Famiglia : Mustelidae
Testo © Prof. Giorgio Venturini
La Lontra marina (Enhydra lutris Linneo, 1758) appartiene alla famiglia dei Mustelidae ed è l’unico membro del genere Enhydra.
Il termine Enhydra deriva dal Greco “en” (εν) = in e “hydor” (υδορ) = acqua, quindi “nell’acqua”, per il suo habitat; lutris è il nome latino della lontra.
Zoogeografia
Questo animale in passato occupava un estesissimo areale nord-Pacifico con un arco che andava dal nord del Giappone (Hokkaido), attraverso Sakhalin, le isole Kurili, Kamchatka, isole Aleutine, costa meridionale dell’Alaska e a sud fino alla California, con una popolazione numerosissima, di molte centinaia di migliaia di esemplari.
La caccia, iniziata alla metà del ‘700 ha grandemente ridotto il numero di lontre che all’inizio del ‘900 era ridotto forse a 2000 soli individui.
Il blocco della caccia e le politiche di conservazione hanno visto un successo straordinario e attualmente si stima che vivano tra 100.000 e 150.000 esemplari raccolti in colonie localizzate essenzialmente in Russia, Alaska, British Columbia, Washington e California, con le prime due regioni che ospitano il maggior numero di animali.
L’areale occupato si estende dai 57 gradi di latitudine Nord, dove il limite è dato dal congelamento del mare, fino ai 22 gradi di latitudine Nord, limite della distribuzione delle foreste di kelp, principale habitat della lontra marina.
Sono accettate tre sottospecie, con distribuzione geografica diversa: Enhydra lutris lutris (Linneo, 1758) presente in Giappone, Isole Kurili, Penisola Kamchatka e Isola Commander, Enhydra lutris kenyoni (Wilson, 1991), dalle Isole Aleutine fino all’Alaska, al Canada e fino all’Oregon e Enhydra lutris nereis (Merriam, 1904) presente in California.
Questa specie non deve essere confusa con l’altra cosiddetta Lontra di mare (Lontra felina), mustelide sud americano prevalentemente terrestre che frequenta gli habitat estuarini.
Ecologia-Habitat
La lontra marina vive in acque costiere di media profondità (in genere 10-30 m), prediligendo zone protette dal moto ondoso grazie a rocce emerse, barriere costiere e soprattutto abita le foreste di kelp (Macrocystis pyrifera , laminarie, alghe brune). Le foreste di kelp offrono un ambiente estremamente ricco di prede adatte alla lontra, sia invertebrati che anche pesci. I lunghi nastri del kelp vengono anche usati dalla lontra come un ancoraggio per evitare di essere trascinata dalle correnti durante il sonno o i pasti.
Dal momento che la lontra abita le foreste di kelp, la fascia di mare preferita varia molto a seconda della distribuzione di queste alghe che in qualche caso, come in alcune zone dell’Alaska, arriva fino a molte miglia dalla costa. Le lontre sembrano preferire ambienti in cui la canopy del kelp, cioè la porzione apicale delle lunghe fronde, raggiunge la superficie.
Morfofisiologia
La lontra marina è la più pesante delle lontre e quella con l’aspetto più tozzo.
La lontra amazzonica Pteronura brasiliensis la supera in lunghezza ma non in peso.
I maschi hanno un peso tra i 22 e i 45 kg, con una lunghezza di 1,2-1,5 m, mentre le femmine, più piccole, pesano tra i 14 e i 33 kg, per una lunghezza di 1-1,2 m.
La coda è responsabile di circa un terzo della lunghezza. Le lontre dell’Alaska, da attribuire alla sottospecie kenyoni hanno dimensioni leggermente superiori a quelle californiane, sottospecie nereis. A parte le dimensioni il dimorfismo sessuale è molto scarso.
Gli arti anteriori presentano artigli retrattili, i polpastrelli e il palmo sono glabri e permettono una buona presa e un valido senso del tatto. Gli arti posteriori, hanno dita palmate e la lunghezza delle dita aumenta dal primo al quinto dito, quindi l’alluce è il più corto e il dito piccolo è invece il più sviluppato. Questa caratteristica produce un arto posteriore a forma di pinna, ottimizzato per il nuoto.
La testa è corta e tozza e il muso porta lunghe vibrisse sensitive che aiutano individuare le prede in acque torbide.
