Famiglia : Callorhinchidae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Callorhinchus milii Bory de Saint-Vincent, 1823 appartiene, come gli squali e le razze, alla classe dei Chondrichthyes, i pesci cartilaginei, all’ordine dei Chimaeriformes, un gruppo di “fossili viventi” nati nel Paleozoico, ed alla famiglia dei Callorhinchidae che conta solo questo genere e 3 specie: Callorhinchus callorynchus, Callorhinchus capensis ed il nostro Callorhinchus milii.
Specie per vari aspetti simile alla Chimera elefante (Hydrolagus colliei), un altro Chimaeriformes che appartiene però alla famiglia dei Chimaeridae.
Non esiste un nome italiano per Callorhinchus milii. Con quella sua strana proboscide sul muso, in Australia è detto non a torto Pesce elefante, ma questo nome è già stato assegnato in italiano a Gnathonemus petersii, un pesce d’acqua dolce dell’Africa tropicale spesso presente negli acquari domestici, e chiamarlo come i tedeschi “Elefanten-Chimäre” cioè Chimera elefante, creerebbe confusioni.
Il genere Callorhinchus nasce dalle parole greche “kalos” (καλός) = bello e “rhynchus” (ῥύγχος) = muso-becco, con ovvio riferimento alla proboscide, mentre il nome specifico milii onora la memoria di Pierre Bernard Milius, navigatore e naturalista francese, che nel 1800 conobbe Bory de Saint-Vincent in occasione della “Spedizione verso le Terre Australi” di Nicolas Baudin.
Zoogeografia
Callorhinchus milii vive sulla piattaforma continentale fra le coste meridionali dell’Australia e la Nuova Zelanda.
Ecologia-Habitat
Si può incontrare a piccole profondità, anche alla foce dei fiumi, quando in primavera abbandona le acque profonde per riprodursi lungo le coste sabbiose. È stato trovato anche a 600 m, ma in genere nuota fra i 30 e i 200 m di profondità.
Morfofisiologia
Come Hydrolagus colliei, a differenza degli squali, Callorhinchus milii non ha squame e le branchie sono coperte da una sorta d’opercolo. Raggiunge i 125 cm di lunghezza con una livrea argentea o marrone a macchie scure, e si distingue facilmente dalle altre chimere per il muso allungato con una sorta di falcetto, spatolato a mo’ d’aratro, con cui esplora il fondo.
Grandi pinne pettorali, dorsali distanziate e come per Hydrolagus colliei si nota una vistosa spina, accanto alla prima pinna dorsale, con funzione difensiva. In questo caso pare sia priva di veleno ed anche questi maschi recano sul capo una piccola mazza bitorzoluta per trattenere la femmina durante l’accoppiamento, cui si aggiungono, caso unico nei Chondrichthyes, due fermagli pelvici retrattili per una presa perfetta.
Due coppie di denti solidissimi, sono posti sulla mascella superiore, mentre i due denti della mascella inferiore formano in pratica una larga piastra piatta non meno mineralizzata, un solido battente per triturare le prede. A differenza degli squali non si tratta dunque di denti affilati a perdere, sostituibili in caso d’incidente.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Callorhinchus milii si nutre prevalentemente di crostacei e bivalvi, ma anche di pesciolini e vari animaletti bentonici. Ha grandi occhi ma li trova, anche nel buio pesto, grazie alla sua proboscide, ricca di sensori, in grado d’individuare anche i minimi movimenti sul fondale ed i deboli campi elettrici emessi dalle prede.
Non è un pesce sociale ma, stando ai pescatori, d’inverno le reti contengono solo maschi o solo femmine, e questo può far pensare che, periodo riproduttivo a parte, i due sessi vivano separati. A differenza di Hydrolagus colliei, Callorhinchus milii è infatti pescato per la carne bianca commestibile che, senza troppo rispetto per il Paleozoico, in Australia e Nuova Zelanda finisce spesso con le patatine fritte sui vassoietti dei fast food.
Nel periodo riproduttivo, che va dalla primavera all’autunno, questi pesci si radunano lungo le coste anche in acque relativamente salmastre, grazie a ghiandole anali particolari che regolano l’osmosi, dove le femmine, che hanno una sacca per conservare lo sperma per più gestazioni, depongono due uova alla volta. Si tratta d’astucci cornei giallastri, abbandonati su fondi sabbiosi, che scuriscono progressivamente nei 6-8 mesi d’incubazione. I piccoli alla nascita misurano circa 12 cm con un’aspettativa di vita di 15 anni.
Non è oggi (2019) una specie particolarmente a rischio, ma la resilienza è debole, con un raddoppio teorico delle popolazioni in 4,5-14 anni, e l’indice di vulnerabilità alla pesca segna 55 su una scala di 100.
Le popolazioni sono stabili e dal 2015 Callorhinchus milii è elencato come “LC, Least Concern” nella Lista Rossa IUCN delle specie a rischio di estinzione.
Curiosità
Callorhinchus milii è il primo pesce cartilagineo di cui è stato sequenziato l’intero genoma, perché era il più piccolo e quindi il più facile del gruppo. Circa 450 milioni d’anni fa, i vertebrati e questo pesce, praticamente immutato, avevano un antenato comune e certe sue sequenze genetiche, comparate con la nostra e quelle dei vertebrati in genere, si sono rivelate utili allo studio dei meccanismi evolutivi.
Sinonimi
Callorynchus milii Bory de Saint-Vincent, 1823; Callorhynchus tasmanius Richardson, 1840; Callorhynchus australis Owen, 1854; Callorhynchus dasycaudatus Colenso, 1879.
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