Famiglia : Acanthuridae
Testo © Giuseppe Mazza
Ctenochaetus strigosus (Bennett 1828) appartiene alla classe Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine Perciformes ed alla famiglia Acanthuridae, i così detti pesci chirurgo, per la presenza di una lama orizzontale estraibile, affilata come un rasoio, posta sul peduncolo caudale per scoraggiare gli aggressori con la minaccia di taglienti frustate.
Contano attualmente 6 generi e 84 specie (2021), tutte utili per la sopravvivenza dei reef, perché ripuliscono i fondali dai detriti e liberano le formazioni madreporiche dalle alghe filamentose infestanti.
Pesci moderatamente grandi, come Acanthurus xanthopterus che raggiunge i 70 cm di lunghezza, e di taglia modesta, come il Ctenochaetus tominiensis di circa 16 cm o Ctenochaetus strigosus, che stenta a raggiungere i 15 cm.
Il nome latino del genere Ctenochaetus deriva dal greco “κτείς” (kteis) = pettine, e “χαίτη” (chaite) = capelli, setole, con riferimento alla particolare dentizione. Infatti, mentre i parenti prossimi del genere Acanthurus recano solidi denti rigidi, questi li hanno riuniti in spazzole riducendoli a setole sottili come capelli. Il nome specifico strigosus, in latino magro, scarno, allude probabilmente, alla piccola taglia ed alla magrezza del pesce.
Zoogeografia
Ctenochaetus strigosus ha una distribuzione ridottissima. Endemico delle isole Hawaii, è presente anche, non lontano verso ponente, nell’atollo di Johnston, amministrato dagli Stati Uniti, situato a circa un terzo di distanza dalle isole Marshall. Stando a Fishbase, lo si ritrova poi, nativo, nell’arcipelago di Socotra, davanti al Corno d’Africa. Gli altri avvistamenti nell’Indopacifico non sono attendibili, nati forse da confusioni con Ctenochaetus binotatus, d’aspetto analogo ma con l’occhio bordato d’azzurro scuro e non, come Ctenochaetus strigosus, di un giallo brillante.
Ecologia-Habitat
Ctenochaetus strigosus è una specie diurna bentopelagica che nuota in prossimità di formazioni madreporiche, rocce e macerie fra 1 m e 113 m di profondità.
Morfofisiologia
Il corpo, quasi ovale, è molto compresso lateralmente, con la fronte concava e labbra carnose sporgenti. La pinna dorsale e l’anale superano in lunghezza il peduncolo caudale. La prima reca 8 raggi spinosi e 35-28 molli, la seconda 3 raggi spinosi e 22-25 inermi. Le pettorali mostrano 15-16 raggi molli e le pinne pelviche appuntite hanno una sola spina e 3 raggi inermi. La pinna caudale è tendenzialmente troncata.
Come ogni pesce chirurgo, anche Ctenochaetus strigosus ha una caratteristica lama estraibile, rossiccia, posta in un apposito zoccolo al centro del peduncolo caudale. La sopravvivenza della specie conta anche su un’efficace livrea mimetica.
Il colore di fondo, tendenzialmente marrone rossiccio ma alquanto variabile, è infatti non a caso solcato da linee parallele bluastre che si ramificano sul dorso, il ventre e le pinne, mentre il capo reca macchie di un blu più marcato che s’intensifica sulle vistose labbra ed il mento. Le pinne pettorali e le pelviche tendono infine all’arancio.
Ma la caratteristica più saliente della livrea è l’occhio circondato da un curioso anello giallo canarino che si allarga asimmetrico in direzione dorsale.
Perché mettere in evidenza l’occhio, visto che è situato nella parte più importante del corpo?
In genere, infatti, i pesci del reef lo nascondono con una fascia verticale scura o inventano finti occhi verso la coda, meno vitale, per confondere le idee ai predatori. Forse è per sembrare, nel buio, un pesce più grande o per distrarre un attimo l’avversario mentre estraggono la lama per il colpo di coda. Forse, dato che nuota solitario, serve a farsi notare dai conspecifici al momento della riproduzione.
Come in altri acanturidi, la livrea giovanile è molto diversa da quella adulta. In un primo tempo i pesciolini sono di un giallo puro, poi appaiono delle leggere linee parallele longitudinali aranciate.
Il giallo si ritrova spesso in pesci pulitori di taglia analoga, ed infatti i giovani Ctenochaetus strigosus sono ben accetti nelle “stazioni di pulizia per tartarughe” dove le ripuliscono con cura dalle alghe filamentose che, incrostando il carapace, possono alla lunga frenarne il nuoto.
Poi, crescendo, il giallo della livrea permane ancora un po’ solo sulle pinne, specialmente la caudale, mente il corpo si fa rossiccio e appaiono un po’ alla volta le strisce parallele e le macchie blu degli adulti.
Etologia-Biologia Riproduttiva
La dieta del Ctenochaetus strigosus è basata principalmente sulla pellicola di diatomee ed alghe blu-verdi che tappezza i fondali. La smuovono con le setole, aspirando al tempo stesso la microfauna presente ed i piccoli detriti.
Ne consegue che quando spazzolano organismi velenosi la loro carne diventa tossica e che se vengono consumati, nonostante la piccola taglia, possono dar luogo ad intossicazioni alimentari gravi note col nome di ciguatera.
La riproduzione non avviene in gruppo ma si formano delle coppie che salgono per riprodursi verso la superficie. Non vi sono cure parentali e le uova, fecondate in nuoto, vengono affidate alle correnti.
Con altri acanturidi questi pesci erano esportati in massa dalle Hawaii per gli acquari domestici, dove morivano poi spesso di fame vista la difficoltà a nutrirli. Oggi, per loro fortuna, questo traffico è vietato.
Non si tratta tuttavia di una specie in grave pericolo. La resilienza è buona con un possibile raddoppio delle popolazioni in meno di 15 mesi, e l’indice di vulnerabilità è attualmente moderato, segnando 29 su una scala di 100.
Sinonimi
Acanthurus strigosus Bennett, 1828.