Famiglia : Moraceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Africa tropicale (Angola, Camerun, Etiopia, Gabon, Ghana, Guinea, Liberia, Malawi, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe), Comore, Madagascar e Seychelles dove cresce nelle foreste, sia umide che semiaride, savane e zone paludose, dal livello del mare fino a circa 1000 m di altitudine.
Il nome del genere è quello latino utilizzato per il fico comune (Ficus carica); il nome della specie è l’aggettivo latino “luteus, a, um” = giallo, con riferimento al colore dei frutti.
Nomi comuni: giant-leaved fig, Lagos rubber tree, west african rubber tree, Zulu fig (inglese); ato, lekoko (Camerun); djerande-harmas, cokonte, kafanu (Etiopia); tôl (Gabon); kobo oule (Guinea); muwonde, thowe (Mozambico); awayo (Nigeria), bumbau, mudundu, pongopongo (Repubblica Democratica del Congo); reuseblaarvy, umVubu, muPawa, aMphayi (Sudafrica); mkuu (Tanzania); mupauwa, mutowetowe (Zimbabwe).
La Ficus lutea Vahl (1805) è un arbusto o albero sempreverde o brevemente deciduo, alto 10-30 m, dall’ampia chioma, fino a oltre 40 m di larghezza, con tronco basso dalla corteccia grigiastra, liscia, che tende a fessurarsi con l’età, provvisto alla base di radici tabulari (radici appiattite simili a contrafforti che contribuiscono al suo sostegno), e radici aeree dai rami.
Solitamente epifita nella fase iniziale di crescita, diventa successivamente terrestre quando le radici raggiungono il suolo e ingrossandosi sono capaci di sostenerlo, spesso “strangolando” la specie ospite.
Le foglie, su un picciolo lungo 2,5-10 cm, sono semplici, alterne, oblungo-ovate con apice ottuso o subacuto e margine intero, lunghe 12-40 cm e larghe 7-18 cm, di colore verde intenso lucido superiormente, leggermente più chiaro inferiormente, con 6-10 nervature secondarie ai lati di quella centrale, in rilievo inferiormente, di colore giallo verdastro. Le foglie durante la fase iniziale di crescita sono protette da una stipola (appendice alla base della foglia), lunga 2-5 cm, caduca, di colore bruno.
Le infiorescenze sono cavità dalle pareti carnose, dette siconi, che racchiudono interamente i fiori, con una piccola apertura apicale che permette l’accesso agli insetti impollinatori. I siconi sono sessili, generalmente in coppia all’ascella delle foglie o immediatamente sotto la parte fogliata, globosi, di 1-2,5 cm di diametro, inizialmente pubescenti, poi glabri, solitamente gialli, a volte rossastri, sottesi da tre brattee coriacee di colore bruno, persistenti, di 6-8 mm di lunghezza e larghezza, con apertura apicale (ostiolo) più o meno prominente, di circa 2 mm di diametro, racchiusa da tre minuscole scaglie. Come è noto a ciascuna specie di Ficus è associato un insetto impollinatore della famiglia delle Agaonidae (nel nostro caso Allotriozoon heterandromorphum Grandi, 1916), che a sua volta può riprodursi solo se è presente la specie cui è associato (mutualismo obbligato). I siconi sono una importante fonte di cibo per la fauna frugivora che contribuisce alla dispersione dei semi che germinano spesso nelle fessure di tronchi e rami, ma anche in quelle dei muri o pavimentazioni, se ci sono le condizioni adatte.
Si riproduce per seme, posto superficialmente su terriccio organico, sabbioso, mantenuto costantemente umido, ma senza ristagni, in posizione luminosa ad una temperatura di 24-28 °C, ma solitamente si ricorre alla talea e margotta.
Specie molto ornamentale di veloce crescita adatta a grandi giardini, parchi e ampi viali delle regioni tropicali, subtropicali e temperato-calde più miti, dove temperature appena inferiori a 0 °C sono eccezioni di breve durata, tenendo sempre presente, nella sua collocazione, le grandi dimensioni che può raggiungere, l’esteso apparato radicale superficiale e invasivo, dannoso per manufatti, fognature, marciapiedi e strade, e non ultimo i frutti che cadendo su aree calpestabili possono creare non pochi disagi. Richiede pieno sole o leggera ombreggiatura e non è esigente riguardo al suolo, purché drenante, resiste ai venti, anche salmastri, e da adulta può sopportare periodi di secco. Esemplari giovani possono essere molto decorativi in vaso per interni luminosi ed è anche un ottimo soggetto per bonsai.
Corteccia e foglie sono utilizzate nella medicina tradizionale per varie patologie; studi di laboratorio hanno evidenziato una attività antidiabetica degli estratti delle foglie di possibile interesse per la farmacopea ufficiale.
Sinonimi: Ficus neumannii Cels ex K.Koch & C.D.Bouché (1847); Ficus xanthophylla Steud. ex Miq. (1847); Urostigma luteum (Vahl) Miq. (1847); Urostigma vogelii Miq. (1847); Ficus senegalensis Miq. (1867); Ficus vogelii (Miq.) Miq. (1867); Ficus nautarum Baker (1877); Ficus baronii Baker (1883); Ficus trichosphaera Baker (1883); Ficus quibeba Welw. ex Ficalho (1884); Ficus apodocephala Baker (1885); Ficus holstii Warb. (1894); Ficus lanigera Warb. (1894); Ficus subcalcarata Warb. & Schweinf (1894); Ficus vestitobracteata Warb. (1894); Ficus verrucocarpa Warb. (1901); Ficus cabrae Warb. (1904); Ficus nekbudu Warb. (1904); Ficus pseudovogelii A.Chev. (1904); Ficus utilis Sim (1909); Ficus subcalcarata var. vestitobracteata (Warb.) Mildbr. & Burret (1911); Ficus vogelii var. pubicarpa Mildbr. & Burret (1911); Ficus akaie De Wild. (1914); Ficus incognita De Wild. (1914); Ficus kaba De Wild. (1914); Ficus arimensis Britton (1922).