Famiglia : Casuarinaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Australia (Nuovo Galles del Sud, Queensland e Territorio del Nord), Bangladesh, Borneo, Cambogia, Fiji, Filippine, Giava, India, Isole Andamane, Isole Caroline, Isole Marianne, Isole Marshall, Isole Nicobare, Isole Paracel, Isole Salomone, Isole Spratly, Malaysia, Myanmar, Nuova Caledonia, Nuova Guinea, Samoa, Sulawesi, Thailandia, Tonga, Tuvalu, Vanuatu e Vietnam dove cresce su un’ampia varietà di suoli, dal livello del mare fino a circa 1500 m di altitudine.
Il nome generico deriva da Casuarius casuarius, casuario, uccello dell’Australia e Nuova Guinea le cui piume ricordano i rami penduli delle specie appartenenti al genere; quello specifico è la combinazione del nome del genere Equisetum e del sostantivo latino “folium” = foglia, con ovvio riferimento.
Nomi comuni: Australian beefwood, Australian-pine, beach casuarina, beach-oak, beach she-oak, beefwoodtree, coast she-oak, horsetailtree, ironwood, redwood tree, whistlingtree (inglese); mu ma huang (Cina); sga:w (Cambogia); nokonoko (Fiji); agoho (Filippine); bois de fer, bois de filao, pin d’Australie (francese); chemura (Giava); caboku, jangli-saroo, saravu, suru (India); cemara laut (Indonesia); mejinoki (Isole Marshall); pino australiano (italiano); aru, ru, ru laut (Malaysia); tin-yu (Myanmar); iria, owalu (Nuova Guinea); casuarina-cinzenta, pinheiro-da-Austrália (portoghese); casuarina, pino de Australia (spagnolo); Eisenholz (tedesco); son-thale (Thailandia); toa (Tonga); filao (Vietnam).
La Casuarina equisetifolia L. (1759) è un albero monoico sempreverde, alto 20-30 m, con tronco eretto fino a 1 m di diametro, provvisto alla base di radici tabulari (radici appiattite simili a contrafforti), dalla corteccia inizialmente liscia, poi rugosa e solcata profondamente con l’età; le radici sono in grado di fissare l’azoto atmosferico tramite noduli radicali (actinorrize) formati da batteri appartenenti al genere Frankia Brunchorst (1866).
La chioma è costituita da rametti filiformi pendenti, di 20-35 cm di lunghezza e 0,5-0,8 mm di diametro, finemente solcati, verdi, che assolvono alla funzione clorofilliana, con articoli lunghi 0,6-1 cm terminanti con foglie ridotte a minuscole scaglie triangolari, di 0,5-1 mm di lunghezza, disposte in verticilli di 6-9.
I rametti sono di due tipi, quelli persistenti, a crescita indeterminata, che costituiranno con l’accrescimento secondario la struttura dell’albero, e quelli decidui, dopo 1-3 anni, a crescita determinata, che costituiscono i principali organi fotosintetici della pianta.Infiorescenze unisessuali sullo stesso individuo, quelle maschili sono spighe, lunghe 0,6-5 cm, poste all’estremità dei rametti con fiori costituiti da due bratteole e uno stame, quelle femminili, lateralmente ai rametti lignificati su un corto peduncolo, sono capolini globosi, di 1-2 cm di lunghezza e 0,8-1,2 cm di diametro, con fiori privi di corolla sottesi da una brattea e due bratteole.
Infruttescenza legnosa, simile ai coni delle conifere, lunga circa 2 cm, costituita dalle bratteole che a maturità si aprono per liberare i frutti, samare ovali lunghe circa 0,6 cm.
Si propaga generalmente per seme, che ha una breve durata di germinabilità, se non opportunamente conservato, preventivamente tenuto in acqua per un giorno, in terriccio sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 25-28 °C, con tempi di germinazione di 2-4 settimane; si riproduce anche per talea e margotta.Se piantata al di fuori delle aree di origine il suolo dovrebbe essere inoculato con noduli sminuzzati in cui sono presenti i batteri azotofissatori.
Specie di notevole importanza ambientale ed economica per molte regioni tropicali e subtropicali, in grado di sopportare situazioni climatiche e ambientali estreme, dalle aree interne semidesertiche alle dune costiere, dove sopporta molto bene gli aerosol salini, alle rive dei corsi d’acqua, in regioni con piovosità annua da 200 mm ad oltre 4000 mm.
Coltivabile anche nelle zone a clima temperato-caldo più miti dove può sopportare per tempi brevi temperature fino a circa -3 °C. Richiede pieno sole e si adatta a diverse tipologie di suolo, anche molto poveri, sabbiosi o rocciosi, da acidi a ultrabasici, dove non sarebbero possibili altre coltivazioni remunerative, arricchendolo grazie alla capacità delle radici di fissare l’azoto atmosferico.
Di veloce crescita, può superare, nelle migliori condizioni di coltivazione, 10 m di altezza in 5 anni, viene pertanto utilizzata nella riforestazione di aree degradate, nel controllo dell’erosione, stabilizzazione delle dune costiere e come frangivento. Per le particolari caratteristiche ornamentali e paesaggistiche viene spesso impiegata in parchi e giardini e nelle alberature stradali. Il legno, di colore bruno rossastro particolarmente duro e pesante, durevole e resistente agli insetti xilofagi, ma alquanto difficile da lavorare, è usato nelle costruzioni delle abitazioni, delle imbarcazioni, per pali, attrezzi e oggetti di uso comune. Per l’ottimo potere calorifico (20,7 MJ/kg) e poca presenza di cenere è utilizzato direttamente come combustibile e per produrre carbone, per tale motivo l’albero è estesamente coltivato in alcune regioni dell’India. La corteccia è usata nella medicina tradizionale delle isole del Pacifico per varie patologie.
Sinonimi: Casuarina africana Lour. (1790); Casuarina indica Pers. (1807); Casuarina lateriflora Poir. (1812); Casuarina truncata Willd. (1814); Casuarina sparsa Tausch (1839); Casuarina littorea Oken (1841); Casuarina repens Hoffmanns. 81841); Casuarina brunoniana Miq. (1848); Casuarina excelsa Dehnh. ex Miq. (1848); Casuarina mertensiana Rupr. ex Miq. (1868); Casuarina equisetifolia var. souderi Fosberg (1966); Casuarina littorea var. souderi (Fosberg) Fosberg & Sachet (1975).
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