Famiglia : Nymphalidae
Testo © Prof. Santi Longo
La Ninfa del Corbezzolo (Charaxes jasius (Linnaeus, 1767)), è l’unico Lepidottero del genere Charaxes, afferente alla famiglia Nymphalidae, presente in Europa.
Descritto da Linneo nel 1767 come Papilio jasius è stato trasferito al genere Charaxes, istituito da Ochsenheimer nel 1816, nel quale sono incluse oltre duecento specie africane.
Il nome generico Charaxes deriva dal greco antico “charaxis”, che significa graffiare e incidere, ma anche spazio inciso e delimitato.
Con questo l’Autore ha voluto evidenziare le principali caratteristiche degli adulti che sono l’aggressività e il disegno ben definito delle ali.
L’epiteto specifico jasius fa riferimento alla combattività degli adulti che emulano quella dell’intrepido eroe Giasone che cercò il vello d’oro in Colchide.
Zoogeografia
La Ninfa del corbezzolo è diffusa nell’Africa subsahariana e lungo la costa del Bacino mediterraneo dove sarebbe arrivata a partire dalla penisola Iberica.
In Africa è segnalata, oltre che nel Nord del continente, anche in Senegal, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Mali, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Niger, Camerun, Gabon, Repubblica Centro africana, Congo, Sudan, Uganda, Etiopia, Somalia, Kenya, Tanzania, Malawi, Angola, Zambia, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia, Sudafrica e Swaziland.
In Europa è presente dalla costa dal Portogallo alla Grecia e alla costa dell’Anatolia. Il suo areale di diffusione comprende le Isole Samos, Ikaria, Corfù, Creta e Rodi nonché le Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. È presente localmente in Spagna in Galizia e da Huelva e Malaga a Madrid e Salamanca. In Francia, si trova in Provenza e in alcune località della costa atlantica.
Nell’estesa area di diffusione si sono differenziate numerose sottospecie.
Charaxes jasius jasius (Europa meridionale, Nord Africa); Charaxes jasius brunnescens Poulton, 1926 (Gabon, Angola settentrionale, Repubblica centrafricana, Repubblica democratica sud-occidentale del Congo); Charaxes jasius epijasius Reiche, 1850 (Senegal, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Mali, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Niger, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, sud Sudan, Uganda settentrionale, Etiopia settentrionale, Somalia, Kenya nord-occidentale); Charaxes jasius harrisoni Sharpe, 1904 (Uganda sud-occidentale, Kenya sud-occidentale, Tanzania nord-occidentale); Charaxes jasius pagenstecheri Poulton, 1926 (Etiopia meridionale, Somalia);Charaxes jasius saturnus Butler, 1866 (Kenya orientale e nordorientale, Tanzania, Malawi, Repubblica democratica centrale e meridionale del Congo, Angola, Zambia, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia nord-orientale, Sudafrica, Swaziland).
Ecologia-Habitat
Nell’area più settentrionale di diffusione l’habitat tipico del lepidottero è quello della macchia mediterranea dove vive sul Corbezzolo (Arbutus unedo) e si riproduce fino a 700-800 m d’altitudine.
In molte aree del Bacino mediterraneo dove, nel secolo scorso la macchia è stata distrutta per far posto agli agrumeti, la Ninfa del corbezzolo si è adattata a vivere in tali nuovi habitat. Le larve si nutrono delle foglie degli Agrumi praticando erosioni che non causano danni alle piante tali da superare la soglia di attenzione degli agrumicoltori ma assicurano la sopravvivenza della specie anche in ambienti molto diversi dagli originali e apparentemente inospitali, a testimonianza dell’adattabilità e della resilienza della specie.
Morfofisiologia
Gli adulti hanno dimensioni corporee medio-grandi, con un’apertura alare variabile dai 7-8 cm dei maschi ai 8-9 cm delle femmine.
Le ali anteriori hanno il margine leggermente ricurvo, mentre nelle posteriori l’orlo esterno è arrotondato e presentano due appariscenti codicole che ricordano quelle dei Papilionidi.
La pagina superiore delle ali anteriori è di colore bruno vellutato con il margine percorso da una fascia gialla arancio, seguita da una striscia sottile gialla formata da una serie di macchiette.
La pagina inferiore è bruno rossiccia con variegature sottili, bianche, fasce bianche e giallastre e macchie ocellari nere e violette.
