Famiglia : Orchidaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Cyrtochilum macranthum (Lindl.) Kraenzl. (1917) è una specie della famiglia Orchidaceae, sottofamiglia Epidendroideae, tribù Cymbidieae, sottotribù Oncidiinae.
Si rinviene nelle foreste nebbiose pluviali montane della Colombia (Santiago de Cali), Ecuador (Bolivar, Chimborazo, Pallatanga, Citopaxi, Imbabura, Cotachachi, Loja, Napo, Pichincha, Quito, Tungurahua, Zamora-Chinchipe) e Perù (Amazon, Bagua, Cajamarca, Piura, Chota, Hualgayoc).
Il genere Cyrtochilum fu pubblicato nel 1816 in Nova Genera et Species Plantarum, opera in sette volumi, dal 1815 al 1825, nella quale Alexander von Humboldt (1769–1859) e Aimé Bonpland (1773–1858) portarono a conoscenza del vasto pubblico le piante raccolte nel loro lungo viaggio iniziato in Colombia, nel dicembre 1801, per poi a Quito (Ecuador) nel gennaio successivo, ove si fermarono fino all’agosto 1802 per compiere diverse escursioni sui vulcani Chimborazo (6310 m s.l.m.), la cima più alta delle Ande ecuadoriane, e Pichincha (4776 m s.l.m).
Da Quito si spinsero verso il Perù fino a Guayaquil.
In questo viaggio fu realizzata una collezione botanica di grandissimo rilievo.
Nel primo volume (Nov. Gen. Sp. 1: 349, 1816) il botanico tedesco Karl Sigismund Kunth (1788-1850), dopo aver trascorso anni a studiare i campioni, creò il genere Cyrtochilum in occasione della descrizione di due nuove specie: Cyrtochilum flexuosum e Cyrtochilum undulatum Kunth.
Le caratteristiche salienti del genere erano avere sepali e petali unguicolati e un labbro convesso accorciato e privo di sperone. L’autore, tuttavia, non designò la specie tipo (typus) del genere perché all’epoca non era richiesto, ma questa mancanza assieme alla generica descrizione del genere produsse a Cyrtochilum una storia piuttosto travagliata.
Friedrich Wilhelm Ludwig Kraenzlin (1847-1934), solo molti anni dopo, riconobbe il Cyrtochilum come genere valido in Notizbl. Bot. Gart. Berlin-Dahlem 7: 95 (1917), ma non tutti gli altri studiosi lo accettarono. Infatti, man mano che nuove specie venivano scoperte e descritte, divenne sempre più difficile capire quali di esse inserire in Cyrtochilum e quali negli altri generi aventi caratteristiche morfologiche molto simili.
Per questo motivo la maggior parte dei tassonomi ha trasferito le specie di Cyrtochilum nei generi ampiamente circoscritti come Oncidium Sw. oppure Odontoglossum Kunth.
Lo stesso John Lindley (1799-1865) che nella sua opera The Genera and Species of Orchideous Plant (1833) inizialmente accettò Cyrtochilum, in seguito, nel 1838, trasferì le sue due specie nel genere Oncidium Sw.
Nel 1974 il botanico americano Leslie Andrew Garay (1924-2016), curatore dell’Oakes Ames Orchid Herbarium (AMES) presso l’Università di Harvard, selezionò Cyrtochilum undulatum come specie tipo del genere.
Questi passaggi da un genere all’altro portarono a una notevole confusione tra i tassonomi.
Stig Dalström nel 2001, rivalutò il genere Cyrtochilum e propose diverse nuove combinazioni nomenclaturali.
Secondo quest’autore il genere Cyrtochilum dovrebbe comprendere specie con infiorescenza a pannocchia, flessuosa e ramificata, fiori grandi con sepali e petali larghi e unguicolati, e labbra strette e sottili ricoperte nella parte basale da callo largo, massiccio, composto, costituito da chiglie e segmenti digitati, e parzialmente connato con un ginostemio clavato e sottile, che forma un angolo retto con il labbro.
Dalström ha riconosciuto, in seguito, circa 140 specie nel genere Cyrtochilum.
Per quest’autore il genere comprende specie presenti principalmente dal Venezuela alla Bolivia da 1500 a 3500 m di altitudine, con una sola specie, Cyrtochilum meirax (Rchb.f.) Dalström, presente nei Caraibi. Altri autori, sulla base delle sequenze di marcatori molecolari, hanno proposto l’inclusione in questo genere di specie appartenenti ad altri affini, principalmente proprie delle Ande ecuadoriane e delle montagne colombiane e peruviane settentrionali.
