Il magico fiore dell’eucalipto spumeggia al vento. Centinaia di specie : grandi alberi e alberelli. Famosi anche per i fiori.
Testo © Giuseppe Mazza
Immaginiamo un fiore senza petali.
Restano i sepali, le foglioline che lo racchiudono quando è in boccio, il pistillo, in genere poco appariscente, e gli stami, con le loro antere cariche di polline.
Decisamente non è un gran che !
Ma il fiore è una macchina per sedurre : deve farsi notare dai pronubi, e se, come accade nelle Myrtaceae, anche il profumo non brilla, l’unica “chance” per riprodursi è mettere bene in mostra quel poco che c’è.
Così l’eucalipto ha pensato di fondere i sepali in un’elegante coppa, di munirla d’un solido coperchio ricavato da quanto restava dei petali, e mettervi dentro un numero enorme di stami, con cui presentarsi al mondo e fare la sua ” sparata “.
E si tratta proprio di una sparata, perchè quando le condizioni sono favorevoli, il coperchio salta, spinto da centinaia di stami. Si distendono prepotenti, rossi, rosa, arancio, gialli o bianchi, con ondeggianti ” capocchie ” da fiammifero, le antere, cariche di polline. A che servirebbero dei petali ? Già da soli formano ” corolle ” larghe anche 8 cm, tanto vaporose e ricche che hanno valso all’ Eucalyptus macrocarpa il titolo più che lusinghiero di “Rosa dell’ovest”.
Ci sarebbe di che dormir sugli allori, ma gli eucalipti non si accontentano. Nel mondo delle piante esistono due tipi di fiori : gli ” individualisti “, come i tulipani e i papaveri, che fanno tutto da sè, e i ” socialisti ” che uniscono gli sforzi per meglio sedurre i pronubi. È il caso delle composite (dove i fiori, come avviene per le api o le formiche, perdono la loro individualità nell’interesse comunitario) e delle infiorescenze in genere.
Gli eucalipti, nelle cui file cresce fra l’altro un Eucalyptus socialis, sono prevalentemente ” socialisti “, e dato che hanno anche il complesso d’esser brutti, fanno spesso, come le mimose, le cose alla grande.
Centinaia d’infiorescenze, riunite ad ombrelle, pannocchie o corimbi, migliaia di coppe che brindano al cielo, ciascuna col suo spumeggiante mare di stami al vento.
Non c’è poi da stupirsi se un albero come l’ Eucalyptus ficifolia diventa improvvisamente rosso o i rami dell’ Eucalyptus preissiana e del “Torwood” (un felice ibrido fra l’ Eucalyptus torquata e l’ Eucalyptus woodwardii) si accendono, come per magia, del giallo più luminoso.
Due specie particolarmente ambiziose, l’ Eucalyptus forrestiana e l’ Eucalyptus tetraptera, mettono in mostra anche le lunghe coppe, colorate vivacemente di rosso. Piccole, graziosissime lanterne cinesi dei boschetti australiani.
Una grande festa per le api, gli uccelli impollinatori e i marsupiali volanti della notte, che fanno acrobazie fra i rami.
C’è polline dappertutto, ma l’autofecondazione è impossibile : anche se lo stigma nuota fra le antere, non ha ancora l’età per sposarsi, e più tardi, quando sarà maturo, gli stami che stanno intorno avranno ormai esaurito tutte le loro scorte.
Così l’eucalipto, noto in Italia solo per la lotta alle zanzare, le inalazioni, o come pianta frangivento e da legname a basso costo, diventa anche un fiore.
Un ornamento insolito, da maggio a agosto, per il giardino e le composizioni floreali. Il clima mediterraneo è molto adatto, e non a caso uno degli eucalipti più maestosi, l’ Eucalyptus camaldulensis, ricorda il Duca di Camaldoli che nel suo parco di Napoli, all’inizio dell’800, già si dilettava con queste piante.
Fu forse il primo a coltivarle in Europa, se si considera che il genere nasce solo nel 1777 ad opera del botanico francese L’Héritier.
