Famiglia : Cistaceae
Testo © Prof. Paolo Grossoni
Nella pratica vivaistica Cistus salviifolius L. (1753), famiglia Cistaceae Juss. (1789), genere Cistus L. (1753), per i suoi fiori bianchi con unghia gialla è inserito nella categoria ‘White or Withish Pink Clade’ (WWPC). Volendo sottolineare la somiglianza delle sue foglie con quelle della salvia (Salvia officinalis L.) Linneo lo denominò ‘salviifolius’.
È chiamato cisto femmina, cisto con foglie di salvia, brentina in italiano, sage-leaved rock rose in inglese, ciste à feuilles de sauge, ciste femelle in francese, jaguarzo morisco, tomillo, estepa negra, jara negra in spagnolo, sargoaço, cergoaço, saganho-mouro in portoghese, Salbeiblättrige Zistrose in tedesco.
Questo cisto è un arbusto (NP) molto ramificato e, pur potendo arrivare a 90-100 cm, ha di solito un portamento prostrato senza superare 60 cm circa; è sempreverde e scarsamente aromatico; i rami sono sottili, inizialmente vischiosi, fittamente tomentosi per peli di protezione da fascicolati a stellati. Le foglie sono semplici, opposte, piuttosto piccole (10-40 × 6-20 mm) e brevemente picciolate (2-4 mm); la lamina è ovale o ellittica e spesso arrotondata all’apice, uninervata (penninervia), verde-grigia su entrambe le facce di cui l’inferiore è più chiara; hanno aspetto rugoso-reticolate e sono tomentose; il margine è intero, ondulato ma non revoluto ed è ciliato.
Con un peduncolo molto lungo (fino a una decina di centimetri) e densamente tomentoso per peli stellati, il fiore è inserito su una infiorescenza uniflora o, talvolta, con due fiori appaiati. È mediamente grande (4-5 cm di diametro), poco o per niente profumato e ha cinque petali largamente obovati di colore bianco candido, ma anche rosa pallido, con un’unghia gialla alla base.
La fioritura avviene fra aprile e maggio ma, anche se i petali sono molto effimeri, può estendersi fino all’estate. Il calice è persistente ed è formato da tre sepali più esterni e più grandi (10-18 × 7-12 mm) e da due più interni e più piccoli; tutti cadono alla maturità del frutto. L’ovario è supero e tomentoso e l’impollinazione è entomogama; gli stami, circa un centinaio, sono lunghi e gialli mentre lo stilo è quasi inesistente (al massimo è lungo 0,5 mm).
Il frutto matura all’inizio dell’estate; è una capsula loculicida a cinque carpelli, nerastra, globosa e con diametro di 5-7 mm; ha sporadici tricomi semplici sull’esterno e contiene molti semi, globosi e piccoli (1 mm) che, come in tutto il genere, hanno una dormienza molto prolungata per la robustezza e la resistenza dei tegumenti esterni che devono venire degradati dall’azione del fuoco o da quella sinergica degli agenti atmosferici e degli organismi di quell’ambiente per permettere così all’acqua e all’aria di raggiungere i tessuti embrionali.
Il numero cromosomico della specie è lo stesso di tutto il genere: 2n = 18.
Le piante di Cistus salviifolius possono sopportare prolungate condizioni di siccità e, pur essendo tendenzialmente acidofile, possono adattarsi anche a suoli derivati da substrati calcarei. Inoltre, tollerano un certo grado di ombreggiamento e temperature relativamente basse potendo così vivere fino ad altitudini di 1200-1300 m slm arrivando anche a 1800 m nei settori più caldi del suo areale.
Questo cisto si ritrova in formazioni vegetali cespugliose o lungo i margini di aree boscate, spesso con piante eterogenee di varie specie, da quelle della macchia sempreverde e delle sue varianti alle cenosi di latifoglie termofile decidue, oppure anche al margine di aree boscate quali pinete, cipressete, leccete, querceti decidui o altre tipologie di associazioni.