Si è creata così un’unità monofiletica, grazie ai dati molecolari, ma morfologicamente eteromorfa, che ha prodotto non pochi problemi per la descrizione del genere. Infatti, l’arrivo della ricerca molecolare, in particolare del sequenziamento del DNA, se da un lato ha aiutato i tassonomi a comprendere le relazioni di parentela fra i diversi taxa, dall’altro non ha dato modo di poterli distinguere visivamente.
Tutto ciò succede perché esistono anche fenomeni di convergenza che spesso consentono a piante non strettamente imparentate tra loro di sviluppare fiori che sembrano simili perché si trovano alla presenza degli stessi impollinatori. Di contro le piante, quelle strettamente correlate e che crescono insieme, possono mostrare fiori dall’aspetto molto diverso per sfruttare tutti gli impollinatori presenti nell’aria di crescita.
C’è anche da tener presente che le orchidee sono particolarmente inclini all’ibridazione a causa della debolezza o anche dell’assenza di barriere post-zigotiche per scambio genico.
Molte orchidee fanno affidamento sulle barriere pre-zigotiche, con fiori specie-specifici, fidandosi, cioè della preferenza degli impollinatori.
Tuttavia se gli stessi impollinatori visitano piante che di solito crescono nella stessa area e hanno periodi di fioritura sovrapposti e impollinazione non specifica, anche se appartenenti a specie diverse, possono produrre flussi genici tra loro alterando i caratteri morfologici e quindi le caratteristiche del fiore per corretto riconoscimento.
Pertanto quando si mettono insieme le specie sulla base delle sole somiglianze fiorali senza rispettare il loro background genetico, si rischia di creare gruppi polifiletici, quindi non naturali, con antenati non imparentati fra loro.
Il disaccordo tra i tassonomi, che continua ancora oggi, su come trattare questo vasto gruppo di piante (Oncidiinae) ha spinto diversi autori a ritenere che sia necessaria la combinazione dei dati molecolari con quelli morfologici.
Pertanto per una corretta sistematica del genere Cyrtochilum saranno necessari altri dati riguardanti l’influenza del trasferimento genico orizzontale, l’ibridazione e la poliploidia al fine eliminare l’incongruenza tra set di dati molecolari e morfologici.
Quando si avrà una migliore comprensione delle correlazioni fra le specie del complesso Cyrtochilum–Oncidium–Odontoglossum si potranno utilizzare le caratteristiche morfologiche per trovare un modo per distinguere visivamente le diverse specie fra loro e collocarle nei gruppi naturali di pertinenza.
Cyrtochilum macranthum è epifita o terricola cespitosa di grandi dimensioni che cresce principalmente nel bioma tropicale umido ad altitudini che vanno da 2200 a 3400 m.
Il nome del genere è la combinazione dell’aggettivo greco “κυρτός” (cyrtós), convesso e del sostantivo “χεῖλος” (cheilos), labbro, con riferimento alla forma del labello.
L’epiteto specifico è la combinazione dell’aggettivo greco “μακρός” (macrόs), grande e del sostantivo “ἄνθος” (anthos), fiore, in riferimento alla dimensione dei suoi fiori. Infatti, il suo nome comune è “Cyrtochilum a fiore grande”.
Cyrtochilum macranthum ha un rizoma strisciante con pseudobulbi lunghi fino a 10 cm e larghi 4 cm, di forma ovoidale, leggermente compressi, avvolti alla base da 3 a 4 guaine embricate e portanti due foglie apicali, lineari, acute, da oblunghe a oblanceolate, lunghe fino a 40 cm e 5 cm larghe.
L’infiorescenza nasce da uno pseudobulbo appena maturo attraverso l’ascella della guaina basale. È ispida, panicolata, lunga fino a 3 (4) m, con rami intrecciati e rampicanti e con pochi fiori per ramo (da 2 a 5) ma complessivamente fino a 70.
I fiori sono resupinati, grandi con i sepali da giallo a bronzo intenso, petali giallo brillante soffusi di marrone.
Il labello è di colore variabile da lilla a porpora con lobo medio giallo, callo bianco e porpora con le due sporgenze che si allargano e un po’ falcate. Le brattee fiorali sono lunghe 25-30 mm.
Il sepalo dorsale ha un artiglio lungo circa 5-10 mm, stretto, canalicolato, con ali ellittico-romboidali appena sopra la base e lamina quasi rotonda (27–35 mm per 24–30 mm) con margini un po’ irregolarmente ondulati e apice arrotondato.
