Famiglia : Arecaceae
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Testo © Pietro Puccio
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Nativa di Vanuatu, la Caryota ophiopellis raggiunge i 6-9 m d’altezza con 30-40 cm di diametro © Giuseppe Mazza
Il nome del genere è il sostantivo latino di derivazione greca “caryota, ae” = dattero, frutto della palma; il nome specifico è la combinazione del sostantivo greco “ὄφις” = serpente e del sostantivo latino “pellis, is” = pelle, con riferimento alle bande scure presenti sulla base fogliare, picciolo e rachide che ricordano una pelle di serpente.
Nomi comuni: snakeskin fishtail palm, snake-skin palm (inglese); palmier serpent, sagoutier (francese); nip, nipitari, inrejei (Vanuatu).
La Caryota ophiopellis Dowe (1996) è una specie monoica, monocarpica (fruttifica una sola volta e poi muore), a fusto solitario, di 6-9 m di altezza e 30-40 cm di diametro, di colore grigiastro su cui risultano evidenti le cicatrici fogliari scure delle foglie cadute, distanti tra loro 20-30 cm.
Le foglie, su un picciolo lungo circa 60 cm, sono bipennate, lunghe fino a circa 3 m, con foglioline coriacee, di colore verde intenso lucido superiormente, obliquamente cuneiformi con apice dentato-crenato e disposte regolarmente sulle pinne laterali.
Picciolo, parte inferiore del rachide e parte superiore della base fogliare sono ricoperti da un tomento biancastro con strisce trasversali irregolari scure, che simulano, come riporta l’autore, la pelle del Candoia bibroni Duméril & Bibron, 1844, un serpente locale.
Infiorescenze tra le foglie, lunghe circa 1 m, con ramificazioni di secondo ordine, una eccezione per il genere (di primo ordine nella altre specie), portanti fiori unisessuali disposti in triadi (un fiore femminile tra due maschili); i fiori maschili maturano prima di quelli femminili (proterandria) favorendo la fecondazione incrociata. La fioritura procede dall’alto verso il basso (basipeta), completata la maturazione dei frutti dell’infiorescenza più bassa la pianta muore.
Frutti globosi di colore nerastro a maturità, di circa 2 cm di diametro, contenenti solitamente un seme globoso nero, di 1-1,5 cm di diametro, raramente due.
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I piccioli, con strisce scure, evocano la pelle di un serpente. Il fusto è ricco d'amido commestibile. Rara in coltura, potrebbe avere, anche in interni, un avvenire orticolo © Giuseppe Mazza
Piuttosto rara in coltivazione, suscita sempre più interesse per la insolita e vistosa colorazione dei piccioli, in particolare nelle piante giovani. Richiede un clima tropicale o subtropicale umido, non sopportando temperature intorno a 0 °C, anche se di breve durata, una posizione ombreggiata nella fase giovanile, leggermente ombreggiata da adulta, e terreni drenanti, da leggermente acidi a neutri, mantenuti umidi. Le piante giovani sono potenzialmente un soggetto interessante come pianta in vaso per la decorazione di interni. L’amido contenuto nel fusto, estratto con un particolare procedimento e cotto per preparare una sorta di pane, viene ancora utilizzato dalle popolazioni indigene nei periodi di carestia.
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