Cistus albidus

Famiglia : Cistaceae


Testo © Prof. Paolo Grossoni

 

Cistus albidus, così detto per la peluria chiara delle foglie, è un arbusto sempreverde frequente sui suoli calcarei ed aridi della garriga mediterranea.

Cistus albidus, così detto per la peluria chiara delle foglie, è un arbusto sempreverde frequente sui suoli calcarei ed aridi della gariga mediterranea © Giuseppe Mazza

Per il colore dei petali del fiore, i vivaisti hanno inserito Cistus albidus nel gruppo ‘Purple Pink Clade’ (PPC) in cui sono associati i cisti con i fiori colorati in rosa-rosso porpora.

È una classificazione pratica e non gerarchico-biologica perché l’aggregazione di questi taxa attuata senza basarsi sulla valutazione delle distanze morfologiche, metaboliche e genetiche fra di essi non permette di definire né le relazioni di discendenza né, tanto meno, il rango di appartenenza.

Cistus albidus L. (1753), famiglia Cistaceae Juss. (1789), genere Cistus L. (1753), deve il suo nome al colore biancastro che hanno i rametti e le foglie dell’anno.

Raggiunge anche 1 m d’altezza con foglie persistenti disposte a scovolino e fiori rosa purpurei © Giuseppe Mazza

Viene comunemente chiamato cisto bianco, cisto biancastro, cisto a foglie sessili in italiano; grey-leaved cistus, spring rock-rose in inglese; ciste cotonneux, ciste blanchâtre, ciste blanc in francese; jara blanca in spagnolo; roselha, roselha-grande, roselha-major in portoghese e Weissliche Zistrose in tedesco.

Il cisto bianco è un arbusto sempreverde, odoroso e di dimensioni ridotte che può arrivare a 1 m circa in altezza.

L’arbusto è ben ramificato e i singoli fusti hanno la corteccia, di colore castano, che si distacca in strisce longitudinali.

È pianta a rapida crescita, eliofila e xerofila, perfettamente adattata ad ambienti luminosi, caldi e più o meno aridi.

Soprattutto nella parte apicale, i fusticini e le relative foglie sono rivestiti da una densa pubescenza bianco-grigiastra di aspetto lanoso, da cui l’epiteto specifico e il nome comune presente in diverse lingue europee.

Le foglie sono opposte, sessili e con la base allargata che all’inserzione cingono buona parte del fusticino (foglie subamplessicauli); la lamina è ellittica, lunga 30-50 (60) mm e larga meno della metà e con i margini leggermente revoluti; le due pagine sono coperte da una densa tomentosità grigio-biancastra.

La superficie inferiore è solcata da 3 (5) nervature prominenti che decorrono parallele.

La fioritura è primaverile, fra aprile e giugno. I fiori, in gruppi di (3) 5-7 (8) su infiorescenze ramificate a crescita definita (in cui ogni diramazione termina con almeno un fiore), sono inseriti al termine di un robusto peduncolo più o meno lungo (5-30 mm) e, come i rametti, densamente pubescente.

Essi sono piuttosto vistosi: la corolla può arrivare a 60 mm di diametro mentre i petali, che iniziano ad appassire e a cadere già dalla prima sera, variano il loro colore dal rosa al purpureo spesso con una macchia giallognola verso l’unghia.

Sia pure non frequente si possono trovare esemplari con fiori bianchi (Cistus albidus f. albus (O.E. Warb.) Dans.).

Il calice è formato da 5 sepali appuntiti, i tre esterni sono più grandi (10-15 mm) dei due interni e sono coperti da numerosi peli stellati e cadono dopo la maturazione del frutto.

Larghi anche 6 cm, i fiori sembrano fatti di carta stropicciata. Sono effimeri, ma la ricca fioritura primaverile si protrae fino a giugno.

Larghi anche 6 cm, i fiori sembrano fatti di carta stropicciata. Sono effimeri, ma la ricca fioritura primaverile si protrae fino a giugno inoltrato © Giuseppe Mazza

Come in tutto il genere, gli stami sono numerosi; lo stilo è appena più breve degli stami e termina con uno stigma con cinque lobi poco accennati.

Il frutto è una capsula loculicida di 7-13 mm di lunghezza coperta da peli lunghi e ispidi; è ripartita in 5 logge che si aprono in altrettante valve che contengono numerosi piccoli semi (1-1,5 mm) bruno-giallastri che, per germinare, necessitano di uno shock termico, di (80)-110 °C o di una permanenza per più anni nel suolo.

Come in tutti i cisti, il numero cromosomico è 2n = 18.

Il ricettacolo del fiore, visto dall’alto, mostra numerosi stami con antere cariche di polline e, quasi isolato, il pistillo. I petali mostrano alla base un’unghia giallognola e quando il fiore viene visitato da un insetto, gli stami gli fanno strada, spostandosi su un lato, in modo da lasciare il più possibile scoperto lo stimma.

