Famiglia : Dactylopiidae
Testo © Prof. Santi Longo
La ben nota Cocciniglia del carminio, Dactylopius coccus O.G. Costa, 1829, è un Rincote Omottero afferente ai Coccomorpha ancora meglio noti come superfamiglia Coccoidea o Cocciniglie, dallo spagnolo “cochinilla”.
Le femmine hanno il corpo di forma ovale con antenne e zampe ridotte.
Molto sviluppati sono alcuni pezzi dell’apparato boccale che hanno la forma di lunghi stiletti in grado di perforare il substrato alimentare per succhiare gli umori.
I maschi adulti, se alati, sono simili a minuscole mosche parassite e per tali sono stati scambiati in passato osservando il corpo dotato di due ali e gli accoppiamenti.
Le loro dimensioni sono inferiori a quelle delle femmine che venivano ritenute piccole galle prodotte dalle piante.
La specie tassonomicamente appartiene al genere Dactylopius, O.G. Costa 1829, che è l’unico della famiglia Dactylopiidae, istituita da Signoret nel 1875, comprendendo una decina di specie infeudate, quasi esclusivamente, su Cactacee dei generi Opuntia e Nopalea.
Zoogeografia
Come le altre specie del genere Dactylopius, la Cocciniglia del carminio è originaria della regione neotropicale dell’America e in particolare del Messico, dove veniva allevata per ottenere un colorante che, da epoche precolombiane, i nativi producevano e commercializzavano.
I conquistadores spagnoli introdussero il pregiato prodotto in Europa, istaurando un lucroso regime di monopolio.
Era protetto da misure di controllo molto rigide, mirate a impedire la diffusione della cocciniglia al di fuori delle loro colonie.
Successivamente gli inglesi introdussero una cinquantina di specie di Cactacee in Sud Africa, in Australia, e nelle colonie asiatiche allo scopo di attivare l’allevamento della Cocciniglia del carminio e ottenere il pregiato colorante.
In Europa sostituì rapidamente quelli di minore qualità che si ottenevano da altre cocciniglie viventi soprattutto a spese delle querce, la cui specie più importante era il Vermiglio delle querce, Kermococcus vermilio (Planchon, 1864), noto anche come Cocciniglia dello scarlatto o Grana delle querce che vive a spese di Quercus coccifera, Quercus ilex e Quercus suber.
Ecologia-Habitat
Attualmente la Cocciniglia del carminio è da considerare cosmopolita nelle zone tropicali nelle quali vegetano le Opuntie e le temperature sono comprese fra 24 e 28 °C e l’umidità relativa non è elevata; le piogge sono scarse e non coincidono con il verificarsi di abbassamenti termici. Tali condizioni, in Europa, si realizzano solo alle isole Canarie.
Nel Bacino mediterraneo Dactylopius coccus si è acclimatato in alcune zone dell’Algeria, della Francia, del Marocco, della Spagna e della Turchia.
In Sicilia e in Sardegna ne è stata più volte tentata l’introduzione, purtroppo senza successo.
Una sperimentazione, sostenuta dalla Comunità Europea, è stata condotta, in Sicilia alla fine del secolo scorso, allevando la Cocciniglia in ambiente protetto al fine di ottenere il colorante naturale.
Morfofisiologia
Le femmine adulte hanno il corpo lungo circa 5 mm e largo intorno a 3 mm.
Nel complesso la loro forma globosa e il rivestimento di minuti granuli di cera bianca, ricorda quella di un piccolo cece.
I filamenti cerosi, secreti dagli stadi giovanili frammisti agli escrementi zuccherini, rendono le colonie appiccicose al tatto.
Le femmine tendono a riunirsi in dense colonie per amplificare l’efficacia attrattiva delle sostanze volatili (feromoni sessuali) che attraggono piccoli i maschi nei siti meno esposti della pianta su cui vivono.
Nei preparati microscopici, necessari per discriminare la specie dalle altre dello stesso genere, si evidenziano le antenne, lunghe circa 0,3 mm, formate di 7 articoli (antennomeri), e le zampe, lunghe circa 0,9 mm.
Sulla parte dorsale del corpo sono presenti setole il cui numero e le dimensioni sono inferiori a quelli delle altre specie del medesimo genere; l’apertura anale è ridotta a una piccola fessura, non circondata da setole.
Ventralmente, nella parte anteriore del corpo, sono inserite le antenne, l’apparato boccale pungente succhiatore, le zampe e l’apertura genitale.
Il primo stadio giovanile (denominato neanide di prima età o N1) ha il corpo di forma ovale, lungo circa 1,3 mm, con antenne formate da 6 articoli e zampe lunghe. Sul corpo sono presenti lunghi fili cerosi secreti dalle ghiandole ceripare, utili per la dispersione delle N1, a opera del vento. Gli stadi giovanili successivi secernono pochi fili cerosi.
Le femmine in grado di riprodursi vengono definite neoteniche poiché il loro aspetto è simile a quello degli stadi giovanili.
I maschi hanno uno sviluppo definito neometabolico, poiché l’ultimo stadio giovanile compie una metamorfosi all’interno di un involucro sericeo di colore bianco di forma conica.
I maschi adulti hanno il corpo lungo circa 1,5 mm di colore rossastro ricoperto da minuti granuli di cera; il capo e il torace, sono più scuri dell’addome.
