Famiglia : Threskiornithidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
L’Ibis bianco americano (Eudocimus albus Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Pelecaniformes ed alla famiglia dei Threskiornithidae ed è una delle due uniche specie assegnate al genere Eudocimus, gli ibis tipicamente americani. Due uccelli molto comuni ed al tempo stesso molto diversi tra loro e riconoscibili a prima vista da chiunque li osservi. Non ci vuole tanta cognizione scientifica per distinguerli in quanto l’Eudocimus albus è bianco niveo e l’Eudocimus ruber è completamente rosso.
Oltretutto il territorio è sovrapposto solo in un’area ridotta per cui non è neppure comune avvistarlo congiuntamente. Tuttavia ultimi studi confermati da avvistamenti in natura, parlano di ibridazione tra le due specie riconfermando vecchi concetti che ritenevano i due uccelli appartenenti ad un’unica specie.
Nulla di nuovo vista la rivoluzione tassonomica in corso in questi ultimi tempi. Nel campo ornitologico sono stati inventati due nomignoli che identificano i seguaci delle diverse correnti tassonomiche, il lumper cioè colui che vuole raggruppare indiscriminatamente in un solo gruppo soggetti eterogenei, detto più brutalmente “fare di tutta un’erba un fascio” e lo splitter che invece vuole fare ancora più nette distinzioni fra le specie. Lumpering e splittering il nome delle due correnti.
Nei tempi passati gli indigeni americani amavano vivere a ridosso delle numerose colonie di questi uccelli per trarne cibo, perché ritenevano la loro carne gustosissima come i gamberi di cui si nutrivano. Altri la trovavano disgustosa appunto per il sapore di pesce che permeava la sua carne, tuttavia ancora oggi in certi angoli del suo areale sono sempre oggetto di prelievo.
Nella tradizione locale si ritiene che questo uccello identifichi il coraggio e la forza perché risulta l’ultimo uccello a ripararsi prima dell’arrivo di uragani o tempeste tropicali. Un piccolo aneddoto riguardante l’ibis bianco, un avvenimento che farà ricordare il suo nome volgare nella storia dello sport americano per molto tempo. L’Università di Miami volle nel 1927, al termine del primo anno di attività agonistica, chiamare la sua mascotte per i propri avvenimenti atletici “The Ibis”, divenuto più tardi “Sebastian the Ibis”, un pupazzo che ancor oggi accompagna tutte le attività sportive nella quale è coinvolta una squadra di questa Istituzione.
L’etimologia del genere Eudocimus deriva dal greco “eudokimos”, fusione dei due termini “eu” = bello, buono e “dokimos” = stimato, eccellente con il significato finale di glorioso/importante, mentre il nome della specie albus proviene dal latino e vuole semplicemente dire bianco.Ancor oggi nella sua area di diffusione i due ibis portano nomi volgari semplici e molti identificativi: le flamant per il rosso e il bec croche per il bianco oltre che chiurlo spagnolo, chiurlo bianco, mangia gamberi ed altri nomignoli. Altri nomi comuni sono: in inglese White Ibis, in tedesco Schneesichler, in spagnolo Corocoro Blanco, in francese Ibis blanc ed in portoghese Íbis-branco.
Zoogeografia
Uccello tipicamente americano, l’ibis bianco vive nell’area tropicale che circonda il Mar dei Caraibi, dalle coste sud degli Stati Uniti fino alla North Carolina sul lato Atlantico e sul lato Pacifico, dalla Baia California fino all’ Ecuador.
Abita tutte le isole Caraibiche, il Venezuela e la Colombia ma non è presente nelle Guyane e nel Brasile dove è sostituito dall’Ibis scarlatto (Eudocimus ruber).
In Venezuela e Colombia vi è il punto di contatto dei loro territori con sovrapposizione dei reciproci areali.
I Llanos venezolani e le Everglades in Florida sono due importanti capisaldi delle loro popolazioni.
È specie stanziale, fatto salve le popolazioni più a Nord che sono soggette a brevi spostamenti più a meridione durante la stagione secca o quando la temperatura tende a scendere. Uccello tipicamente costiero, durante il periodo post produttivo effettua erratismi verso l’interno e le isole caraibiche, colonizzando provvisoriamente aree che vengono poi abbandonate per ritornare ai luoghi nativi.
Ecologia Habitat
L’ibis bianco vive in zone paludose, boschi di mangrovie, lagune costiere poco profonde ma anche terreni allagati e fangosi con acque relativamente basse. Generalmente sceglie habitat vicini alla costa od ambienti paludosi molto estesi ma l’importante è che il livello di acqua abbia una profondità sufficientemente calibrata da permettere due condizioni essenziali.
Un’altezza non superiore alla lunghezza del suo collo tanto da permettergli il tipo di pesca a cui si dedica e non inferiori al livello necessario per la sopravvivenza dei crostacei di cui si nutre.Acque troppo profonde od al contrario acquitrini troppo asciutti non sono ideali per questo uccello.
Le paludi sono abitualmente cespugliose e disseminate di alberi, adatte quindi sia alla nidificazione quando giunge il momento sia a dare un ricovero sicuro la notte e nei momenti di riposo giornaliero.
