Famiglia : Orchidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria della Cina (Anhui, Chongqing, Fujian, Guangdong, Guangxi, Guizhou, Henan, Hong Kong, Hubei, Hunan, Jiangsu, Jiangxi, Kin-Men, Macao, Ma-tsu-Pai-chúan, Shanghai, Sichuan, Yunnan e Zhejiang), Giappone, Isole Nansei-shoto e Taiwan dove cresce epifita nelle foreste montane o litofita su rocce coperte di muschio fino a 1600 m di altitudine.
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “δένδρον” (dendron) = albero e “βίος” (bios) = vita, con riferimento alle numerose specie del genere che vivono sugli alberi; il nome specifico è l’aggettivo latino “catenatus, a, um” = simile a una catena, con riferimento alla forma degli pseudobulbi.
Nomi comuni: huang shi hu, tie pi shi hu (cinese); kibana-no-sekkoku (giapponese).
Il Dendrobium catenatum Lindl. (1830) è una specie epifita o litofita molto variabile con pseudobulbi eretti o ricadenti, cilindrici, di 5-40 cm di lunghezza e 0,3-0,7 cm di diametro, ingrossati ai nodi, provvisti nella parte superiore di foglie persistenti alterne, distiche, sottili, lineari-lanceolate con apice acuto o ottuso, lunghe 3-10 cm e larghe 0,5-2 cm. Infiorescenze racemose dai nodi superiori degli pseudobulbi, sia privi che provvisti di foglie, portanti 2-8 fiori di circa 3 cm di diametro di colore variabile dal bianco al giallo verdastro con macchie rosso porpora sul labello. Sepalo dorsale oblungo-lanceolato con apice appuntito, lungo 1,2-1,8 cm e largo circa 0,5 cm, sepali laterali oblungo-lanceolati, lunghi 1,2-1,7 cm e larghi 1,2 cm, uniti alla base della colonna a formare una sorta di sperone (mentum) conico lungo circa 0,6 cm, petali ovato-lanceolati, lunghi 1,2-1,6 cm e larghi circa 0,6 cm, labello ovato-lanceolato con margine intero o appena trilobato, leggermente ondulato, lungo 1,3-1,7 cm e largo circa 1 cm. I fiori sono di lunga durata, circa due settimane.
Si riproduce per seme, in vitro, micropropagazione e divisione, da effettuare alla ripresa vegetativa, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.
Specie famosa, in particolare in Cina, non tanto per i suoi fiori, quanto per le sue supposte virtù medicinali, richiede elevata luminosità ed umidità, 60-75%, e non è particolarmente esigente riguardo la temperatura, data la sua grande area di distribuzione, potendo sopportare valori elevati in estate e bassi in inverno, anche prossimi a 0 °C per breve periodo, ma valori intermedi, 22-30 °C diurni e 13-16 °C notturni, sono da preferire insieme ad una costante leggera ventilazione. Innaffiature regolari e abbondanti durante la crescita degli pseudobulbi, poi diradate con eventuali nebulizzazioni per non farli raggrinzire, utilizzando acqua piovana, demineralizzata o da osmosi inversa. Concimazioni in primavera-estate con prodotti idrosolubili, con microelementi, a ½ – ¼ di dose di quella suggerita sulla confezione. Coltivabile in vaso, con composto costituito da frammenti di corteccia (bark) di media pezzatura con aggiunta di inerti, come polistirolo, per un ottimo drenaggio e una buona circolazione d’aria alle radici, o montata su rami, corteccia zattere di sughero o di felci arborescenti.
Gli pseudobulbi contengono polisaccaridi e diversi alcaloidi, tra cui la dendrobina, e vengono utilizzati da tempi remoti nella medicina tradizionale cinese, ciò ha provocato una sua drastica riduzione in natura, per questo motivo viene ora estesamente coltivata e sono in corso studi sui metodi più rapidi di propagazione in modo da rispondere alla crescente domanda.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale) ed è inserita nella lista rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) come “gravemente minacciata” (critically endangered).
Sinonimi: Dendrobium stricklandianum Rchb.f. (1877); Callista stricklandiana (Rchb.f.) Kuntze (1891); Dendrobium tosaense Makino (1891); Dendrobium pere-fauriei Hayata (1916); Dendrobium officinale Kimura & Migo (1936); Dendrobium huoshanense Z.Z.Tang & S.J.Cheng (1984); Dendrobium funiushanense T.B.Chao, Z.X.Chen & Z.K.Chen (1992).
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