Gli occhi hanno un elevatissimo potere di accomodazione, di circa 60 diottrie, che rende possibile una buona visione sia in aria che in acqua. Come negli animali notturni la superficie posteriore della retina è riflettente (tappeto lucido) e non nera come negli animali diurni (tappeto nero).
Questa caratteristica permette una alta sensibilità alla luce, utile per la visione in ambienti poco luminosi come quello subacqueo, in quanto i raggi luminosi, riflessi dal tappeto lucido tornano colpire le cellule fotosensibili della retina raddoppiando in pratica la sensibilità.
Il senso dell’olfatto è poco conosciuto ma i turbinati sono ben sviluppati, suggerendo una ampia superficie di mucosa olfattoria, e sappiamo che i maschi riconoscono dall’odore le femmine in estro e ne seguono la traccia in acqua.
I denti canini sono ben sviluppati e i grossi molari sono appiattiti, con superfici arrotondate, adatti a frantumare i gusci delle conchiglie. Le lontre, uniche tra i carnivori, hanno 4 incisivi inferiori (due per lato) anziché 6.
Diversamente da altri mammiferi marini, nella lontra è assai scarso lo strato adiposo sottocutaneo e la difesa contro il freddo è garantita dalla pelliccia. La pelliccia è costituita da due tipi di peli, i peli di protezione, o di guardia, più lunghi e resistenti, in genere più chiari, e i peli inferiori della borra, più folti e sottili, in genere più scuri.
I peli di guardia, a prova di acqua, e proteggono e mantengono asciutto lo strato inferiore che intrappolando l’aria fornisce l’isolamento termico. Il potere isolante termico di questa pelliccia è elevatissimo, circa quattro volte superiore a quello di un equivalente strato di tessuto adiposo.
Tra tutti i mammiferi la lontra di mare è quella con la pelliccia più folta: tra 100.000 e 400.000 peli per centimetro quadrato, un valore enorme se pensiamo che nel cane i peli sono tra 1000 e 9000/cm2 e nell’uomo i capelli sono 100.000 in tutta la testa. Questo ci fa capire perché i commercianti di pellicce stimassero tanto le lontre!
Nella pelle della lontra sono presenti particolari ghiandole sebacee che secernono una sostanza grassa che aumenta il potere idrorepellente della pelliccia, in modo analogo alla secrezione della ghiandola dell’uropigio (codrione) degli uccelli acquatici.
Mancano le ghiandole odorifere anali che invece sono presenti negli altri mustelidi. Le lontre hanno delle pliche di pelle alla base delle zampe anteriori che utilizzano come una sorta di tasche per tenere le loro prede o le pietre che usano come strumenti.
Intimamente legata alla vita marina e dedita alle immersioni, la lontra presenta una serie di adattamenti morfo-funzionali a questo stile di vita, in alcuni casi più spiccati di quelli dei pinnipedi e vicini a quelli dei cetacei.
Dal momento che la lontra marina trascorre in acqua la maggior parte del suo tempo, anche quando mangia o si dedica alla cura della pelliccia e perfino durante il sonno o il parto, ha necessità di avere una grande galleggiabilità per non dover nuotare continuamente per sostenersi. Questa proprietà si ottiene grazie alla folta pelliccia che intrappola una grande quantità di aria e a un grande sviluppo dei polmoni, che inoltre forniscono una grande quantità di ossigeno per le lunghe apnee durante la caccia subacquea.
Altro aspetto che favorisce le lunghe apnee deriva dalla elevata capacità di sfruttare il metabolismo anaerobio, cioè di ricavare energia dagli zuccheri senza ricorrere all’ossigeno. Al momento dell’immersione vengono messe in atto una serie di riposte fisiologiche mirate a risparmiare ossigeno. In primo luogo si verifica un rallentamento del ritmo cardiaco che dalle 125 pulsazioni al minuto scende addirittura a 10 pulsazioni. Questo permette di ridurre il consumo di ossigeno da parte del cuore, lasciandone un quota maggiore per gli altri organi.
In secondo luogo si verifica una vasocostrizione selettiva nei distretti corporei periferici, come le zampe e la cute, lasciando invece più sangue per il cuore ed il cervello.