Le ali posteriori hanno il margine nero con una larga fascia gialla parallela accompagnata in parte da macchiette semilunari azzurre. La terza nervatura mediana e la seconda cubitale sono allungate e sporgono dal margine alare in caratteristici prolungamenti, detti codicole presenti nella maggior parte delle specie di questo genere.
La parte ventrale delle ali è di colore bruno rossiccio con numerose bande più scure contornate di bianco o grigio. La banda marginale di colore arancione, è preceduta da una banda bianca submediana. Vicino alle codicole sono presenti alcuni punti azzurri.
L’uovo è sferoidale di colore giallo marezzato, con rilievi costoliformi e strie longitudinali nella zona apicale, collegati da strie trasversali e sormontati da piccole prominenze puntiformi.
La larva, di tipo eruciforme, appena sgusciata dall’uovo è di colore grigiastro con il capo nero.
Nelle età successive è di colore verde chiaro con una linea gialla sui lati e numerosi granuli bianchi su tutta la superficie del tegumento, la superficie ventrale è bianco-verdastra. Il corpo è ingrossato nella parte mediana e assottigliato posteriormente con l’ultimo segmento bifido.
Nella parte dorsale del terzo e del quinto segmento addominale sono presenti due macchie ocellari azzurre contornate di giallo. Il capo è grande con mandibole prominenti ed è ornato da quattro caratteristici processi corniformi di colore verde e rosso.
La larva matura misura circa quattro centimetri.
La pupa è di colore verde chiaro, ha forma tozza e arrotondata con profilo dorsale convesso; la zona cefalica è bifida; sulla faccia inferiore della zona anale sono presenti due piccoli tubercoli, altri quattro sono presenti all’estremità attorno al peduncolo terminale col quale si ancora saldamente al supporto durante la metamorfosi.
Etologia-Biologia Riproduttiva
È una specie dalla spiccata territorialità: nel periodo riproduttivo i maschi difendono e pattugliano un territorio molto vasto, manifestando una notevole aggressività verso gli intrusi.
Di norma volano a quote relativamente alte, sicure e planano per posarsi sulle piante per succhiare i liquidi che gemono dai frutti maturi e soprattutto da quelli in cui è iniziata la fermentazione alcolica.
Raggiungono e sostano nelle radure e nelle zone aperte andando a posarsi su escrementi animali che, se secchi, bagnano con un liquido che emettono dall’ano e che succhiano con la spiritromba.
Dopo l’accoppiamento le femmine ovidepongono sulle foglie delle piante ospiti.
Nei nostri ambienti, che rappresentano l’estremo nord della sua area di diffusione, è stata ritenuta monofaga su Arbutus unedo, da cui il nome comune di Ninfa del corbezzolo. Tuttavia le larve, nell’ampia zona di origine e diffusione sono polifaghe e sono state segnalate numerose piante ospiti.
Fra queste ricordiamo: Afzelia quanzensis, Annona (compresa Annona cherimola), Arbutus unedo, Bauhinia (compresa Bauhinia galpinii e Bauhinia petersiana), Berlinia, Brachystegia (comprese Brachystegia edulis e Brachystegia spiciformis, Burkea, Cassine, Catha edulis, Celtis africana, Colophospermum mopane, Copaifera baumiana, Croton, Daniella oliveri, Guibourtia conjugata, Gymnosporia (compresa Gymnosporia senegalensis), Hibiscus, Isoberus, Julbernardia globiflora, Lonjapensis, Lonja senegal, Osyris lanceolata, Pleurostylia africana, Protea, Prunus persica, Pseudocedrala, Schotia brachypetala, Sorghum (incluso Sorghum roxburghii), Vaccinium corymbosum, Xanthocercis zambesiaca e Xeroderris stuhlmannii.
In alcune aree agrumicole mediterranee, le larve si nutrono anche di foglie di agrumi il che evidenzia la loro capacità di adattamento a nuovi ospiti introdotti in epoche relativamente recenti nelle aree in cui il Corbezzolo era una componente della Macchia mediterranea.
Di norma svolge due generazioni all’anno; la prima tra fine aprile e luglio.
Le larve della seconda, nate da agosto a settembre, quando le temperature medie scendono al disotto di 10 °C secernono sulle foglie della pianta ospite una fitta rete di fili sericei sul quale passano il periodo più freddo. A fine inverno, abbandonano il ricovero e raggiungono un sito idoneo dove si impupano; gli adulti della prima generazione annua sfarfallano nella tarda primavera successiva.