Le antenne sono lunghe 0,7 mm e sono dotate di numerosi peli sensoriali. Nel secondo segmento del torace sono presenti due ali. L’estremità dell’addome è allungata e presenta due filamenti cerosi più lunghi dell’intero corpo.
Etologia-Biologia Riproduttiva
La Cocciniglia del carminio si insedia soprattutto sui cladodi di 1-2 anni d’età delle opunzie , a spese dei quali completa lo sviluppo in circa 3 mesi.
Dall’uovo, che schiude già all’interno del corpo materno, subito dopo la deposizione sulla pianta, sguscia il primo stadio mobile (Neanide 1), cui segue un secondo (Neanide 2) e, dopo la seconda muta, quello di femmina che, dopo l’accoppiamento, si riproduce.
Nei maschi, ai due stadi di neanide, ne seguono altri due ninfali denominati prepupa e pupa e, dopo la metamorfosi, quello di adulto.
La specie non interrompe lo sviluppo nel corso dell’anno, e quindi il numero di generazioni varia in relazione all’andamento delle temperature e dell’umidità relativa, nonché del microclima del sito nel quale vive.
Non a caso le femmine poco mobili, si insediano di preferenza nelle zone più riparate della pianta.
Numerose specie di nemici naturali vivono a spese dei vari stadi della Cocciniglia.
In Sud America attive predatrici sono le larve di un Dittero Sirfide del genere Allograpta.
Nelle Isole Canarie, gli adulti e le larve del Coleottero Coccinellide Exochomus flavipes predano gli stadi giovanili.
Tutte le specie di Dactylopius debbono la loro colorazione alla presenza nel corpo di acido carminico.
Quello che è possibile ottenere dalle femmine essiccate di Dactylopius coccus è in quantità superiore rispetto a quello alle altre specie.
Tale colorante “biologico”, viene usato quale indicatore e reattivo in istologia e batteriologia.
Prima dell’avvento dei più economici coloranti sintetici, a base di anilina, la soluzione acquosa dell’estratto dei corpi essiccati della Cocciniglia, era largamente impiegata nelle industrie farmaceutica, cosmetica e alimentare nonché in quella dei coloranti.
Le tonalità di colore che vanno dal fucsia al rosso e al viola vengono ottenute regolando il pH con modificatori di colorante e mordenti.
Per ottenere grandi quantità di tale materia prima gli Atzechi misero a punto adeguati sistemi di allevamento della Cocciniglia, che sono in parte adottati ancor’oggi in Sud Africa, in India, nonché in Centro e Sud America, dove gli allevatori, prima del periodo piovoso, raccolgono le femmine preovigere presenti sulla maggior parte delle piante e mettono al riparo alcuni cladodi con folte colonie che utilizzeranno, per infestare le piante nel periodo secco, più favorevole allo sviluppo della Cocciniglia e riattivare l’allevamento.
Un sistema di allevamento più recente prevede il prelievo in campo dei cladodi di Opuntia-ficus indica, e il loro trasferimento in ambiente protetto dove, con appositi ganci, appesi a idonei sostegni, l’inoculo della cocciniglia viene effettuato mettendo a stretto contatto di ciascun cladode un contenitore di fibre vegetali contenente le femmine ovigere.
Le forme giovani appena partorite raggiungono il cladode sul quale si fissano e in circa tre o quattro mesi diventano femmine adulte pronte per essere prelevate ed essiccate al sole o in appositi forni.
Si provvede a eliminare la cera polverulenta e i corpi essiccati, di colore grigio scuro vengono ridotti in polvere.
Per ottenere un chilogrammo di colorante è necessario ridurre in polvere da 80 a 100 mila femmine adulte, che non hanno ancora maturato le uova.
Dalla polvere così ottenuta, dopo un trattamento con acqua viene estratto l’acido carminico in essa contenuto.
Il colorante così ottenuto viene trattato con sali di alluminio per rendere la lacca più brillante.
L’aggiunta di etanolo è necessaria per fare precipitare il composto e ottenere una polvere idrosolubile.
In passato l’impiego principale del colore ottenuto era in tintoria dove è possibile ottenere tessuti e lane con differenti tonalità di colore fucsia, rosso e viola regolando il pH del bagno con i “modificatori di colorante e mordenti.
Attualmente viene impiegato in cosmesi per colorare rossetti e fard, nonché nell’industria alimentare, con la sigla E120, per dare colore a yogurt e succhi ai frutti rossi.
Sinonimi
Dactylopius coccus Costa, 1829, Coccus cacti Mooder, 1778; Coccus cactus Signoret, 1875; Coccus cacti domestica Meunier, 1884; Dactylopius mexicanus (Meunier,1884) Dactylopius sativus (Signoret, 1875).
I nomi comuni con i quali è stata indicata questa cocciniglia fanno riferimento agli esemplari essiccati per ottenere il colorante.
Oltre a Cocciniglia del carminio è stata indicata come: Cocciniglia grana Cocker, 1897; Cocciniglia, Miller 1925; Grana fina Essig, 1928; Dattilopio cocco, Grana fina del Messico, delle Canarie Silvestri, 1939; Grana cultivada McKenz, 1956; Cochinilla fina AnantaSuMu, 1957; Cochinilla cultivada, Borchs 1966.
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