Famiglia : Moraceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Australia (Australia Occidentale settentrionale, Queensland e Territorio del Nord), Bangladesh, Cambogia, Cina (Guangxi, Guizhou e Yunnan), India, Indonesia, Laos, Myanmar, Nepal, Nuova Guinea, Pakistan, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam) dove vive nelle foreste umide ai margini di corsi d’acqua e in zone paludose, dal livello del mare fino a circa 1500 m di altitudine.
Il nome del genere è quello latino utilizzato per il fico comune (Ficus carica); il nome della specie è l’aggettivo latino “racemósus, a, um” = racemoso, carico di grappoli, per i siconi disposti spesso in racemi.
Nomi comuni: cluster fig, country fig (inglese); ju guo rong (Cina); atti (Cambogia); ambar, arri, atthi, bodda, dimiri, dumur, gular, marum, paidi, rumadi, sadaaphala, tacanati, tanu, tumparam, udambara, udambarumu, udumbara, umbar, vayamam, yajnanga, yatavu (India); arah, crattok loa, elo (Indonesia); dua kiengz (Laos); tangkol (Malaysia); atti, mayen, thapan, umbar (Myanmar); dumri, gular, udumbara (Nepal); gular, rumbal, umber (Pakistan); atteeka (Singapore); attikka (Sri Lanka); duea kliang, duea nam, ma duea (Thailandia); cây sung, sung (Vietnam).
La Ficus racemosa L. (1753) è un albero monoico sempreverde, dove può attingere acqua con continuità, o brevemente deciduo, lattiginoso, alto 10-30 m, con tronco dalla corteccia liscia da grigia a bruno-rossastra, fino a circa 1 m di diametro, a volte provvisto alla base di radici tabulari (radici appiattite simili a contrafforti che contribuiscono al suo sostegno) ed eventualmente di poche e corte radici aeree dai rami.
Le foglie, su un picciolo lievemente pubescente lungo 2-7 cm, sono alterne, semplici, ovato-lanceolate o ellittiche con apice ottuso o subacuto e margine intero, lunghe 5-18 cm e larghe 3-8 cm, di colore verde intenso lucido superiormente, più chiaro e opaco inferiormente, con 4-8 coppie di nervature laterali prominenti, insieme alla centrale, nella pagina inferiore. Stipole (appendici alla base della foglia che la proteggono nella fase iniziale di crescita) ovato-triangolari, lunghe 1,5-2 cm e larghe 0,5 cm, pubescenti, semipersistenti.Le infiorescenze sono cavità dalle pareti carnose che racchiudono i fiori, dette siconi, accessibili all’insetto impollinatore da una piccola apertura apicale (ostiolo) coperta da 5-6 brattee, che a maturità formano un falso frutto, il fico. I siconi sono disposti numerosi in fitti grappoli direttamente dal tronco o dai rami principali privi di foglie (caulifloria), da globoso-depressi a piriformi, di 2,5-3,5 cm di diametro, inizialmente verdi, poi rossastri o arancio a maturità, spesso con striature più scure; i veri frutti sono minuscoli e contengono un solo seme lungo circa 1 mm.
Come è noto a ciascuna specie di Ficus è associato uno specifico insetto impollinatore della famiglia delle Agaonidae (nel nostro caso Ceratosolen fuscipes Mayr, 1885) che a sua volta può riprodursi solo se è presente la specie di Ficus cui è associato. I fichi sono consumati da varie specie di frugivori che contribuiscono alla dispersione dei semi.
Si riproduce per seme, appena interrato in terriccio sabbioso drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, e per talea e margotta.
Albero ampiamente diffuso in natura nel sudest asiatico, in particolare in India, ed anche coltivato nei villaggi per i suoi frutti, gli usi nella medicina tradizionale e come albero da ombra, sacro per il buddismo e l’induismo, riveste un importante ruolo nelle tradizioni e nei riti delle popolazioni locali.
Richiede pieno sole o leggera ombreggiatura e può essere utilizzato come esemplare isolato in grandi giardini e parchi delle regioni a clima tropicale e subtropicale umido, dove rappresenta un punto di attrazione per i grappoli di frutti sparsi sul tronco e i rami principali. Non ha particolari esigenze riguardo al suolo, purché drenante, mantenuto di preferenza costantemente umido; è inoltre un ottimo soggetto da coltivare in vaso per bonsai.
I frutti sono consumati localmente tal quali o come contorno o sotto forma di conserve. Varie parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale, in particolare indiana, per diverse patologie; studi di laboratorio hanno evidenziato la presenza di composti con attività analgesiche, antidiarroiche, antinfiammatorie, antimicrobiche, antipiretiche, antiossidanti e ipoglicemiche suscettibili di ulteriori investigazioni.
Sinonimi: Ficus glomerata Roxb. (1799); Ficus lucescens Blume (1825); Ficus lanceolata Buch.-Ham. ex Roxb. (1832); Covellia glomerata (Roxb.) Miq. (1848); Ficus vesca F.Muell. ex Miq. (1861); Ficus chittagonga Miq. (1867); Ficus leucocarpa (Miq.) Miq. (1867); Ficus mollis (Miq.) Miq. (1867); Ficus trichocarpa f. glabrescens Engl. (1886); Ficus acidula King (1888); Ficus glomerata var. chittagonga (Miq.) King (1888); Ficus glomerata var. elongata King (1888); Ficus glomerata var. miquelii King (1888); Ficus glomerata var. mollis (Miq.) King (1888); Ficus henrici King (1888); Ficus semicostata F.M.Bailey (1911); Ficus racemosa var. elongata (King) M.F.Barrett (1946); Ficus racemosa var. mollis (Miq.) M.F.Barrett (1946); Ficus racemosa var. vesca (F.Muell. ex Miq.) M.F.Barrett (1946); Ficus racemosa var. miquelii (King) Corner (1965).