Si trovava a Londra, ed esaminò per caso una pianta proveniente dalla terza spedizione australiana del Capitano James Cook. Colpito dallo scherzetto dei tappi e la battezzò subito Eucalyptus, dal greco “eu” (ben) e “kalyptos” (coperto).
Poi venne la rivoluzione francese, e la gente aveva altro da pensare. L’eucalipto poteva servire, al più, per la lotta alla malaria. Non era ancora noto il perverso ciclo dell’anofele, e si credeva che l’odore balsamico delle foglie neutralizzasse la “cattiva aria” delle paludi. E in fondo c’era qualcosa di vero, perchè gli eucalipti, prosciugando il terreno come idrovore, lasciavano poco spazio alle zanzare.
Oggi, col crescente benessere economico, in Italia vi sono tanti piccoli ” Duca di Camaldoli ” e vediamo quindi cosa deve fare chi, avendo un giardinetto in riviera, vuole tentar la strada degli eucalipti da fiore.
Anzitutto occorono dei semi : negli eucalipti si parte sempre e solo dai semi. Sono contenuti in capsule legnose che schiudono, maturando, circa un anno dopo la fioritura.
Per averli basta scrivere ai celebri orti botanici di Perth, Adelaide, Melbourne o Canberra : i direttori sono gentilissimi e se non possono spedirveli (in genere gli orti botanici non mandano semi a privati) vi metteranno in contatto con associazioni botaniche e vivaisti.
Nella scelta bisognerà naturalmente dare la precedenza alle specie della Tasmania e dell’Australia meridionale, più tolleranti del freddo, e se non vogliamo venir scacciati da un mostro verde o invadere la proprietà del vicino, dovremo avere anche una vaga idea dell’albero da “adottare”.
Le dimensioni degli eucalipti variano moltissimo, dai pochi decimetri delle specie arbustive agli 80 m, e oltre, del maestoso Eucalyptus regnans, uno dei più grandi alberi della terra.
Il già citato Eucalyptus camaldulensis raggiunge, in Australia, i 50 m d’altezza e quasi altrettanti in larghezza, ma per fortuna gli eucalipti da fiore hanno, in genere, dimensioni modeste : 10 m al massimo l’ Eucalyptus ficifolia, 8 m l’ Eucalyptus forrestiana, 2-5 m l’ Eucalyptus pyriformis e l’ Eucalyptus macrocarpa, e appena 2 m l’ Eucalyptus preissiana e l’ Eucalyptus tetraptera.
Si seminano tutti all’inizio della primavera, in cassette colme di un composto sabbioso e leggero, coperte da un vetro e qualche vecchio giornale. Devono stare a una temperatura di 13-15 °C e solo quando comincia a spuntar qualcosa, dopo circa 2 settimane (per qualche specie anche 2 mesi), potremo rimuovere le protezioni.
La cassetta andrà messa alla luce, ma non al sole diretto, e bagnata sempre per capillarità con parziali immersioni in bacinelle più grandi.
Dopo una ventina di giorni, quando le pianticelle mostrano due grandi foglie e stanno crescendo le successive, effettueremo un rapido trapianto in vasetti, senza lasciar essicare le radici.
I nostri baby-eucalipti andranno poi esposti gradualmente al sole e innaffiati con cura tutta l’estate. In autunno, quando supereranno i 15 cm, li metteremo finalmente a dimora, senza sradicarli, con tutta la terra del vaso.
Anche se alcune specie tollerano i suoli calcarei, il terreno dev’essere preferibilmente neutro o acido. La fertilità non conta : basta sia ben esposto, drenato, e umido d’estate, almeno finchè la pianta non è abbastanza grande per cercare l’acqua da sola, con le sue profonde radici.
In genere gli Eucalyptus crescono in fretta (anche 5 m in 3 anni) e scoprirete che la forma delle foglie e il loro punto d’attacco sui rami, mutano sorprendentemente nel tempo. Gli esperti distinguono 4 fasi (germinativa, giovanile, intermedia e adulta) con 4 tipi diversi di foglie e solo quando la pianta sarà adulta, con la chioma definitiva, vedrete spuntare i primi fiori.
GARDENIA -1988
→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle MYRTACEAE cliccare qui.