Famiglia : Gobiesocidae

Testo © Giuseppe Mazza

Simile ad una lumaca, come indica il nome scientifico, Cochleoceps orientalis è un Blenniiformes endemico dell’Australia sud orientale © Steve Smith
Nell’ordine dei Blenniiformes, appartenente alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, non vi sono solo falsi pesci pulitori, feroci impostori come Aspidontus taeniatus, che imita il noto labride Labroides dimidiatus e poi sfodera vistosi denti a sciabola per strappare brandelli di carne ai clienti, ma esistono anche dei pulitori onesti come il Pesce pulitore orientale, Cochleoceps orientalis Hutchins, 1991.
È inserito, anche se non tutti i tassonomi sono d’accordo, nel sottordine dei Gobiesocoidei e nella famiglia dei Gobiesocidae, i così detti Pesci appiccicosi, perché si attaccano alle alghe, alle rocce o ai pesci da ripulire con le pinne pelviche modificate che formano col tessuto adiacente una o due ventose, un po’ come fanno i Gobiidae, ma con strutture diverse.

Lungo al massimo 5,5 cm, il Pesce pulitore orientale reca un doppio disco succhiatore, qui visibile di profilo nella prima parte del torace. Nasce dalla fusione delle pinne pelviche unite in basso da una frangia carnosa di cellette piatte esagonali, formate da microscopiche setole per una adesione perfetta a tutti i supporti © Brian R Mayes
Come abbiamo visto per Alticus saliens, inserito nei Blenniidae, anche fra i Pesci appiccicosi si trovano specie fortemente anfibie che vivono nella zona di marea e possono sopravvivere fuor d’acqua, anche tre-quattro giorni, assorbendo l’ossigeno dall’aria tramite le branchie inumidite dagli spruzzi.
Alcuni, con un’altra similitudine ai Gobiidae, si rifugiano sotto i ricci di mare come Ginsburgellus novemlineatus mangiucchiandone i pedicelli, ed è appunto per tutte queste analogie, senza scordare il gobide pulitore Elacatinus evelynae, che è nato il nome Gobiesocidae assegnato alla famiglia.

Cochleoceps orientalis vive nascosto fra le alghe o mimetizzato fra ascidie e spugne in acque profonde dove sorgono le sue stazioni di pulizia © Gina
Il genere Cochleoceps nasce dal greco “kochlea”, a forma di lumaca, e “kefáli”, testa, per l’aspetto di questo pesce pulitore, mentre il termine specifico orientalis fa riferimento in latino alla loro collocazione geografica, verso oriente, lungo le coste australiane.
Zoogeografia
Cochleoceps orientalis è infatti endemico dell’Australia sud orientale, da Seal Rocks nel Nuovo Galles del Sud a Mallacoota nello stato di Victoria.

Onnivoro, oltre ai parassiti che toglie dalla pelle e dalle branchie dei pesci, si nutre di frammenti d’alghe, spugne e ascidie © Josh Moloney
Ecologia-Habitat
Cochleoceps orientalis vive demersale fra i 3 e i 40 m, in acque temperate con valori compresi fra 16,4 e 23,3 °C, spesso sulle fronde di Ecklonia radiata, la sua alga preferita.
Nuota infatti il meno possibile per non farsi notare dai predatori rifugiandosi fra le fronde di questa pianta che insegue a balzi, nel movimento ondoso, sul lato meno in vista.

L’elegante livrea mimetica, va dall’arancione intenso, ma criptico in profondità, al giallo-verdastro. Sul dorso e sui fianchi spiccano numerose linee blu iridescenti. Da sinistra © kateahmad © Harry Rosenthal © Harry Rosenthal
Si può trovare anche in acque più profonde, mimetizzato fra ascidie e spugne, variopinti punti di riferimento, facili da memorizzare dai clienti delle loro stazioni di pulizia.
Morfofisiologia
Cochleoceps orientalis raggiunge al massimo i 5,5 cm di lunghezza. Il corpo allungato fusiforme, senza squame, è protetto da un muco, come spesso accade nei Blenniiformes.

Eccolo al lavoro mentre libera scrupolosamente dai parassiti pesci ossei e cartilaginei. Dall’alto a sinistra © Lawrence Hylton © grahammcmartin © Robin Laws-Wall
A differenza dei Gobiidae, però, la pinna dorsale non ha spine ma solo 5-6 raggi molli, e così le altre come l’anale con 4-6 raggi, le pettorali con 21-24 raggi e la caudale arrotondata.
Le pelviche, fuse fra loro, creano un doppio disco succhiatore di medie dimensioni con una frangia carnosa nella metà posteriore nata da minuscole cellette piatte esagonali formate da microscopiche setole per una perfetta adesione al supporto.
La livrea, vistosa ma criptica, va dall’arancione intenso, che come noto scompare con l’affievolirsi della luce in profondità, al giallo-verdastro.

Due nidi d’uova sulla pagina inferiore delle alghe. I maschi li difendono fino alla schiusa, ed anche le femmine non li abbandonano, restando nei dintorni in trepidante attesa © Naomi Springett (a sinistra) © Peter (a destra)
È ornato da innumerevoli macchie rosso scuro, mentre sul dorso e sui fianchi spiccano numerose linee blu iridescenti, disposte per lo più perpendicolari alla lunghezza del corpo.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Cochleoceps orientalis è onnivoro. Oltre ai parassiti che trova sulla pelle e le branchie dei pesci ossei e cartilaginei, rimuove gli avanzi di cibo fra i loro denti, preda i piccoli crostacei bentonici e mangiucchia le alghe, sbocconcellando nell’attesa di clienti ascidie e spugne.

Anche questi piccoli chirurghi s’ammalano. Qui un Cochleoceps orientalis con due parassiti che hanno in più deposto le uova. Ma interverranno i colleghi © kim dinh
Si riproduce in coppia incollando le uova sul lato nascosto delle alghe, un nido in movimento che come tutti i Blenniiformes è sorvegliato coraggiosamente dal maschio, ed anche la femmina non l’abbandona restando accanto nell’attesa della schiusa.
L’andamento delle popolazioni è sconosciuto ma in varie località il Pesce pulitore orientale è molto comune. La resilienza della specie è ottima, con un possibile raddoppio delle popolazioni in meno di 15 mesi, e la vulnerabilità alla pesca, bassissima, segna appena 10 su una scala di 100.
Dal 2024 Cochleoceps orientalis appare quindi come “LC, Least Concern”, cioè “Minima Preoccupazione”, nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo.
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