Buphagus erythrorhynchus

Famiglia : Buphagidae

GIANFRANCO.gif
Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

La bùfaga dal becco rosso (Buphagus erythrorhynchus ) abita l’Africa orientale lungo la Rift Valley.

La bùfaga dal becco rosso (Buphagus erythrorhynchus ) abita l’Africa orientale lungo la Rift Valley © Gianfranco Colombo

La bùfaga sarebbe rimasta sconosciuta ai molti se i numerosissimi documentari naturalistici girati in Africa, non ce l’avessero mostrata all’opera in groppa a qualche grosso animale, aggrappata saldamente al pelame dell’inconsapevole ospite, traballante ed in bilico mentre si fa scarrozzare per tutta la savana.

La stranezza nell’assistere ad un simile spettacolo, ha attirato l’attenzione di chiunque abbia assistito a questa scena, imprimendone indelebilmente il ricordo nella mente di tutti.

Così un uccello relegato in luoghi remoti e selvaggi che mai nessun avrebbe potuto osservare se non attraverso i media o per i più fortunati, con il turismo, è divenuto conosciuto e ricordato.

Certo non tutti ne conoscono il nome scientifico né tantomeno la specie di appartenenza ma tutti sanno che se ne sta lì sopra a becchettare le zecche infestanti di quegli animali selvaggi e fa parte integrante del paesaggio africano che scorre sullo schermo.

La Bùfaga dal becco rosso, detta anche più genericamente Uccello zecca (Buphagus erythrorhynchus Stanley, 1814), appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Buphagidae anche se una buona parte del mondo scientifico lo ha considerato e ancora molti lo considerino appartenente alla più vasta famiglia degli Sturnidae.

Dapprima si pensava che il suo connubio con l’ospite quadrupede, una cooperazione certo gradita vista l’accurata disinfestazione a cui viene assoggettato l’animale scelto, fosse una mutua assistenza finalizzata solo a questo scopo.

La bùfaga cerca infatti tra il pelame dell’animale i parassiti, le larve degli insetti ma più ancora le zecche, in particolare quelle del genere Boophilus comune nei paesi tropicali, mangiandone in notevole quantità.

Tuttavia, studi più approfonditi hanno rilevato che l’uccello non si accontenta di staccare la zecca dalla pelle ma anche di provocare una leggera ferita che provoca l’uscita di alcune gocce di sangue di cui si nutre avidamente.

Buphagus erythrorhynchus è detto anche uccello zecca per i parassiti che trova tra il pelame dell'ospite, senza tralasciare pidocchi, larve di ditteri, mucco, essudati e persino le feci e il sangue.

È detta anche uccello zecca per i parassiti che trova tra il pelame dell’ospite, senza tralasciare pidocchi, larve di ditteri, mucco, essudati e persino le feci e il sangue © Gianfranco Colombo

Questa ferita, in più, sembra che non venga lasciata rimarginare in quanto l’uccello od altri colleghi di passaggio, torna spesso a risucchiare sangue dalla stessa lesione.

Una specie emofaga, un succhiatore di sangue come lo è il fringuello vampiro di Darwin delle isole Galapagos (Geospiza nebulosa) o il più noto Vampiro comune (Desmodus rotundus).

Il becco rosso, robusto, conico ed appuntito, lungo 2 cm, afferra con forza la zecca da staccare, lacerando facilmente con la sua punta affilata anche la pelle spessa e coriacea degli ippopotami e dei rinoceronti.

Il becco rosso, robusto, conico ed appuntito, lungo 2 cm, afferra con forza la zecca da staccare, lacerando facilmente con la sua punta affilata anche la pelle spessa e coriacea degli ippopotami e dei rinoceronti © Gianfranco Colombo

Chissà se gli spettatori proverebbero la stessa simpatia per questo uccello se sapessero di queste particolari abitudini ?

Si è detto che Buphagus erythrorhynchus viene genericamente chiamata Uccello zecca, infatti questo nome comune indica in realtà due specie molto simili tra loro, sia nella morfologia sia nel comportamento oltre al fatto che condividono esattamente il medesimo areale.

