Famiglia : Coccinellidae
Testo © Prof. Santi Longo
Il Crittolemo (Cryptolaemus montrouzieri Mulsant, 1850) è un coleottero Coccinellidae della tribù degli Scimnini o Coccinellini, nella quale sono incluse specie predatrici di cocciniglie e di afidi.
Le larve sono caratterizzate dalla presenza, sul dorso, di filamenti cerosi bianchi, utili per difendersi dalle formiche che proteggono le specie produttrici di melata predate dagli Scimnini.
Il nome del genere Cryptolaemus, di derivazione greca, è composto da “crypt”, nascosto, e da “laemus” derivato da “laimos”, collo o gola, e quindi letteralmente con “collo nascosto” mentre.
L’’epiteto specifico montrouzieri onora la memoria del botanico, esploratore, missionario ed entomologo francese Xavier Montrouzier, autore di Insect Fauna of Woodlarrk Island.
Zoogeografia
Il Crittolemo, che insieme ad altre sei specie congeneri, è originario dell’Australia, della Nuova Zelanda e dell’Indonesia, è stato individuato nel 1888 nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud, da Albert Koebele.
Questi, in qualità di entomologo del Governo USA, era stato inviato in Australia, da Riley, per ricercare efficaci nemici naturali della cocciniglia australiana Icerya purchasi, dannosa agli agrumeti californiani e argentini.
Nel corso della stessa missione Koebele individuò e introdusse in California oltre al Crittolemo, altre specie predatrici di cocciniglie.
Nel 1913 in molti agrumeti della California meridionale, si verificarono gravi infestazioni da Pseudococcus calceolarie.
In quell’occasione si constatò che il Crittolemo era in grado di contrastare efficacemente le infestazioni nelle zone in cui era riuscito ad acclimatarsi e aveva superato il periodo invernale anche predando ospiti alternativi.
Considerata l’efficacia predatoria e la ridotta capacità di acclimatazione, il coccinellide venne introdotto, allevato e diffuso per la lotta biologica agli Pseudococcidi (Pseudococcidae) noti anche come Cocciniglie farinose o Cocciniglie cotonose, nelle principali aree del mondo dove venivano coltivati gli agrumi.
Il Crittolemo è stato utilizzato anche contro le cocciniglie delle araucarie, del caffè e della vite. In ambiente protetto e nei parchi è stato introdotto anche contro gli afidi.
Attualmente nel Bacino mediterraneo, è presente in agrumeti, vigneti e serre del Nord Africa, del Sud Europa, della Francia, della Spagna, della Turchia, della Grecia e dell’Italia.
Solo in alcuni ambienti le condizioni microclimatiche hanno consentito l’acclimatazione del Crittolemo; pertanto, in quelle in cui non riesce a superare l’inverno, viene rilasciato durante le tarda primavera-estate allorché vengono riscontrate le prime colonie della cocciniglia.
Ecologia-Habitat
Cryptolaemus montrouzieri è riuscito ad acclimatarsi solo in alcune aree costiere della California e pertanto, per la lotta biologica negli agrumeti dell’interno, dal 1916 al 1930, è stato allevato in 16 insettari industriali, appositamente costruiti, uno dei quali era in grado di produrre da 30 a 40 milioni di esemplari ogni anno.
In Italia, il Crittolemo è stato introdotto dalle Isole Hawaii e dalla California dal Silvestri, nel 1908.
Altri lanci, sono stati effettuati nel 1935 in Calabria e nel 1938 in Liguria con esemplari provenienti dalla Costa Azzurra.
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso, è stato allevato nei laboratori delle Università di Napoli, Portici, di Palermo e di Catania. Un insettario costruito in Sicilia, dal 2006 al 2020, ha prodotto e distribuito in agrumeti e vigneti dell’Isola, e della Calabria, oltre 3 milioni di esemplari del predatore.
Morfofisiologia
L’adulto ha il corpo lungo circa 5-6 mm ricoperto da fine peluria.
Il capo e le antenne sono di colore giallastro aranciato; gli occhi composti sono neri.
Il primo segmento del protorace e la parte finale delle elitre hanno la stessa tonalità aranciata, mentre la restante parte è marrone scuro uniforme, quasi nera.
Le ali posteriori sono membranacee e ben adatte al volo. Durante il riposo stanno ripiegate sotto le elitre.
I maschi hanno le zampe anteriori giallastre. Nelle femmine i femori e le tibie anteriori sono neri o grigiastri.
L’addome è protetto dalle robuste elitre, la forma degli ultimi segmenti nei maschi è concava, mentre nelle femmine è convessa.
Anche tale caratteristica morfologica consente la rapida distinzione dei sessi, di notevole importanza quando il Crittolemo viene impiegato per la lotta biologica, dato che è necessario introdurre in campo individui di entrambi i sessi con una prevalenza di femmine.