I muscoli continano ad essere ossigenati non ostante la riduzione del flusso sanguigno grazie alle loro importanti riserve interne di ossigeno. Nei muscoli della lontra, come anche degli altri mammiferi è presente una proteina, la mioglobina, capace di legare ossigeno e poi di cederlo al muscolo quando necessario. In media nei mammiferi terrestri la concentrazione della mioglobina e di 1 g/100 g muscolo, mentre nella lontra la concentrazione, e quindi la capacità di immagazzinare ossigeno, è molto più alta (3 g/100g).
Nel suo adattamento alla vita marina la lontra deve anche affrontare il problema della salinità: si nutre infatti di invertebrati marini che hanno un alto contenuto in sali e beve acqua di mare con la sua alta concentrazione di cloruro di sodio. La dieta della lontra è inoltre ricchissima di proteine.
Tutto ciò impone la necessità di eliminare tramite le urine i sali in eccesso e i prodotti di scarto del metabolismo delle proteine, senza peraltro perdere quantità eccessive di acqua.
Il rene multilobato della lontra risponde con una straordinaria capacità di concentrare le urine e quindi di risparmiare acqua pur eliminando i sali in eccesso e i rifiuti. Possiamo quantificare questa efficacia considerando la concentrazione di soluti nelle urine della lontra, che è più del doppio dell’acqua di mare e il quintuplo delle urine umane.
La lontra quindi, pur bevendo acqua di mare riesce a trattenere l’acqua e a eliminare sia i sali che i prodotti di scarto del metabolismo.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Tra tutti i mammiferi, con l’eccezione dei cetacei e dei sirenidi, la lontra marina è quella più strettamente legata alla vita acquatica. Enhydra, pur potendo muoversi all’asciutto, passa la maggior parte del suo tempo in acqua, dove caccia, si nutre, dorme, si accoppia, partorisce e alleva i piccoli.
Quando riposano o dormono le lontre galleggiano sul dorso, tenendo le zampe posteriori fuori dall’acqua e quelle anteriori ripiegate sul petto o usate per coprirsi gli occhi e spesso si avvolgono nelle fronde del kelp per evitare di essere trascinate dalla corrente. Quando non sono impegnate nella caccia le lontre si dedicano diligentemente alla cura della pelliccia, per preservare le sue qualità di isolante.
Anche se è un cacciatore prevalentemente diurno la lontra può cacciare anche di notte. La lontra nuota grazie a movimenti ondulatori dorsoventrali della parte posteriore del corpo e della coda, come in una foca e in un delfino, grazie ad articolazioni particolarmente mobili. Le zampe posteriori e la coda, oltre che per la propulsione, sono utilizzate per controllare la direzione. Anche se sono documentate immersione massime fino a 100 m, in genere le lontre pescano a profondità minore. Una immersione dura da uno quattro minuti, con profondità in genere tra i 20 e i 30 metri.
Le prede, che vengono catturate con le zampe anteriori, grazie alle dita artigliate e ai polpastrelli rugosi e sensibili, consistono essenzialmente in invertebrati marini, come ricci di mare, molluschi come in particolare le rock scallops (Crassadoma gigantea, parente delle capesante), i mitili, le vongole e gli abaloni o orecchie di mare (Haliotis), che sono spesso le prede preferite, ma anche cefalopodi e crostacei. I pesci sono predati più raramente e soltanto eccezionalmente gli uccelli marini.
I potentissimi denti molari arrotondati rendono possibile rompere i gusci più duri. Per aprire i ricci di mare la lontra rompe l’involucro dal lato orale, meno spinoso, e poi lecca il contenuto.
Caso forse unico tra i mammiferi non primati, Enhydra utilizza degli strumenti: le lontre marine infatti usano delle pietre raccolte dal fondo sia per staccare le prede dal substrato sia per romperne il guscio. In alcuni casi sbattono la preda su una pietra che tengono sul petto e in altri casi al contrario usano la pietra per rompere la preda che tengono sul petto.
Delle pliche di pelle presenti tra le zampe anteriori e il torace vengono utilizzate come tasche per tenere pietre e/o prede. La stessa pietra viene spesso utilizzata per molte immersioni. Questi animali hanno anche l’abitudine di lavare le prede e lo fanno tenendo la preda sul torace e poi rivoltandosi nell’acqua.