Morfofisiologia
L’ibis bianco americano ha un becco possente, leggermente curvo nella parte finale, lungo oltre 20 cm molto più pronunciato nel maschio che nella femmina. È di un bel colore rosso vermiglio con la parte finale nerastra ed insieme alle zampe di color rosa danno l’unica nota di colore alla livrea di questo uccello che è quasi completamente bianco. Solo le punte delle prime quattro remiganti primarie sono di colore nero corvino, tanto che ad ali chiuse l’uccello appare totalmente candido.
Gli adulti sulle guance presentano due aree implumi dello stesso colore del becco e che mettono in risalto degli occhi stupendi di colore giallo paglierino. Durante il periodo di nidificazione tutte le parti colorate diventano di colore più acceso e vivido che permarrà per alcune settimane fino al termine del periodo nuziale. Vi è un leggero dimorfismo sessuale anche nelle dimensioni dove la femmina risulta di circa il 20% più piccola.
I giovani sono invece di tutt’altro colore e possono spesso essere confusi con due specie che convivono con loro. La livrea è nei primi mesi di colore grigiastro ma che schiarisce progressivamente con l’età fino a raggiungere quella tipica degli adulti.In questa fase giovanile risulta difficile, nelle aree dove convivono, distinguerlo dall’Ibis scarlatto (Eudocimus ruber) ed anche dal Mignattaio (Plegadis falcinellus) ma ben presto dopo alcuni mesi si evidenziano livree alquanto diverse fra loro che ne rendono facile la distinzione. Le dimensioni di questo uccello sono mediamente simili agli ibis di tutto il mondo con una lunghezza di 70/100 cm, un peso medio di 0,8/1,2 kg ed un’apertura alare di 100 cm.
Come tutti gli ibis anche questo uccello vola tenendo il collo ben disteso e quando in stormi vola nella tipica formazione a V.
Etologia Biologia riproduttivaL’ibis bianco è un uccello fortemente sociale e raramente viene avvistato singolarmente sia durante la ricerca del cibo sia durante i voli di trasferimento. Nidifica una sola volta l’anno, in colonie anche miste con ardeidi, in luoghi ormai occupati da tempi remoti e spesso queste popolazioni formano raggruppamenti numerosissimi a volte addirittura di alcune migliaia di esemplari.
Seppure tipicamente specie monogama l’ibis bianco si ritiene possa praticare una poligamia nell’ambito della colonia, conquistando altre femmine seppure già accoppiate con altri partner al fine di ottenere un maggior successo riproduttivo. Il nido viene posto su rami bassi di cespugli od alberi prospicienti o direttamente sull’acqua ed è una disordinata piattaforma formata da rametti di varia grossezza, spesso riusati negli anni dopo un breve e semplice ammodernamento effettuato dalla femmina, con il maschio che porta il materiale al nido.
Depone di solito da 2 a 5 uova, mediamente 3, di colore verde tenue macchiate di ocra, in numero variabile in funzione della disponibilità di cibo presente in zona e che vengono covate principalmente dalla femmina per circa 3 settimane. Durante questo periodo il maschio rimane perennemente nella colonia a sorvegliare il nido e la sua compagna, difendendoli da ogni attacco o disturbo dei suoi consimili o di aggressori esterni.Un periodo alquanto duro per il maschio che per assolvere al dovere non si allontana mai dalla postazione restando digiuno e spesso indebolendosi irrimediabilmente. I piccoli nascono coperti da un leggero piumino marrone scuro che manterranno per una ventina di giorni e che perderanno alla contestuale crescita delle vere penne anch’esse scure. Il becco è accentuato ma alquanto piccolo se raffrontato a quello degli adulti.
Entrambi i genitori si alternano nella cura della prole restando perennemente di vedetta ai loro piccoli. Vi sono infatti molti pericoli che incombono sulla colonia, dati da rapaci e corvi che restano prossimi a questa dispensa durante questo periodo. La mortalità nelle prime settimane è alquanto elevata non solo per gli aggressori aerei in specialmodo la Cornacchia ossifraga (Corvus ossifragus) che sembra si sia specializzata in questa opera ma anche per quei piccoli che agitandosi cadono nell’acqua sottostante infestata da altri tipi di fauci molto più dentate ed aggressive. Gli orsetti lavatori, gli opossum ed alcuni serpenti completano la schiera dei loro numerosi nemici.
In ogni modo la perfetta sincronia nella deposizione delle uova e del ciclo di riproduzione della colonia, riduce al minimo l’impatto di questi prelievi predatori. I piccoli raggiungono le dimensioni degli adulti verso il secondo anno mentre la maturità sessuale arriva solo al terzo.
L’alimentazione di questo uccello è varia e consiste in tutto ciò che si trova di mangiabile in acqua. Pescetti, molluschi, anfibi, piccoli rettili, insetti ma in particolare i gamberi (Procambarus sp.) che compongono gran parte della loro dieta.L’ibis bianco americano è piuttosto silenzioso e raramente emette suoni o canti al di fuori del periodo riproduttivo. Lancia un suono cupo, grave e gutturale in particolare quando ancora nel nido, per questuare il cibo dai genitori.
È assai comune nel suo areale e non è soggetto a particolare tutela non essendo specie a rischio. Questo uccello si presume abbia una vita media di 15/20 anni.
Sinonimi
Scolopax albus Linnaeus, 1758.
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