Famiglia : Viperidae
Testo © Dr. Gianni Olivo
Il Crotalo diamantino orientale o Eastern diamondback (Crotalus adamanteus Palisot de Beauvois, 1799) è uno dei più noti, famosi e famigerati serpenti a sonagli del Nuovo mondo, e certamente uno dei più grandi crotalidi, oggi ascritti alla famiglia dei viperidi (Viperidae), sottofamiglia crotalini (Crotalinae), un tempo considerati un gruppo a se stante.
Come tutti i viperidi i più evoluti tra i serpenti velenosi, possiede lunghe zanne velenifere ripiegabili sul palato e situate nella parte anteriore del palato stesso (solenoglifi), per cui, date le grandi dimensioni, che in media vanno da 90 a 190 cm (record: 243 cm), i “denti del veleno”, scanalati come aghi da iniezione, possono essere lunghi fino a 3 cm ed in grado di inoculare grandi dosi di veleno in profondità, anche attraverso indumenti leggeri.
Aggiungiamo a ciò un’indole irritabile ed una notevole propensione a mordere alla minima provocazione ed otterremo uno dei più grandi avvelenatori del Nord America e soprattutto un avvelenatore in grado di causare la morte di esseri umani.
Come suggerisce il nome, la livrea è caratterizzata da disegni dorsali a forma di diamante o di losanga, di colore scuro (nero o marrone), incorniciati da una sottile fila di squame chiare, generalmente color crema. Detto motivo risalta sul colore di fondo del corpo, che può essere beige, rossiccio, nocciola o giallastro.
La testa è grande e larga, appiattita, ben distinta dal collo, e superiormente mostra un misto di squame grandi e piccole, similmente agli altri Crotalus ma a differenza dei Crotali pigmei e Massasauga (Sistrurus), la cui testa è ricoperta da squame di grandi dimensioni.
L’occhio, posto parecchio in avanti, ha pupilla verticale, e sono evidenti le fossette termo-recettrici, che gli consentono la localizzazione della preda a sangue caldo anche al buio o quando non è in movimento: per questo motivo i crotalidi vengono detti pit vipers o vipere dalle fossette.
Il “sonaglio”, che ha valso all’intero gruppo il suo pittoresco nome, spesso impropriamente, perché vi sono crotalidi privi di questo…accessorio, è un organo sonoro costituito da segmenti di tessuto corneo, inanellati come perle di una collana, in maniera relativamente lassa, tanto da potersi urtare l’un l’altro quando la coda viene fatta vibrare velocemente.
Il suono prodotto varia a seconda delle dimensioni, e naturalmente più è grande il serpente, più udibile anche a distanza sarà il rumore. Nelle specie più minute può ricordare il ronzio di un’ape, ma in un grosso diamondback sembra più il rumore di una gigantesca locusta o, ancor meglio, quella gratificante raffica di mitragliatrice che ci piaceva tanto da ragazzi (per lo meno a quelli che lo erano quando lo ero io), ottenuta fissando una carta da gioco alla forcella della bicicletta, in maniera che il passaggio dei raggi la facesse vibrare.
In certi casi, poi, il rumore è stato paragonato ad una fuga di vapore o ad altri suoni, tanto che le descrizioni ed i paragoni di chi ne ha incontrato uno sono i più disparati e legati non solo alla taglia dell’esemplare descritto ma anche alla fantasia del singolo.
Negli individui molto giovani, il sonaglio è pressoché un abbozzo, che pare un nodo o un bottone, ma successivamente si aggiungono da 2 a 4 segmenti all’anno, in occasione delle “mute”. I segmenti più vecchi possono divenire fragili e staccarsi
L’areale di questo serpente comprende il Sud-Est degli Stati Uniti, Florida compresa, Louisiana, Carolina del Sud, bacino del Mississippi, e l’eastern diamondback si trova a proprio agio in una notevole varietà di habitat, dai boschi di conifere a quelli costituiti da diverse varietà di palme, dalle zone paludose o acquitrinose a quelle semi-aride.
Buon nuotatore, si avventura persino in mare, raggiungendo e colonizzando isolotti al largo della costa della Florida (Florida keys), e le prede di cui si nutre vanno dai roditori agli uccelli, da altri rettili ai batraci.
Si tratta di un animale che tende spesso a fronteggiare una supposta minaccia, piuttosto che fuggire, ed effettivamente la vista di questo grosso serpente, raccolto in un bel cumulo di robuste spire, la testa sollevata ed arretrata, pronta a scattare in avanti, e la coda parimenti sollevata e fatta muovere velocemente in modo da produrre il famoso crepitio di avvertimento, è uno spettacolo difficilmente dimenticabile.
Il veleno, sebbene meno potente di quello di altre specie, viene prodotto ed inoculato in grandi quantità, per cui un eventuale morso è (a parte i casi di dry bite, in cui il rettile non inocula) un’evenienza drammatica, soprattutto se si è verificato in zone isolate e lontane da un centro abitato.
Il veleno, che altro non è se non una saliva modificata, ha diverse azioni, tra cui prevale quella citotossica, con distruzione dei tessuti, necrosi e gangrene. L’edema (stravaso di plasma dai capillari nei tessuti) è spesso imponente, ed oltre a predisporre a deficit di irrorazione sanguigna, per meccanismo compressivo all’interno delle fasce muscolari, con possibili gangrene, può causare shock ipovolemico.
L’azione sui vasi e sulla coagulazione può provocare emorragie e trombosi ed il riassorbimento di sostanze tossiche dalle zone necrotiche, può, in certi casi, provocare danno ed insufficienza renale.
Grandi quantità di siero sono necessarie nei casi di avvelenamento serio, ed ogni ritardo può lasciare, comunque, danni ed esiti permanenti, anche se il siero ha salvato la vita del paziente.
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