I sepali laterali hanno artiglio lungo 8-15 mm, stretto, con ala basale sul margine esterno; lamina lunga fino a 35 mm, arrotondata alla base, sub ottusa all’apice e con margini poco ondulati.
I petali hanno artiglio lungo circa 3–5 mm, un po’ alato alla base.
La lamina è lunga circa 40 mm e larga 35 mm, di forma ellittico-ovata, troncata all’apice, con la base subcordata e margini poco ondulati.
Il labello è lungo da 18 a 30 mm e largo da 12 a 23 mm, con contorno triangolare, base tronco-subcordata, convesso al centro e callo prominente, a forma di chiglia rialzata all’apice.
Il ginostemio è lungo circa 10 mm, saldato alla base al labello con appendici laterali che non raggiungono la base dell’antera.
Il pedicello e l’ovario sono lunghi fino a 65 mm.
Le fioriture sono di lunga durata (circa 30 giorni) e avvengono dall’autunno alla primavera, anche inoltrata.
L’impollinazione è operata da Bombus hortorum (Linnaeus, 1761) e da api del genere Centris.
La fotosintesi è di tipo CAM (Crassulacean Acid Metabolism), messa in atto come un adattamento all’eccessiva perdita di acqua.
In questo modo il processo di fotosintesi avviene a stomi chiusi che, invece, si aprono di notte per gli scambi gassosi (CO2, O2) con minimo dispendio di vapore acqueo.
Cyrtochilum macranthum è una specie protetta dal commercio e come tale è inserita nell’Appendice II della Convenzione di Washington (CITES) che ha lo scopo di tutelare le specie animali e vegetali a rischio di estinzione, impedendone la loro esportazione e detenzione.
Questa specie si riproduce per seme, per divisione della pianta con almeno di 3-4 pseudobulbi. Si può riprodurre in vitro e anche da semi immaturi (capsule ancora verdi) messi in giusto terreno di coltura. La germinazione così è ottenuta in minor tempo, in media 91,78 giorni, rispetto al tempo necessario per la germinazione dei semi maturi. In questo modo si riduce anche il tempo per il trapianto ottenendo un gran numero di piante in poco tempo.
La coltivazione di Cyrtochilum macranthum è simile a quella di Cyrtochilum serratum.
Sono piante che richiedono una leggera ombreggiatura, temperature fresche, con minime invernali non inferiori a 12 °C e massime estive non superiori a 26 °C, elevata umidità, 60-70%, e una buona ventilazione.
Le innaffiature devono essere regolari durante il periodo di crescita degli pseudobulbi, con l’accortezza di lasciare asciugare quasi completamente il substrato prima di ridare acqua. In inverno le innaffiature vanno ridotte. L’acqua deve essere quella piovana oppure ottenuta da osmosi inversa o demineralizzata.
Le concimazioni vanno fatte durante il periodo vegetativo utilizzando concime per orchidee idrosolubile con microelementi, in misura di 1/3 di dose rispetto a quella consigliata in etichetta.
Le piante possono essere coltivate in vaso con composto drenante e aerato, montate su corteccia o zattera di sughero. Il rinvaso va fatto alla ripresa vegetativa quando iniziano a formarsi le radici.
Esistono diversi ibridi, alcuni anche intergenerici, di Cyrtochilum macranthum.
× Odontocidium è un ibrido intergenerico artificiale (nothogenus) ottenuto tramite l’incrocio tra una specie del genere Odontocidium una del genere Oncidium. Si tratta di un grande gruppo di orchidee in cui sono presenti molti ibridi dei due generi che a loro volta sono stati incrociati per produrre altri ibridi.
Tra tutti gli intergenerici, gli ibridi Odontocidium sono i più diffusi per le bellissime varietà forme e colori che si possono ottenere.
I fiori, infatti, possono essere gialli, bianchi, viola, marrone e diverse combinazioni di questi colori.
Cyrtochilum × monacranthum, (Andreetta ex Dodson) J. M. H. Shaw 2002 (Kew). Ibrido naturale originario dell’Ecuador tra Cyrtochilum geniculatum × Cyrtochilum macranthum.
Quest’ibrido fu descritto per la prima volta da Angel Andreetta (1920–2011) e Calaway Homer Dodson (1928-2020) come Oncidium × monacranthum, ma il suo nome attuale è dovuto a Julian Julian Mark Hugh Shaw (1955-).
È un ibrido naturale di grandi dimensioni rinvenuto in Ecuador da 2000 a 2600 metri di altitudine.
