali.
Cresce in pieno sole, o al più leggera ombreggiatura, e su un’ampia varietà di suoli, purché perfettamente drenanti, mantenuti pressoché costantemente umidi, anche se può sopportare periodi di secco. È una delle specie di Ficus più apprezzate da coltivare come bonsai.
Riveste un ruolo particolare nella medicina tradizionale, in particolare indiana, dove tutte le parti della pianta sono considerate curative e rinfrescanti.
Foglie, germogli e frutti purgativi, la corteccia, sotto varie forme, viene utilizzata per le malattie della pelle, per maturare foruncoli, nella dissenteria e gotta, quella delle radici come afrodisiaco, nelle stomatiti e nei dolori lombari.
Studi di laboratorio hanno evidenziato la presenza nella pianta di sostanze bioattive con attività antiossidante, anticancro, antidiabetica, antimicrobica e antiulcera di possibile interesse per la farmacopea ufficiale.
Sinonimi: Ficus caudata Stokes (1812); Ficus superstitiosa Link (1822); Ficus rhynchophylla Steud. (1840); Urostigma religiosum (L.) Gasp. (1844); Ficus peepul Griff. (1854); Ficus religiosa var. cordata Miq. (1867); Ficus religiosa var. rhynchophylla Miq. (1867).