La femmina depone, di norma, un uovo per foglia sulla pagina superiore delle piante.
L’incubazione dura da otto a dodici giorni. La larva neonata costruisce un giaciglio con dei fili sericei secreti dalle ghiandole della seta, sul quale torna al mattino dopo avere eroso durante le ore notturne le foglie circostanti. La larva se si nutre di foglie di Corbezzolo, va incontro a cinque mute prima di impuparsi; mentre se si alimenta di foglie di arancio o limone, compie una muta larvale supplementare arrivando alla sesta età.
Le larve sono solitarie e incontrandosi si spingono a vicenda capo contro capo utilizzando le corna.
La larva matura non si alimenta ma va alla ricerca di un idoneo supporto al quale appendersi quindi si incurva ad uncino, e si trasforma in pupa o crisalide.
Dopo un periodo che può variare da due settimane ad un mese, dall’involucro pupale sfarfalla l’adulto il quale succhia i liquidi che gemono dai frutti maturi in fase di fermentazione alcolica. Non a caso per attrarli in determinate zone vengono esposti contenitori con vino e frutti maturi.
È una specie bivoltina, che svolge due generazioni all’anno, ma poiché le uova schiudono scalarmente, i voli degli adulti, nelle aree più calde, si verificano, ininterrottamente, da maggio a novembre.
La prima generazione, si completa in circa quaranta giorni, e gli adulti sono più numerosi e attivi in maggio-giugno; mentre, quelli della seconda generazione raggiungono il massimo in agosto-settembre. Le femmine fecondate volano sulla chioma delle piante ospiti e, dopo avere individuato i siti adatti, incollano sulla pagina superiore di una foglia un uovo.
Lo sviluppo embrionale si completa in circa una settimana. La larva appena formata utilizza le taglienti mandibole per incidere il guscio e fuoruscire dopo una decina di minuti.
La larva neonata appena fuori ingerisce il guscio, che rappresenta il suo primo alimento; quindi, con il secreto delle ghiandole della seta, connesse con la filiera dell’apparato boccale che appoggia sulla foglia, vi stende un velo sericeo, realizzando con alterni movimenti del capo, un “letto”, sul quale torna puntualmente dopo essersi alimentato delle foglie circostanti.
La larva compie da quattro a cinque mute in relazione al tipo di vegetale ospite aumentando progressivamente le sue dimensioni che, a maturità, raggiungono i 4 cm. Nell’ultima fase larvale, detta eopupa, non si alimenta, e va alla ricerca di un sito idoneo dove compiere la metamorfosi. Individuato un ramoscello o una foglia idonea ne rafforza il picciolo con fili di seta per impedirne il distacco e la riveste di seta formando, sulla pagina inferiore un piccolo grumo sul quale aggancia gli uncini dell’ultimo paio di pseudozampe addominali si incurva a uncino e impupa.
Dopo alcuni giorni il tegumento larvale si apre dorsalmente lasciando vedere la pupa che stringe un lembo del suddetto tegumento fra due segmenti dell’addome aventi la funzionalità di una pinza, ed estrae l’estremità caudale, detta cremaster, dotata di uncini con i quali si aggancia al bottoncino di seta che da eopupa ha costruito sul supporto. Raramente la rischiosa manovra di aggancio fallisce pena la caduta e la morte dell’insetto. La metamorfosi si completa in un periodo variabile da quindici a trenta giorni.
Poco prima dello sfarfallamento il tegumento pupale diventa quasi trasparente lasciando intravedere il corpo dell’adulto che, appena uscito dall’esuvia pupale, vi si attacca con le zampe e resta immobile per circa un’ora prima di prendere il volo.
Le principali cause di mortalità naturale sono dovute sia alle infezioni larvali causate da virus, batteri e funghi entomopatogeni, sia agli attacchi di insetti entomofagi parassitoidi afferenti agli ordini degli Imenotteri, che vivono a carico delle uova e delle larve del lepidottero, e dei Ditteri che depongono le uova sul corpo delle larve.
Sinonimi
Caraxes jasius iasius Linnaeus 1767; Papilio iason Linnaeus 1767; Caraxes iasius var. major Oberthür, 1922.
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