Famiglia : Serranidae
Testo © Giuseppe Mazza
Epinephelus striatus (Bloch, 1792) noto come Cernia di Nassau, dal nome della capitale delle Bahamas che fanno parte del suo areale, appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes ed alla famiglia dei Serranidae.
Il genere Epinephelus nasce dal greco “epinefes”, nuvoloso, con riferimento ai disegni mimetici spesso indefiniti e cangianti di questi pesci, mentre il termine specifico striatus, striato in latino, si riferisce alle sue 5 caratteristiche bande trasversali sui lati.
È una cernia amica dei sub, forse la meno diffidente di tutte le cernie, che si lascia avvicinare, come del resto Epinephelus marginatus, un tempo comune nel Mediterraneo.
Ma se quest’ultimo è stato in cambio etichettato come “VU, Vulnerable” nella Lista Rossa IUNC delle specie in pericolo, Epinephelus striatus figura addirittura come “CE, Critically Endangered”, cioè a un passo dall’estinzione.
Zoogeografia
La Cernia di Nassau è presente nell’Atlantico occidentale dalle Bermude, Florida e Bahamas a Cuba e tutti i Caraibi fino al Brasile meridionale. Scarseggia invece nel Golfo del Messico, eccetto alcune località lungo le coste dello Yucatan.
Ecologia-Habitat
Epinephelus striatus è una specie associata ad ambienti rocciosi e madreporici. Vive isolata e si trova spesso accanto a grotte o sotto le sporgenze dei reef, fra 1 m e 90 m di profondità, nel suo territorio di caccia, dove fa ritorno ogni anno dopo i grandi spostamenti oceanici del periodo riproduttivo. I giovani crescono nelle praterie sommerse di fanerogame dove predano, nascosti dalla vegetazione, fin verso i 12-15 cm di taglia.
Morfofisiologia
Epinephelus striatus può raggiungere eccezionalmente i 122 cm di lunghezza con un peso di circa 25 kg, ma il pescato si aggira oggi in genere sui 48 cm.
Il corpo ha il profilo tipico delle cernie con una grande bocca protrattile che si spalanca di scatto per aspirare vive le prede e labbra carnose con la mascella inferiore sporgente.
All’interno si notano fasce di piccoli denti e sul davanti dei canini aguzzi per trattenere le vittime che non sono state ingoiate al primo colpo.
Gli occhi, preceduti da due narici con la posteriore un po’ più grande a forma di virgola, sono posti alla sommità del capo, protetti da una membrana e mimetizzati da una fascia scura parallela al profilo del pesce che raggiunge poi, a gomito, l’inizio della pinna dorsale.
Il bordo del preopercolo è leggermente seghettato e l’opercolo reca tre spine appiattite.
Le scaglie ctenoidi, presenti anche alla base della pinna dorsale e dell’anale, sono piccole e sovrapposte.
La pinna dorsale, profondamente dentellata fra le spine con la terza o la quarta più lunga, reca 12 raggi spinosi gialli che il pesce porta spesso ripiegati, e 16-18 raggi molli; l’anale possiede 3 raggi spinosi e 8 inermi; le pelviche 1 spina e 5 raggi molli, e le pettorali contano 17-19 raggi molli.
La pinna caudale, troncata negli adulti, come generalmente accade con le cernie, è invece tondeggiante nei giovani che hanno inoltre le pelviche più lunghe delle pettorali.
Il colore di fondo, che può cambiare in pochi minuti per effetto dei cromatofori, è per lo più beige camoscio negli individui che vivono in acque superficiali, ma sfuma al rosato in quelli che si muovono in acque profonde dove i disegni scuri assumono tonalità rosso arancio.
Su questa base estremamente mutevole secondo l’umore e le necessità mimetiche del pesce, si notano comunque sempre, sui lati, 5 caratteristiche bande irregolari verticali marrone scuro. Presentano talora con un punteggio bianco, e la terza, toccandosi in alto con la quarta, forma un disegno a “ W “.
Costante è la macchia nera a sella sul peduncolo caudale, e osservando il pesce dall’alto, si nota partendo dal muso, sul dorso, il disegno di un diapason biforcato a livello degli occhi. Vi sono infine, intorno a questi, dei tipici puntini neri.
Nei raduni riproduttivi però le cose cambiano radicalmente. La Cernia di Nassau può allora presentarsi bianca, scura o bicolore, con la metà superiore del corpo nera inclusa la pinna dorsale e una larga barra bianca che partendo dal labbro superiore attraversa l’occhio fino all’inizio della pinna dorsale, e tutto il resto del corpo bianco, inclusa la parte inferiore del capo e le altre pinne. Una livrea, questa, assunta anche in tempi normali dal pesce più debole negli incontri tra conspecifici, perché è un segnale di buone intenzioni che inibisce l’aggressività territoriale della specie.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Epinephelus striatus si nutre principalmente di pesci, comprese specie relativamente grandi come Balistes vetula, Caranx ruber, Gymnothorax miliaris o Cephalopholis fulva, ma anche di molluschi, come calamari, polpi e gasteropodi, e di crostacei, principalmente aragoste, gamberetti, paguri e granchi.