Le larve, col corpo giallastro depresso e allungato, vengono denominate di tipo “campodeiforme” per la loro somiglianza con gli adulti di insetti primitivi del genere Campodea della classe Diplura.
Le zampe sono bene sviluppate e consentono una discreta mobilità nella ricerca e inseguimento delle prede. La larva neonata misura poco più di 1 mm; quella matura, di quarta età, è lunga da 14 a 20 mm.
Sul dorso del corpo sboccano numerose ghiandole che secernono i lunghi e irregolari raggi cerosi che conferiscono alle larve una certa rassomiglianza con le prede preferite denominate Cotonelli.
Queste cocciniglie, dannose a molte piante coltivate, producono escrementi liquidi ricchi di zuccheri denominati melata.
Le formiche si alimentano di melata e proteggono gli insetti che la producono aggredendo le specie predatrici ed in questo caso il Crittolemo.
Le larve sono però protette dai raggi cerosi e la forma sferica degli adulti, offre pochi lati deboli alle formiche che difficilmente riescono a catturarli.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Poco dopo lo sfarfallamento gli adulti di Cryptolaemus montrouzieri vanno alla ricerca delle colonie di Pseudococcidi guidati dall’odore dei feromoni sessuali emessi dalle femmine vergini, le quali vivendo vicine amplificano il segnale di richiamo per i minuscoli maschi.
Tale feromone sessuale, si rivela così nocivo per gli organismi emittenti e viene anche definiito kairomone. Tuttavia, l’odore richiama anche le formiche che proteggono le cocciniglie, attività questa che viene definita sinomonica poiché risulta utile sia alla cocciniglia emittente sia alle formiche che si nutrono della melata.
Gli adulti del Crittolemo vivono in media poco più di due mesi, durante i quali una femmina inizia a deporre le uova, dopo cinque giorni dalla fecondazione.
In condizioni ottimali (con temperature intorno ai 25 °C), ogni femmina depone sino a venti uova al giorno per un totale di circa trecento elementi, vicino al corpo della preda che protegge le uova con i fili cerosi secreti dalle numerose ghiandole che formano un ovisacco.
La larva neonata del Cryptolaemus montrouzieri preda quasi esclusivamente le uova.
Successivamente aggredisce anche le forme giovani e le femmine preovigere di Pseudococcidi, nonché Coccidi ed afidi.
Nel corso dello sviluppo, che in laboratorio si conclude in una ventina di giorni, una larva distrugge circa 1500 uova o 700 neanidi di Planococcus citri.
Meno efficace è la sua attività predatoria nei confronti dell’Afide delle rose (Macrosiphum rosae) e di Coccidi quali Coccus hesperidum e Coccus pseudomagnoliarum che vengono definiti “ospiti di sostituzione” o “di sostentamento” poiché non forniscono tutti gli elementi necessari per la riproduzione del predatore.
In condizioni di laboratorio, con temperature ambientali intorno a 25 °C e con umidità relativa non inferiore al 60%, il Crittolemo può riprodursi senza interruzioni e svolgere fino a otto generazioni annuali.
Per tali caratteristiche biologiche e per l’esigenza del suo impiego in programmi di lotta biologica contro le cocciniglie dannose all’agricultura o ai giardini, il Crittolemo continua a essere allevato in appositi stabilimenti, denominati insettari o biofabbriche.
In questi allevamenti la sua preda è in genere Planococcus citri, viene fatto crescere a spese di germogli di patata o zucche.
Tali substrati, dopo l’inoculo delle uova e la formazione delle colonie della preda vengono trasferiti in apposite gabbie nelle quali si introducono alcune coppie di Crittolemo appena sfarfallate.
Mantenendo una temperatura costante intorno a 27 °C e 60 % di umidità relativa, il ciclo da uovo a adulto si completa in circa 30 giorni.
Gli adulti ottenuti in laboratorio vengono posti in idonei contenitori dai quali vengono liberati in campo vicino o sulle piante infestate; qui vanno alla ricerca delle prede che individuano seguendo le tracce odorose delle loro colonie, a spese delle quali si riprodurranno. Nelle serre vengono di preferibilmente rilasciate le voraci larve che non possono allontanarsi dalle piante sulle quali sono state liberate.
Tuttavia, se le larve si alimentano di prede di sostituzione rallentano il loro sviluppo e come abbiamo visto gli adulti, pur sopravvivendo, non riescono a riprodursi normalmente.
Sinonimi
La specie è stata descritta da Mulsant nel 1850 come Cryptolaemus montrouzieri; successivamente, nel 1853, Blackfurn lo ha chiamato Cryptolaemus simplex.
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