Famiglia : Zamiaceae
Testo © Dr. Claudio Littardi
La Ceratozamia mexicana Brongniart (1846) è una specie nativa del Messico orientale (Veracruz) a nord-est di Xalapa, dove cresce diffusamente tra i boschi umidi, con una piovosità estiva media di 2000 mm, delle zone montuose, fino a oltre 1500 metri d’altitudine.
È stata nominata da Adolphe Theodore Brongniart nel 1846, mentre era intento a descrivere il genere Ceratozamia.
Come sito di localizzazione fu indicato il Messico, ma le illustrazioni e i disegni botanici lasciano pochi dubbi sul fatto che si tratti delle specie comuni trovate vicino a Xalapa, Veracruz, Messico.
Nel 1846 Veracruz era il principale porto marittimo sulla costa del Golfo del Messico, quindi molti botanici europei lo usarono come punto di partenza per le loro spedizioni.
L’habitat della Ceratozamia vicino a Xalapa era a soli 2 giorni a cavallo dal porto di Veracruz.
La sua tassonomia è ancora oggetto di studio da parte dei botanici. Attualmente un certo numero di forme sono raggruppate nella specie mexicana, e non si esclude che da ulteriori approfondimenti genetici non possano emergere elementi per definire nuovi taxa.
Il nome del genere deriva dal greco “κέρας, -ατοϛ” (céras, cératos) = corna e “ἀζαίνω” (azaíno) o “ἀζάνω” (azáno) = pigna, con riferimento alle strutture riproduttive che mostrano sporofilli sormontati da due protuberanze (corna), e strobili che ricordano quelli delle conifere; il nome specifico, che significa “del Messico” in latino, indica il luogo d’origine.
La Ceratozamia mexicana presenta un tronco solitamente corto, comunque inferiore al metro, ma espone una bella corona di foglie lunghe oltre i due metri, graziosamente arcuate, formate da 40-50 fogliole di colore verde scuro e lucide, più chiare sulla pagina inferiore, sono per lo più opposte, di forma generalmente lineare, lunghe 30-50 cm e larghe 10-20 mm, sottili e con apici appuntiti.
I piccioli fogliari sono molto spinosi, specialmente alla base, dove si trovano anche stipule carnose. I vecchi tronchi conservano un rivestimento protettivo formato dai monconi secchi dei piccioli fogliari.
I coni maschili sono solitari, lunghi circa 30-40 cm, cilindrici, 7-8 cm di diametro, verdi, con apice leggermente smussato. Peduncolo lungo 7,5-10 cm, 2,5 cm di diametro, con superficie marrone chiaro e tomentosa.
I microsporofilli sono lunghi 6 mm e larghi 15-17 mm, sempre bicornati, con emergenze di circa 3 mm. Lo sporangio, prima che il polline venga disperso, tende ad allungarsi e ricurvarsi.
I coni femminili, ugualmente solitari, sono di colore verde medio opaco, inizialmente eretti, poi inclinati, cilindrici, lunghi 30-40 cm, peduncolo incluso, larghi 10 cm e portano fino a 200 o più macrosporofilli.
Peduncolo lungo 6-10 cm, 2 cm di diametro. Gli sporofilli sono lunghi 18-25 mm per 27-35 mm di larghezza, la porzione centrale è nerastra, mentre il bordo esterno è bianco grigio, tomento.
Alla maturazione il sarcotesta (la parte esterna carnosa del tegumento del seme) appare prima biancastro, con tomento marrone, per diventare scuro quando cade al suolo.
È formato da una cuticola spessa, ricca di cellule tanniniche e mucillagini.
Lo sclerotesta (parte dura e legnosa del tegumento) presenta 23-30 mm di lunghezza e 15-18 mm di diametro, è di colore marrone chiaro, più o meno liscio, fatta eccezione per alcune scanalature longitudinali poco profonde.
La Ceratozamia mexicana è oggi presente in molti giardini botanici, specialmente ai tropici.
Facilmente coltivabile si riproduce e cresce rapidamente dai semi, anche se questi, purtroppo, non sono facilmente reperibili.
La capacità di svilupparsi in condizioni di scarsa illuminazione la rende anche una delle zamiacee preferite dai collezionisti per l’ornamento d’interni.
Può essere inserita come pianta d’appartamento e prospera con poca luce e un’atmosfera secca.
L’unico fattore sensibile sono le fogliole, che sono rigide e possono staccarsi facilmente dal rachide per urti accidentali.
È per lo più consigliabile un substrato di coltivazione tendenzialmente umido, con buona sostanza organica e un ottimo drenaggio.
Periodiche somministrazioni moderate di fertilizzante durante i mesi più caldi della stagione vegetativa manterranno il fogliame verde scuro e lucido.
Ceratozamia mexicana è resistente al gelo e non mostra alcun danno fogliare a pochi gradi sotto lo zero.
Risente del forte vento, che tende a danneggiare le fragili foglioline.
La presenza della Ceratozamia mexicana è stata gravemente ridotta dalla metà degli anni ’60. Il suo habitat è vocato alla coltivazione di caffè e banane e ampie aree sono state sgombrate per fare spazio a queste coltivazioni industriali.
Le popolazioni superstiti non conservano più dimensioni sufficienti per garantirne la sopravvivenza dell’areale.
Minacciata in natura è dunque in pericolo d’estinzione, inserita nell’Appendice I della CITES (Convention on International Trade of Endangered Species) ed il commercio internazionale è vietato.
Sinonimi: Ceratozamia brevifrons Miq. (1848); Zamia macrophylla Parm. ex Miq. (1861); Palmifolium galeottii (de Vriese) Kuntze (1891); Dipsacozamia mexicana (Brongn.) Liebm. ex Dyer 1884.
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