Famiglia : Colchicaceae
Testo © Eugenio Zanotti
Il genere Colchicum comprende circa 60 specie distribuite soprattutto nel Vecchio Mondo (circa 30 in Europa), Asia occidentale e centrale, Africa boreale. Il Colchico comune, noto anche come falso zafferano, è una specie a distribuzione Centro Europea (Europa temperata, dalla Francia all’Ucraina), ed è presente anche in Caucaso e nel Nordafrica.
Il nome del genere deriva dal greco antico “Kolkhís”, la Colchide (antico stato georgiano che si affaccia sul Mar Nero dell’Asia Caucasica), meta degli Argonauti, diretti alla conquista del vello d’oro e patria della famosa Medea, esperta di veleni, che la leggenda vuole conoscesse questa pianta poi citata nei trattati di medicina del medico-farmacista Dioscoride che esercitò a Roma ai tempi di Nerone.
Lo specifico “autumnale” è riferito al periodo di fioritura di questa specie.
Il colchico comune, anche noto come falso zafferano o colchico d’autunno (Colchicum autumnale L. 1753), è una specie erbacea perenne, glabra, alta (5) 10-40 cm, fornita di bulbo-tubero piriforme od ellissoide di 3 x 4 (7) cm, avvolto da una tunica brunastra o rosso-nerastra, molto profondo nel terreno. Quattro foglie (raramente 3-7) radicali, erette, un po’ carnose, intere, di colore verde intenso su entrambe le facce, largamente lanceolate (quella più esterna di 4-7 x 25-26 cm), 3-5 volte più lunghe che larghe, acute all’apice.
Fiori da 1 a 3 (7) avvolti alla base di una spata ialina, mucronata, con strette ali membranose; perigonio con tubo incolore lungo 10-25 (25) cm e sei lacinie rosee o lilacine, le esterne più strette; 6 stami dei quali 3 con filamenti di 15 mm, gli altri di 10 mm; antere gialle 5 mm, lineari, dorsifisse; stili eretti (20-25 mm) appena allargati in uno stimma di 2-2,5 mm, papilloso e ricurvo ad uncino. Impollinazione entomofila, operata da mosche e api. Il frutto è una capsula triloculare di 2-2,7 x 3,4 – 5,5 cm, ovoide-allungata, acuta all’apice, prima verde e poi bruna, contenente numerosi semi, globosi, molto duri, da rosso-bruno a nerastri, zigrinati superficialmente e, da freschi, un po’ appiccicosi per un’escrescenza carnosa che con l’umidità si fa’ gelatinosa (ciò favorisce la disseminazione zoofila).
Il colchico cresce, spesso gregario, soprattutto nei terreni di media fertilità, freschi e con pH neutro, sia calcarei, sia silicei, nei prati stabili, prati falciati, schiarite dei boschi, pascoli ed altri ambienti umidi, dal piano fino a 2100 m s.l.m.La fioritura del colchico avviene da agosto a settembre, dopo di ché i fiori scompaiono rapidamente e solo nella primavera successiva si ha lo sviluppo di un breve fusto che porta il frutto avvolto dalle foglie. Da ciò si ha l’impressione che la fruttificazione avvenga in un mese che precede la fioritura!
Tutta la pianta, ma soprattutto i semi (raccolti in giugno e luglio) che contengono amido, sostanze albuminoidi, zuccheri, tannino, acido gallico, fitosterina e un olio), ed i bulbi-tuberi (raccolti in agosto) che contengono, oltre ad amido, inulina, gomma, tannino, resine, ed un olio grasso, l’alcaloide colchicina inodore ma da sapore amarissimo. La colchicina agisce essenzialmente sulla circolazione capillare ed è stata impiegata come antiartritico, antireumatico, diuretico, ma soprattutto come rimedio specifico contro il dolore causato dagli accessi di gotta acuta (ma inefficace nella gotta cronica), fatta esclusione per i pazienti con problemi renali e colitici. La colchicina inibisce la fagocitosi dei cristalli di acido urico interrompendo così il circolo vizioso del processo infiammatorio.