Pur non essendo un animale sociale la lontra vive spesso in gruppi di qualche decina di individui, ogni individuo però caccia da solo o al massimo in coppie, in genere formate da madre e piccolo. Si sono osservati casi di furti di prede ad altre lontre. Durante il riposo invece si osservano gruppi non strutturati più o meno numerosi, anche di qualche decina di esemplari che galleggiano vicini.
Durante il periodo della riproduzione il maschio difende un suo territorio impedendo l’ingresso di altri maschi. Le femmine, più numerose, si spostano liberamente tra i territori dei maschi. I maschi che non hanno un territorio riservato vivono in genere in gruppi.
Le lontre marine comunicano essenzialmente tramite contatto corporeo e anche tramite vocalizzazioni, anche se non sono animali particolarmente rumorosi. I più loquaci sono i piccoli che chiamano le madri. Sono stati descritti otto tipi diversi di emissioni vocali ma non è noto in quali situazioni vengano emesse. Anche l’olfatto ha un ruolo importante e sembra che ogni individuo abbia un suo particolare odore che segnale la sua identità, il sesso e lo stato fisiologico riproduttivo.
Molto tempo viene dedicato alla accurata manutenzione della pelliccia (grooming) pulendo, pettinando e areando soprattutto lo strato inferiore dei peli più fitti e sottili.
Le lontre marine sono alimali poliginici, ogni maschio si accoppia cioè con più femmine; in genere le femmine partoriscono ogni anno o talvolta ogni due.
Nei casi in cui il piccolo non sopravvive la madre può avere un nuovo estro e accoppiarsi di nuovo nello stesso anno.
Quando un maschio trova una femmina recettiva i due assumono un comportamento giocoso e talvolta anche aggressivo. Rimangono uniti per tutto il periodo dell’estro, circa di tre giorni. Durante l’accoppiamento, che si svolge in acqua, il maschio afferra con le fauci la testa o il muso della femmina. Non è infrequente osservare femmine che portano cicatrici sul muso, ricordo di ferite praticate durante l’accoppiamento.
La gestazione ha durata molto variabile, da quattro a dodici mesi. Questa variabilità della durata di gestazione è dovuta al fatto che nelle lontre si verifica il fenomeno dell’impianto ritardato, o diapausa embrionale: dopo la fecondazione l’embrione non si impianta subito nell’utero ma può rimanere in uno stato di dormienza per alcuni mesi. Quando poi si sarà verificato l’impianto la vera gestazione dura quattro mesi.
Questa è una strategia che alcuni animali utilizzano per evitare che i piccoli nascano in periodi sfavorevoli.
Anche il parto si svolge in acqua e viene alla luce in genere un solo piccolo, con un peso di circa 1.5-2 kg, che non è ancora in grado di nuotare, ma la sua pelliccia trattiene tanta aria che gli permette di galleggiare.
I maschi non partecipano all’allevamento della prole.
Diversamente da molti carnivori le lontre di mare hanno due sole mammelle. Il latte ha un contenuto di grassi del 20-25% e i piccoli vengono allattati per circa 6 mesi, ma già molto più precocemente iniziano ad assumere cibi solidi. In caso di pericolo le femmine afferrano il piccolo con le fauci e si immergono.
Verso gli 8 mesi i giovani divengono indipendenti e tra i 3 e i 5 anni sono sessualmente maturi, le femmine più precocemente che non i maschi.
La durata media della vita è stimata in 10-12 anni, con un massimo documentato di 23 anni.
Comportamento a terra
Anche se la lontra marina passa la maggior parte del suo tempo in acqua, è possibile incontrare piccoli gruppi di animali all’asciutto, in genere su rocce coperte di alghe. Sembra che i soggiorni a terra siano più frequenti in inverno, quando il mare è molto agitato e si verifichi più spesso nelle zone meno frequentate dall’uomo. L’Enhydra è considerata dagli ecologi come una specie “keystone” (chiave di volta), dal momento che la sua presenza regola in modo importante la abbondanza di molte altre specie, sia animali che vegetali, quindi la sua protezione rappresenta un importante strumento per il controllo dell’ecosistema marino costiero.