Il ricettacolo del fiore, visto dall’alto, mostra numerosi stami con antere cariche di polline e, quasi isolato, il pistillo. I petali mostrano alla base un’unghia giallognola e quando il fiore viene visitato da un insetto, gli stami gli fanno strada, spostandosi su un lato, in modo da lasciare il più possibile scoperto lo stimma © Giuseppe Mazza

Il suo areale comprende l’Africa nord-occidentale (Algeria e Marocco) e l’Europa sud-occidentale (penisola iberica, Francia meridionale, Baleari, Corsica, Sardegna e Italia centro-settentrionale).

Cresce su suoli pietrosi, prevalentemente calcarei e aridi, delle fasce mediterranee con prolungata aridità estiva potendo arrivare anche oltre i 1.000 (1.300) m di altitudine.

Essendo facilmente infiammabile, nel passato veniva impiegato per fare fascine da usare per avviare il fuoco; oggi viene impiegato in ingegneria naturalistica ed è un buon produttore di polline ma, principalmente, è utilizzato come pianta ornamentale.

I petali cadono già in serata, e i fiori nutrono quindi generosamente i pronubi attirando schiere di api e bombi, come questa operaia.

I petali cadono già in serata, e i fiori nutrono quindi generosamente i pronubi attirando schiere di api e bombi, come questa operaia © Giuseppe Mazza

Serve quindi per stabilizzare i terreni riducendo il rischio di erosioni e per ricolonizzare rapidamente i suoli dopo un incendio, per la produzione di miele e, soprattutto, nell’allestimento di giardini per creare siepi oppure per formare gruppi o bordure miste più o meno ampie accostandolo ad altri arbusti, come altre cistacee, lamiacee, leguminose, composite, ecc., di dimensioni contenute, ma con fiori, infiorescenze o foglie di bell’aspetto.

Alla stessa stregua degli altri cisti, può venire moltiplicato per seme o per talea.

Come già accennato, la corolla è molto effimera. Tuttavia, questo fatto non ha particolari conseguenze nell’effetto decorativo perché la fioritura è abbondante ed essendo scalare può proseguire a lungo nel tempo.

Frutti maturi a differente stadio d’apertura, perché i fiori di una stessa pianta sono spesso intervallati nel loro sviluppo.

Frutti maturi a differente stadio d’apertura, perché i fiori di una stessa pianta sono spesso intervallati nel loro sviluppo © Giuseppe Mazza

Commercialmente, soprattutto per il colore del fiore, Cistus albidus viene spesso confuso con alcune varietà di Cistus creticus L. e di Cistus tauricus Presl.

Il primo ha anch’esso giovani fusti, foglie, peduncoli e sepali fittamente pelosi e petali rosa tendenti al violaceo, a volte con un’unghia più o meno gialla, ma si distingue da Cistus albidus perché la foglia ha un sia pur breve (3-15 mm) picciolo ma anch’esso con la base allargata; inoltre, la pagina inferiore mostra una nervatura di tipo pennato-reticolato spesso molto rilevata.

Il secondo cisto si differenzia dal primo solo per il colore più intenso dei suoi fiori e per la fitta pelosità delle capsule e, fino a pochi anni fa, veniva classificato come un suo taxon sottospecifico (sia Cistus creticus subsp. eriocephalus (Viv.) Greuter & Burdet sia Cistus creticus var. tauricus (C.Presl) Dunal).

Ancora attualmente sono diverse le flore che continuano a riportare questo secondo cisto con uno di questi due sinonimi di Cistus creticus.

Il frutto è una capsula loculicida, lunga 10-13 mm, internamente è suddivisa in 5 logge che si aprono in altrettante valve per disperdere i piccolissimi semi poligonali.

Il frutto è una capsula loculicida, lunga 10-13 mm, internamente è suddivisa in 5 logge che si aprono in altrettante valve per disperdere i piccolissimi semi poligonali © Giuseppe Mazza

Anche Cistus albidus è stato oggetto di numerose denominazioni in parte invalidate e in parte accettate come sinonimi. A questo proposito, ‘WFO World Flora Online’ riporta 17 sinonimi – WFO (2024).

Sono noti diversi ibridi con altre specie del genere, quali: Cistus albidus L., Cistus chinamadensis Bañares & P.Romero, Cistus creticus L., Cistus crispus L., Cistus heterophyllus Desf. e Cistus ladanifer L.. Un taxon, Cistus x gardianus Demoly, è considerato il risultato di più introgressioni (ibrido triplo: Cistus creticus, Cistus crispus e Cistus ladanifer).

Cistus × clausonii Font Quer & Maire (ibrido Cistus albidus × Cistus heterophyllus) è un endemismo dell’Africa nord-occidentale. Alcuni anni fa nella Spagna sud-orientale sono stati rinvenuti alcuni esemplari riferiti inizialmente a Cistus × clausonii ma successivamente considerati una sua sottospecie: Cistus × clausonii nothosubsp. crespoi P.P.Ferrer & E.Laguna.

 

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