La colchicina agisce inoltre impedendo la mitosi cellulare e quindi favorisce la poliploidia perciò colchicina ha una notevole importanza nel campo della citologia sperimentale e viene usata, per esempio, per indurre l’ibridazione fra specie vegetali diverse. È stata sperimentata anche nella cura dei tumori ma è oggi sostituita, così come la podofillina, dagli alcaloidi estratti dalla ben nota Vinca rosea del Madagascar (Catharanthus roseus).
L’uso è di esclusiva pertinenza medica per l’elevata tossicità (la dose mortale per un uomo si aggira attorno ai 20-60 mg). Alte dosi terapeutiche possono causare nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, danni renali, bruciori alla gola e alla pelle.
A dosi superiori sopravvengono collasso cardiocircolatorio, delirio, convulsioni, prostrazione, paralisi ascendente e infine morte.
L’uso prolungato causa agranulocitosi, anemia aplastica, nevriti, ecc. Il colchico ha causato numerosi avvelenamenti, anche mortali, a causa della confusione con specie simili con bulbi commestibili, soprattutto appartenenti al genere Crocus che però, si distinguono per le foglie strettamente lineari, larghe qualche mm, presenti alla fioritura e caratteri fiorali diversi, come lo stimma allargato a imbuto o flabellato.
Sinonimi: Colchicum commune Necker (1768); Colchicum autumnale L. var. vernum Reichard (1779); Colchicum vernale Hoffm. (1791); Colchicum multiflorum Brot. (1804); Colchicum polyanthon Ker Gawl. (1807); Colchicum autumnale L. var. neapolitanum Ten. (1825); Colchicum praecox Spenn. (1825); Colchicum patens F.W. Schultz (1826); Colchicum cupanii Guss. (1827); Colchicum autumnale L. var. viridiflorum Opiz (1852); Colchicum pannonicum Griseb. & Schenk (1852); Colchicum haynaldii Heuffel (1858); Colchicum transsilvanicum Schur (1866); Colchicum corsicum Baker (1879); Colchicum autumnale L. var. transsilvanicum (Schur) Nyman (1882); Colchicum autumnale L. var. vernale (Hoffm.) Nyman (1882); Colchicum autumnale L. subsp. pannonicum (Griseb. & Schenk) Nyman (1882); Colchicum autumnale L. var. speciosissimum Bubela (1884); Colchicum autumnale L. var. lucanum N.Terrac. (1873); Colchicum autumnale L. var. pannonicum (Griseb. & Schenk) Baker (1879); Colchicum autumnale L. subsp. vernum (Reichard) Nyman (1890); Colchicum autumnale L. var. castrovillarense N.Terrac. (1891); Colchicum autumnale L. var. tenorei (Parl.) Fiori (1894); Colchicum autumnale L. var. todaroi (Parl.) Fiori (1894); Colchicum autumnale L. subsp. algeriense Batt. (1895); Colchicum bulgaricum Velen. (1901); Colchicum autumnale L. var. algeriense (Batt.) Batt. & Trab. (1905); Colchicum autumnale L. var. elatius Simonk. (1906); Colchicum autumnale L. f. transsilvanicum (Schur) Domin (1909); Colchicum autumnale L. f. bulgaricum (Velen.) Domin (1909); Colchicum autumnale L. f. pannonicum (Griseb. & Schenk) Domin (1909); Colchicum autumnale L. proles vernale (Hoffm.) Rouy (1910); Colchicum autumnale L. var. fritillatum Samp. (1910); Colchicum autumnale L. var. bivonae (Guss.) Fiori (1923); Colchicum autumnale L. var. corsicum (Baker) Fiori (1923); Colchicum autumnale L. var. provinciale (H.Loret) Fiori (1923); Colchicum autumnale L. var. variopictum (Janka) Fiori (1923) Colchicum autumnale L. var. kochii (Parl.) Fiori (1923); Colchicum autumnale L. var. bulgaricum (Velen.) Stoj. & Stef. (1925); Colchicum autumnale L. var. gibraltaricum Kelaart (1946); Colchicum autumnale L. var. multiflorum (Brot.) Samp. (1947); Colchicum autumnale L. f. macropetala M.Gajic (1977); Colchicum autumnale L. f. milosi M.Gajic (1977); Colchicum autumnale L. f. radei M.Gajic (1977).
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