Nel bacino del Mediterraneo sono, in genere, formazioni condizionate da processi degenerativi ma ancora riferibili al modello ‘macchia mediterranea’ fino a cenosi indiscutibilmente degradate come le garighe.
La sua distribuzione naturale riguarda la maggior parte del bacino del Mediterraneo comprese le coste anatoliche del Mar Nero e quelle atlantiche dell’Europa sudoccidentale. Cistus salvifolius è assente solamente negli arcipelaghi macaronesici e in Crimea. Il suo areale praticamente corrisponde a quello del genere Cistus.
Per il colore e le dimensioni dei fiori, Cistus salvifolius viene a volte confuso con Cistus clusii Dunal, un cisto autoctono dell’Africa nord-occidentale, della penisola iberica e dell’Italia meridionale (Sicilia meridionale e promontorio del Gargano). Si può però agevolmente distinguere perché quest’ultimo ha foglie aghiformi e simili a quelle del rosmarino e calice formato da tre soli sepali.
È pianta mellifera ma, oggi, soprattutto usata per ridurre i processi erosivi in terreni scoperti, per consolidare le dune sabbiose e come siepe frangivento.
Nei giardini e nelle aiuole essa viene impiegata, accostandola ad altri cisti (Cistus ladanifer L., Cistus albidus L., Cistus monspeliensis L., ecc.) o a taxa di altre famiglie, per creare macchie di colore. Si propaga facilmente per seme o per talea.
Secondo WFO World Flora Online non vi sono entità subspecifiche riconosciute all’interno di questa specie. Il sito riporta 52 taxa, un tempo classificati in ranghi diversi, da specie a forma, ai quali attualmente non viene riconosciuto un rango tassonomico proprio ma spesso ancora nominati in ambito unicamente vivaistico.
Questi 52 taxa sono definiti dal WFO come sinonimi di Cistus salviifolius L. In particolare, 10 erano stati identificati come ‘specie’ (Cistus), 6 rientrano come ‘forma’, 7 in quello ‘prole’ (questo rango tassonomico, ormai in disuso, aveva valore in ambito vivaistico ma è stato soppiantato dall’attuale categoria ‘gruppo-cultivar’), 17 erano stati definiti come ‘varietà’, 11 appartenevano al non più accettato genere Ledonia Spach e, infine, un ultimo taxon era stato classificato come ‘varietà’ di una specie attribuita a Ledonia.
Fra le varietà maggiormente impiegate si possono enumerare ‘Avalanche’, molto vigorosa, ‘Bonifacio’ e ‘Prostratus’ che, per il loro portamento molto prostrato, tollerano bene il vento, ‘Gold Star’ per i petali con un’ampia unghia bianca, ‘Grandifolius’ per le dimensioni delle sue foglie (come evidenzia il nome), ‘May Snow’ perché molto fiorifera così come lo è la cv ‘Fontfroide’ dell’ibrido Cistus × florentinus Lam.
Il cisto salvifoglio si ibrida anche facilmente con quasi tutte le altre specie del genere e non soltanto della categoria ‘White or Withish Pink Clade’ (WWPC).
WFO World Flora Online (2024) ha elencato i seguenti ibridi: Cistus × dubius Pourr. (C. laurifolius × C. salviifolius), Cistus × florentinus Lam. (Cistus monspeliensis × Cistus salviifolius), Cistus × hybridus Pourr. (Cistus populifolius × Cistus salviifolius), Cistus × obtusifolius Sweet (Cistus salviifolius × Cistus inflatus), Cistus × pauranthus Demoly (Cistus parviflorus × Cistus salviifolius) e Cistus × verguinii Coste & Soulié (Cistus ladanifer × Cistus salviifolius).
Nell’elenco ora citato viene anche riportato Cistus ‘Gordon Cooper’, un ibrido triplo, anche se con origini non del tutto chiare, fra Cistus salvifolius e l’ibrido ‘Ruby Cluster’ che, a sua volta, è stato ottenuto dall’ibridazione fra Cistus inflatus Pourr. ex J.-P. Demoly e l’ibrido Cistus × dansereaui ‘Decumbens’.
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