L’età massima riportata, calcolata con gli anelli di crescita degli otoliti, è di 29 anni, ma oggi, per le stragi effettuate dall’uomo, è raro trovare esemplari con più di 16 anni.
La maturità sessuale di Epinephelus striatus viene raggiunta fra 4 e 8 anni, e si è discusso se era o meno una specie ermafrodita proteroginica, con la trasformazione cioè delle femmine anziane in maschi frequente nelle cernie.
Ciò è possibile trattando una femmina con l’iniezione di ormoni ma il mutamento in natura non è stato confermato. Entrambi i sessi in formazione sono presenti alla nascita e si è visto che circolano anche maschi di piccola taglia.
La Cernia di Nassau è quindi principalmente gonocorica.
Epinephelus striatus percorre anche 250 km per formare assembramenti di poche settimane in noti siti di deposizione, come ad esempio d’inverno a Glover’s Reef al largo della costa del Belize dove un tempo si contavano anche oltre 30.000 individui ed oggi purtroppo solo poche migliaia.
Non si sa bene cosa scateni questa migrazione legata come per molti pesci al plenilunio, ma anche alle correnti e certamente alla temperatura dell’acqua, tant’è che le popolazioni residenti a latitudini più elevate come le Bermude e la Florida si radunano tra maggio e agosto.
Le aggregazioni riproduttive offrono indubbiamente molti vantaggi perché riducono la predazione delle uova, aumentano il tasso di fecondazione e lo scambio genetico, ma aumentano al contempo la predazione da parte dei nemici naturali e soprattutto dell’uomo che pescando i riproduttori senza scrupoli ha ridotto oggi la specie al lumicino.
Le aggregazioni avvengono a 6-50 m di profondità con fecondazioni in una colonna o cono d’acqua largo 18-33 m.
Al mattino sui fondali prevalgono i pesci con la livrea normale forse non ancora pronti alla riproduzione.
Verso sera si trasformano per lo più in pesci bicolori, che potrebbero essere maschi o femmine, e pesci bianchi probabilmente femmine se hanno il ventre gonfio d’uova, mentre sopra, più vicini alla superficie, si posizionano i pesci con la livrea scura, molto probabilmente femmine.
Gli accoppiamenti sono preceduti da segnali preliminari caratteristici: nuoto a spirale verticale nella colonna d’acqua, rapido movimento verticale senza spirale e rapida corsa orizzontale sul fondale. Il segnale più importante, però, quello che apre le danze di gruppo, è il breve movimento verticale di un pesce nero che cambia improvvisamente direzione sterzando su un lato per rilasciare gli ovuli inseguito da 1-7 maschi eccitati che rilasciano i gameti.
Scendono poi tutti a parabola sul fondale mentre altre femmine eccitate ne seguono l’esempio inseguite dai bicolori mentre gli ultimi esemplari bianchi in basso cambiano di colore.
Si pensa che la livrea scura venga usata da chi depone per essere meno visto nel buio e quindi meno predato. Quella bicolore sarebbe un compromesso per mostrare al gruppo col ventre bianco la disponibilità al festino senza farsi troppo notare dall’alto. Le femmine colme d’uova con la livrea bianca sono probabilmente individui molto prudenti ma pronti a cambiarla, visto che sono giunti fino a lì per riprodursi.
Si è poi osservato che ogni anno, dopo la deposizione, queste cernie tornano fedelmente alla loro barriera corallina, il loro piccolo ed esclusivo territorio di caccia dove passano tutto il resto dell’anno e si è scoperto che nella stessa zona possono coesistere più territori a profondità diverse.
Le uova galleggianti schiudono entro 23-40 ore, sono pelagiche come le larve che a partire da 2-4 giorni si nutrono di zooplancton. Dopo 35-70 giorni di galleggiamento si avvicinano ai fondali per crescere nelle praterie marine di fanerogame e raggiungere infine le formazioni madreporiche verso i 12-15 cm di lunghezza.
La resilienza di Epinephelus striatus è bassa, con un tempo minimo per il raddoppio delle popolazioni di 4,5-14 anni con larve pelagiche e vagano circa un mese prima di raggiungere, metamorfosando, le praterie sommerse. La vulnerabilità alla pesca, elevata, segna 63 su una scala di 100, e negli ultimi 30 anni le popolazioni sono diminuite del 60%.
Oggi Epinephelus striatus è protetto negli Stati Uniti e in varie località e si parla di acquacoltura, ma c’è chi pensa che il numero degli individui maturi è ormai troppo esiguo per garantire la sopravvivenza della specie.
Sinonimi
Anthias striatus Bloch, 1792; Serranus striatus (Bloch, 1792); Anthias cherna Bloch & Schneider, 1801; Sparus chrysomelanus Lacepède, 1802; Serranus gymnopareius Valenciennes, 1828.