Famiglia : Arecaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria del Borneo, Cambogia, Cina sudorientale, Filippine, Giava, Isole Andamane, Isole Nicobare, Laos, Malaysia Peninsulare, Myanmar, Sulawesi, Sumatra e Thailandia, dove cresce nelle foreste umide e in aree disturbate fino a circa 1000 m di altitudine.
Il nome del genere è il termine latino, di derivazione greca, “caryota” = dattero, frutto di palma; il nome specifico è il termine latino “mitis” = mite, con riferimento alla mancanza di spine.
Nomi comuni: burmese fishtail palm, clustering fishtail palm, tufted fishtail palm (inglese); caryote doux (francese); genduru (giavanese); palma caryota (italiano); dudok, mardin, rabuk (malese); cariota-de-touceira, rabo-de-peixe (portoghese); buschige Fischschwanzpalme (tedesco); khuangmu, taorang-daeng (thailandese).
La Caryota mitis Lour. (1790) è una specie monoica fittamente cespitosa, monocarpica (i singoli fusti fruttificano solo dopo aver raggiunto la massima dimensione e poi muoiono), con fusti di 4-10 m di lunghezza e 10-15 cm di diametro, ricoperti per lungo tempo dalle basi fogliari fibrose e ricoperte esternamente da un tomento biancastro.
Le foglie, lunghe 2-2,8 m su un picciolo lungo 0,8-1,2 m, sono bipennate, tranne nella fase giovanile in cui sono pennate, ascendenti, con pinnule asimmetriche a forma di cuneo con apice troncato obliquamente e irregolarmente seghettato e sfrangiato, lunghe 10-12 cm, di colore verde intenso. Infiorescenze bisessuali ramificate, lunghe 60-90 cm, pendenti, basipete (che si sviluppano a partire dall’alto proseguendo in tempi successivi verso il basso), con i fiori disposti nella caratteristica triade (un fiore femminile tra due maschili); l’infiorescenza presenta il fenomeno della proterandria, i fiori maschili maturano prima di quelli femminili, ciò evita l’autofecondazione, favorendo quella incrociata.
I fiori maschili sono oblunghi, fino a circa 1 cm di diametro, con i tre petali lunghi 1,2-1,5 cm, quelli femminili globosi, di 0,5 cm di diametro, con i tre petali lunghi circa 0,4 cm; completata la fruttificazione il fusto muore, ma la pianta continua a vegetare dai fusti laterali.
I frutti, contenenti un solo seme, sono globosi, di 1,4-2 cm di diametro, inizialmente verdi, poi arancio rossastro ed infine porpora nerastri a maturità; il mesocarpo è carnoso e contiene in abbondanza cristalli aghiformi di acido ossalico, tossico se ingerito e fortemente irritante a contatto della pelle, i frutti vanno quindi manipolati con cautela.
Si riproduce per seme, che germina in 4-6 mesi alla temperatura di 22-24 °C, o per divisione.Specie vigorosa e di crescita veloce ampiamente utilizzata come ornamentale nei paesi a clima tropicale, subtropicale e marginalmente anche temperato caldo, dove da adulta riesce a sopportare occasionali temperature fino a -2/-3 °C per brevissimo periodo, sia in parziale ombra che in pieno sole.
Richiede, per crescere al meglio, suoli ben drenati, innaffiature regolari e abbon- danti, mantenendo il suolo pressoché costantemente umido, anche se riesce a sopportare periodi di secco, ma con rallentamento della crescita, e concimazioni azotate.
Esemplari giovani vengono utilizzati per la decorazione di interni spaziosi in posizione molto luminosa, con tempe- rature minime superiori a 14-15 °C; è suscettibile di attacchi di parassiti, quali cocciniglie ed acari, va quindi controllata periodicamente per potere intervenire con prodotti specifici.
Alcune popolazioni locali raccolgono, incidendo il peduncolo delle giovani infiorescenze, la linfa, molto zuccherina, per produrre zucchero o, dopo fermen- tazione, una bevanda alcolica; inoltre la parte centrale del fusto, ricca di amido (sago), è a volte utilizzata come alimento, anche se di minore qualità di quello ricavato ad esempio dalla Caryota urens.
Sinonimi: Caryota furfuracea Blume ex Mart. (1838); Caryota propinqua Blume ex Mart. (1838); Caryota sobolifera Wall. ex Mart. (1838); Drymophloeus zippellii Hassk. (1842); Caryota sobolifera Wall. (1848); Thuessinkia speciosa Korth. (1855); Caryota javanica Zipp. ex Miq. (1856); Caryota griffithii Becc. (1871); Caryota nana Linden (1881); Caryota speciosa Linden (1881).
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