L’elevato consumo giornaliero di invertebrati marini da parte della lontra ne fa un fattore limitante dell’abbondanza delle specie bentoniche. Una lontra marina consuma giornalmente circa il 30% del suo peso che, per un animale di 25 kg significa quasi 8 kg al giorno. Una popolazione di 5000-8000 esemplari come quella di una delle isole Aleutine comporta un consumo di circa 56 tonnellate al giorno! In California nelle zone frequentate dalle lontre i grossi ricci di mare sono assenti al di fuori di strette fessure delle rocce, dove sono per loro irraggiungibili, mentre abbondano dove là non ci sono lontre.
Riducendo il numero dei ricci inoltre le lontre facilitano lo sviluppo di foresta di kelp che i ricci, proliferando, possono danneggiare.
Un ulteriore effetto positivo è quello protettivo contro stelle di mare la cui proliferazione eccessiva è dannosa per i fondali. D’altra parte il prelievo di specie di interesse commerciale come gli abaloni mette le lontre in competizione con i pescatori.
Enhidra lutris è anche considerata un indicatore dello stato di salute dell’ecosistema marino costiero.
Essendo un animale relativamente sedentario e all’apice della catena alimentare, può accumulare nel suo organismo le sostanze contaminanti, cui è particolarmente sensibile.
Nutrendosi prevalentemente di invertebrati filtratori che accumulano nei loro tessuti le tossine e i microorganismi, la lontra è particolarmente danneggiata da molti inquinanti, soprattutto quelli insolubili in acqua ma presenti nelle alghe e nel sedimento, e da micro organismi patogeni. Un caso esemplare è quello degli avvelenamenti da tossine di dinoflagellati.
È noto che alcuni dinoflagellati producono tossine estremamente potenti: durante periodi di “fioritura” di questa alghe microscopiche i molluschi filtratori possono accumulare forti quantità di tossine e divengono tossici per l’uomo e per gli animali. La lontra è fortemente esposta a questo rischio e si sono verificate morie di lontre dovute a questo fenomeno.
Sembra però che le lontre siano in grado di percepire la presenza delle tossine e in tal caso cambiano tipo di alimentazione e, secondo alcuni osservatori, addirittura scartano alcune parti del mollusco più cariche di tossine.
Alcuni studi hanno dimostrato che il 60% della mortalità delle lontre in alcune zone è dovuta a malattie infettive legate a scarichi urbani o agrari.
Un esempio è dato dalla Toxoplasmosi, forse causata da inquinamento di scarichi urbani con feci di gatto, che ha provocato episodi di mortalità nelle lontre in California. Anche il protozoo Sarcocystis neurona può provocare nelle lontre mieloencefaliti mortali. Questo protozoo è un parassita intestinale dell’opossum (Didelphis virginiana, ospite definitivo), che emette le sporocisti con le feci. Le lontre, che sono uno degli ospiti intermedi, possono venire infestate tramite le feci immesse nelle acque. Più comune è il problema degli Acantocefali intestinali Corynosoma dei quali le lontre si infestano mangiando crostacei infestati.
Attualmente Enhydra lutris è considerata specie a rischio di estinzione (CITES appendici Appendici I e II), non più per la caccia ma per i pericoli derivanti dai danni all’ambiente, soprattutto quelli legati all’inquinamento da petrolio o da altre fonti e alla pesca con le reti. Si stima che l’incidente della petroliera Exxon Valdez del 1989, con la fuoriuscita di 50-150.000 metri cubi di petrolio greggio, abbia provocato in Alaska la morte di migliaia di lontre e ancora oggi l’inquinamento dell’area provoca danni alle popolazioni animali.
Il manto della lontra marina è molto sensibile alla contaminazione da petrolio e altri inquinanti, che, facilitando la penetrazione dell’acqua negli strati più interni della pelliccia, possono ridurre la sua capacità isolante e provocare ipotermia, polmoniti e morte. Anche contaminanti come la tributilina, usata nelle pitture navali anti-fouling (antivegetativo), insetticidi come il DDT (ora vietato), e PCB (policlorobifenili) hanno provocato e provocano gravi danni a questo animale.
A parte i problemi delle patologie esemplificate, alcuni predatori possono aggredire le lontre e tra questi ricordiamo le orche, i l leoni marini, e soprattutto gli squali, in particolare Squalo bianco (Carcharodon carcharias), che è probalilmente il probabilmente il principale nemico delle lontre. I giovani talvolta sono predati dall’Aquila calva (Haliaeetus leucocephalus). Quando sono a terra le lontre possono essere assalite dai coyotes (Canis latrans).
