Famiglia : Orchidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria della Nuova Guinea occidentale dove cresce nelle foreste umide a basse altitudini.
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “δένδρον” (dendron) = albero e “βίος” (bios) = vita, con riferimento alle numerose specie del genere che vivono sugli alberi; la specie è dedicata alla moglie Racie di uno dei più vecchi e famosi coltivatori di orchidee indonesiani, Ayub Parnata, fondatore della Indonesian Orchid Society.
Il Dendrobium racieanum Cavestro (2003) è una specie epifita con pseudobulbi cilindrici, fino a 60 cm di lunghezza e circa 1 cm di diametro, provvisti di foglie alterne, distiche, ellittico-lineari con apice bilobato, lunghe fino a circa 5 cm e larghe 1,5 cm, coriacee, di colore verde scuro lucido.
Infiorescenze racemose erette dai nodi superiori, lunghe 18-25 cm, portanti numerosi fiori, di circa 2 cm di lunghezza e 1,5-2 cm di larghezza, con sepali oblungo-lanceolati con apice ottuso retroflesso, lunghi 1,5 cm, di colore giallo venato di bruno, i due laterali, fusi insieme alla base della colonna, formano una sorta di sperone (mentum) giallo verdastro.
Petali pressoché eretti, lineari leggermente spatolati, ritorti, lunghi 1,5-2,2 cm e larghi 0,3 cm, di colore marrone scuro con margini gialli, labello ovato concavo con apice appuntito, lungo circa 2 cm e largo 0,6 cm, giallo verdastro con venature bruno chiaro, percorso alla base da tre creste. Si riproduce per seme, in vitro, e divisione, da effettuare alla ripresa vegetativa, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.
Specie descritta in tempi recenti, e ancora pressoché sconosciuta in coltivazione, dai minuscoli fiori di lunga durata, circa un mese, richiede elevata luminosità, anche qualche ora di sole diretto al mattino, alte temperature, con valori minimi che è bene non scendano sotto 18-20 °C, e umidità elevata, 80-90%, con un costante movimento dell’aria.
Le innaffiature devono essere regolari e abbondanti durante la crescita degli pseudobulbi, ma lasciando asciugare il composto prima di ridare acqua, poi diradate fino alla ripresa vegetativa.Innaffiature e nebulizzazioni vanno effettuate con acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata e le conci- mazioni, durante il periodo vegetativo, con prodotti preferibilmente bilanciati idrosolubili, con microelementi, a metà dose, o meno, di quella consigliata sulla confezione.
Può essere montata su pezzi di corteccia, tronchi, zattere di sughero o di radici di felci arborescenti, o coltivata in vasi e canestri, con composto drenante e aerato, per permettere alle radici di asciugarsi velocemente dopo ogni innaffiatura, che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) e carbone di media pezzatura, con eventuale aggiunta di inerti, come pezzi di coccio o di polistirolo, per migliorare il drenaggio. Trapianti e rinvasi vanno effettuati, se necessari, alla ripresa vegetativa, segnalata dall’apparire delle nuove radici.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).
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