Fiorisce in primavera con un’infiorescenza a pannocchia lunga fino a 2 metri, con singoli rami da 3 a 5 fiori e fino a 25 cm di lunghezza.
In coltivazione questo ibrido deve stare in ombra parziale o completa e la temperatura non deve scendere sotto i 10 °C e sopra i 26 °C.
Le piante devono essere mantenute umide con piccoli periodi di essiccazione (acqua circa una volta a settimana).
In inverno l’irrigazione va ridotta (acqua circa una volta ogni 10 giorni).
Lo storico ibrido Cyrtochilum McBeanianum, è un incrocio di Cyrtochilum macranthum × Cyrtochilum halteratum ottenuto nel 1913 presso il vivaio McBean’s Orchids, il più antico del Regno Unito.
Il proprietario James McBean iniziò a coltivare piante che provenivano dall’America meridionale nel 1879 e quando scoprì la bellezza delle orchidee, assieme a suo figlio Albert, cominciò a riprodurle per fornirle alla famiglia reale britannica in occasione di eventi particolari.
Nel 1913 partecipò al Chelsea Flower Show della Royal Horticultural Society vincendo, anche negli anni, più di 70 prestigiose medaglie d’oro.
Nel 2014 il vivaio stava per chiudere ma Rose Armstrong e Tom Dixon, l’hanno finanziato per garantirne la sopravvivenza anche grazie all’esperta Valeria Valkova e al nutrito team di volontari.
L’ibrido naturale Cyrtochilum Rustic Sunset è un incrocio di Cyrtochilum serratum x macranthum e registrato il 22/04/1996 da H. Liebman presso la Royal Horticultural Society. È un ibrido primario perché frutto d’incrocio tra due specie.
Un ibrido di media taglia è l’incrocio fra Odontoglossum kegeljani x Cyrtochilum macranthum che in coltivazione richiede temperature di giorno 21-26 °C e di notte 13-18 °C, alta umidità, circolazione d’aria media, buona luce, ma non eccessiva o diretta, e concimazione ogni 15 giorni.
Cyrtochilum La Chola è un ibrido primario creato da P. Tosi nel 1999 per incrocio tra le due specie Cyrtochilum loxense e Cyrtochilum macranthum.
Cyrtochilum Cuidad de Loja, M.Portilla 2016 (RHS) è un ibrido ottenuto per incrocio tra Cyrtochilum retusum × Cyrtochilum macranthum. Presenta bei fiori color arancione chiaro su un’infiorescenza ramificata. Il nome a esso assegnato è per celebrare la biodiversità floristica del cantone di Loja (Ecuador).
Moltissime sono le cultivar premiate. Le più recenti sono: Cyrtochilum macranthum ‘Jardin botanique de Montréal’ (2018); Cyrtochilum macranthum ‘Monster’ (2017); Cyrtochilum macranthum ‘Andrea Niessen’ (2014); Cyrtochilum macranthum ‘Marsh Hollow Magic’ (2014); Cyrtochilum macranthum ‘Marsh Hollow Jewel’ (2014); Cyrtochilum macranthum h.v. nanum ‘Alfons’ (2013); Cyrtochilum macranthum ‘Golden Sunrise’ (2013); Cyrtochilum macranthum ‘Golden Sunset’ (2013); Cyrtochilum macranthum ‘Rustic Sunrise’ (2012); Cyrtochilum macranthum ‘BUSTER’ (2012); Cyrtochilum macranthum ‘Rustic Perfection’ (2012); Cyrtochilum macranthum ‘George Norris’ (2011); Cyrtochilum macranthum h.v. nanum ‘Solar Place’ (2006); Cyrtochilum macranthum ‘Pacifica’ (2005); Cyrtochilum macranthum ‘Golden Globe’ (2005); Oncidium macranthum h.v. nanum ‘Memoria Henry Ho Hur’ (2004); Oncidium macranthum ‘Pacific Gold’ (2004); Oncidium macranthum h.v. nanum ‘Full Moon’ (2003); Oncidium macranthum ‘Rustic Seven’ (2002); Oncidium macranthum ‘Rio Verde’ (2002).
Sinonimi: Oncidium macranthum Lindl. (1833); Cyrtochilum carrutherianum F.Lehm. & Kraenzl. (1922); Cyrtochilum hastiferum (Rchb.f. & Warsz.) Kraenzl. (1917); Oncidium hastiferum Rchb.f. & Warsz. (1854); Oncidium macranthum var. hastiferum (Rchb.f. & Warsz.) C.Schweinf. (1949).