Famiglia : Orchidaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Callostylis pulchella (Lindl.) S.C.Chen & Z.H.Tsi (1984) è una specie della famiglia Orchidaceae, sottofamiglia Epidendroideae, tribù Podochileae.
L’areale nativo di questa specie va dall’Indocina alla Malesia centrale (Borneo, Giava, Laos, Malesia, Birmania, Sulawesi, Sumatra, Tailandia, Singapore).
Nella Malesia e nel Borneo, cresce nelle foreste costiere e nelle foreste umide dell’entroterra comprese le foreste-brughiera (keranga), nelle foreste di mangrovie, in prossimità delle spiagge e nelle foreste di pianura interne fino a circa 1.000 m. A Giava, si trova nelle foreste umide lungo la costa meridionale.
A Sumatra si rinviene sempre sotto i 1000 m. A Singapore, ritenuta estinta, è stata riscoperta il 14 febbraio 2012 nella foresta palustre di Nee Soon Swamp Forest (NSSF), ultimo lembo di palude d’acqua dolce inalterata di questa città-Stato.
Grazie a questo ritrovamento è stata protetta dal commercio mediante la Convenzione di Washington (CITES) che ha lo scopo di tutelare le specie animali e vegetali a rischio di estinzione, impedendone il commercio e, in particolare, la loro esportazione e detenzione.
Questa specie, originariamente inclusa come sezione nel genere Eria, adesso è inclusa nel genere Callostylis (1825) descritto da Carl Ludwig Blume (1796 –1862), con cinque specie epifite distribuite dall’Himalaya e Cina meridionale alla Tailandia, all’Indocina e alla Malesia occidentale.
Il nome generico Callostylis deriva dalle parole greche: τύλος (callo) e στύλος (stylos, colonna), in riferimento alla presenza di un callo ispessito sul ginostemio (o colonna) dei fiori di questo genere. L’epiteto specifico pulchella è il diminutivo del latino pulcher con il significato di bello e piccolo, grazioso.
Volgarmente è conosciuta come “La bella Eria”, Callostylis pulchella è un’orchidea epifita che copre, talora in maniera massiccia, i rami su cui cresce. Ha rizomi lunghi, rigidi, striscianti dai quali, a distanza di 6-10 cm, si formano pseudobulbi, leggermente appiattiti, lunghi circa 6 cm e larghi 2 cm.
Gli pseudobulbi sono eretti, verdi, rugosi e di colore giallo-verde a maturità, con due o tre foglie ravvicinate.
La loro funzione è immagazzinare acqua e sostanze nutritive per sostenere la pianta durante gli stress da siccità.
La pianta riduce anche il dispendio di acqua grazie alla fotosintesi di tipo CAM (Crassulacean Acid Metabolism), processo che avviene a stomi chiusi che si aprono solo di notte per gli scambi gassosi (CO2, O2) con minimo dispendio di vapore acqueo.
Le foglie sono coriacee, sottili, lunghe fino a 14 cm e larghe 2,5–3,4 cm.
Dagli pseudobulbi si forma l’infiorescenza a spiga che è più corta delle foglie ed è ricoperta da una fitta peluria bianca.
Ogni infiorescenza può avere fino a 15 fiori che si aprono man mano che l’infiorescenza si allunga.
I fiori sono di colore arancio opaco, giallo, solitamente di circa 3 cm di diametro con sepali lanceolati, lunghi 15 mm e larghi 6 mm, con peli corti sulla superficie superiore. I petali sono poco più grandi e più stretti dei sepali.
Il labello è flessibile, quasi circolare e leggermente dentellato alle estremità, marrone con un grosso callo, liscio, centrale che s’ispessisce verso l’apice e si divide in tre creste.
La colonna è curva, snella e lunga circa 7 mm, con il piede molto corto, rugoso di colore giallo o marrone. I pollinii sono a clava, in numero di otto, quasi uguali per forma e dimensioni.
In coltivazione questa pianta richiede temperature calde e poca illuminazione. Le annaffiate vanno fatte due o tre volte a settimana lasciando asciugare il substrato tra un’annaffiatura e l’altra. Il terriccio deve essere molto drenante come ad esempio corteccia di abete con aggiunta di perlite o muschio di sfagno.
Sinonimi: Eria pulchella Lindl. (1841); Tylostylis pulchella (Lindl.) Ridl. (1915).