Rapporti con l’uomo.
La lontra marina fu descritta nel 1741 da Georg Steller, medico, zoologo ed esploratore tedesco al seguito della spedizione di Vitus Bering che, per conto della Russia, esplorava i mari artici. Nel naufragio della nave “San Pietro” morì gran parte dell’equipaggio, tra cui anche Bering (o forse Bering morì in seguito per lo scorbuto). Steller fu tra i sopravvissuti e nell’isola Avača, oggi detta Isola di Bering, dove aveva trovato scampo, vide le prime lontre (e ne ammazzò un migliaio).
A proposito della abbondanza delle lontre e della loro mancanza di paura nei confronti dell’uomo Steller scrive: “Ce ne erano così tante che non avevamo abbastanza mani per ucciderle, interi branchi coprivano la riva ….. All’inizio non avevano paura dell’uomo, e non si spostavano al nostro passaggio… ne uccidemmo più di ottocento e, se la nostra imbarcazione non fosse stata così piccola, ne avremmo potuto prendere il triplo”.
L’uomo si è dedicato a cacciare le lontre marine da migliaia di anni, attratto dalla qualità della pelliccia ma il prelievo per secoli si è mantenuto modesto. Da quando Steller e i naufraghi superstiti della spedizione di Bering riportarono in Russia le pelli delle lontre che avevano cacciato e le rivendettero a caro prezzo (10 o 20 volte il prezzo del pregiato zibellino), i commercianti di pellicce scatenarono la caccia che portò al massacro di oltre un milione di esemplari. Dopo i Russi si dedicarono alla caccia gli Spagnoli della California e poi gli Americani delle regioni costiere del Nord-Ovest e i Giapponesi.
Quando ormai la specie era sull’orlo dell’estinzione, Russia, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti, nel 1911, decisero di bloccare la caccia. Come abbiamo visto la vitalità della specie ha permesso, nel giro di 150 anni, di riportare i numeri a valori forse simili a quelli di un tempo. Non ostante il successo di questo intervento i pericoli non sono finiti, per i motivi cui abbiamo già accennato e questo è dimostrato dal fatto che in diverse popolazioni di Enhydra si sono verificate negli anni recenti delle preoccupanti oscillazioni nella numerosità.
Oltre che per la pelliccia alcuni dei nativi nativi delle coste frequentate dalla lontra di mare le cacciavano per la carne. Alcuni viaggiatori descrivono il sapore come nauseante (ma migliore della carne delle foche), secondo gli esploratori però molti dei nativi non erano della stessa opinione e mangiavano le carni anche senza sale e poco cotte.
Anche i naufraghi affamati non avevano tanti pregiudizi sul sapore e per Steller e i suoi compagni le lontre sono state il cibo principale dopo il naufragio, con particolare predilezione per la carne delle femmine e dei piccoli.
L’uomo rappresenta sempre il principale pericolo, anche dopo la proibizione della caccia: cattura accidentale da reti e da lenze e ferite provocate dalle eliche di imbarcazioni aggiungono i loro affetti a quelli dell’inquinamento e della distruzione dell’ambiente.
Le popolazioni dei nativi a contatto con la lontra marina hanno creato miti e tradizioni legati a questo animale. Come esempio riportiamo una favola delle isole Aleutine sulle origini della lontra: “C’era una volta una bella fanciulla che con suo fratello viveva in un villaggio vicino alla scogliera, dove abitava il potente Spirito del Nord. Un giorno lo Spirito rapì la ragazza per farne la sua sposa e lei se ne stava tutta sola e spaventata fino a che, un bel giorno, il fratello riuscì a liberarla e a riportarla a casa. Lo Spirito, infuriato, volendo distruggere il villaggio, suscitò una terribile tempesta e i paesani, terrorizzati, scacciarono i due ragazzi. Questi si andarono a rifugiare sulla spiaggia, ma una enorme ondata li trascinò in mare. Sarebbero certamente annegati se la Dea del mare, impietosita, non li avesse trasformati in due belle creature marine, facendo loro il dono della pelliccia più meravigliosa, che li avrebbe protetti dal freddo anche nell’oceano più gelato. Così nacquero le lontre marine.
Sinonimi
Mustela lutris (Linnaeus, 1758), Latax lutris (Merriam, 1904).
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