L’altra specie è la Bùfaga dal becco giallo ed è classificata come Buphagus africanus Linnaeus, 1766.

L’etimologia del binomio scientifico ha diverse interpretazioni.

Quella rigorosa ha origine dal greco “bous”= bue e “phagein”= mangiare, quindi mangiatore di buoi, per la nota abitudine di beccare l’animale facendolo sanguinare.

Vi è poi la versione mitologica, sempre dell’antica Grecia che identifica in Bufago, figlio di Giapeto, un eroe dell’Arcadia che diede ospitalità a Iflico, fratello di Ercole che ferito venne da Lui curato fino alla morte.

Bufago venne poi a sua volta ucciso da Artemide che lo considerava il mostro “mangiatore di buoi”.

Peraltro Bufago figura anche come uno dei numerosissimi soprannomi dati ad Ercole.

Intrighi d’altri tempi a noi poco comprensibili ma tanto amati dalle antiche culture mitologiche.

La specie erythrorhynchus sempre dal greco “eruthros” = rosso e “rhunkhos” = becco, chiaramente riferito al particolare becco rosso.

In inglese è chiamata Red-billed Oxpecker, in tedesco Rotschnabel-Madenhacker, in spagnolo Picabueyes Piquirrojo, in francese Piqueboeuf à bec rouge, in portoghese Pica boi de bico vermelho, in Olandese un impronunciabile Roodsnavelossenpikker ed in giapponese un simpaticissimo Akahashiushitsutsuki.

L’effetto collaterale però è una piccola ferita che provoca l’uscita di alcune gocce di sangue di cui si nutre avidamente. Con l’aiuto dei colleghi, non meno interessati a questa facile fonte di cibo, la lesione rischia poi, come qui, d’allargarsi diventando permanente. E cosi l’Uccello zecca, che sembrava un benefattore, diventa un uccello vampiro.

L’effetto collaterale però è una piccola ferita che provoca l’uscita di alcune gocce di sangue di cui si nutre avidamente. Con l’aiuto dei colleghi, non meno interessati a questa facile fonte di cibo, la lesione rischia poi, come qui, d’allargarsi diventando permanente. E cosi l’Uccello zecca, che sembrava un benefattore, diventa un uccello vampiro © Daniel France

Zoogeografia

Buphagus erythrorhynchus abita l’Africa orientale lungo la Rift Valley nella sua completa estensione da nord a sud. È presente dal Sudan e Corno d’Africa fino alla parte nordest del Sudafrica occupando tutte le praterie e savane del Continente.

La sua presenza però non è costante e diffusa ma piuttosto concentrata in alcune aree più di altre, lasciando spazi completamente disabitati. Generalmente seguono il corso di fiumi, le vallate e le praterie densamente abitate da mandrie di animali.

Il nido posto, nella cavità di un albero, è un ammasso disordinato di erbe secche, radicette e peli d’animali. Vengono deposte da 3 a 5 uova di colore crema densamente macchiettate di rossastro. La cova dura un paio di settimane, ed i piccoli, che nascono implumi e ciechi, si rivestono di un leggero piumino biancastro.

Il nido posto, nella cavità di un albero, è un ammasso disordinato di erbe secche, radicette e peli d’animali. Vengono deposte da 3 a 5 uova di colore crema densamente macchiettate di rossastro. La cova dura un paio di settimane, ed i piccoli, che nascono implumi e ciechi, si rivestono di un leggero piumino biancastro © Giuseppe Mazza

La bùfaga è stanziale e si limita a gironzolare nel suo territorio seguendo la breve migrazione delle mandrie.

Essendo uccello molto sociale in particolare al di fuori del periodo di nidificazione, effettua regolarmente movimenti serali per raggiungere i dormitori comuni notturni anche a notevole distanza dai luoghi di alimentazione.

Ecologia-Habitat

Qui un nidiaceo ormai cresciuto, col piumaggio giovanile, che chiede ancora cibo ai genitori.

Qui un nidiaceo ormai cresciuto, col piumaggio giovanile, che chiede ancora cibo ai genitori © Alan Manson

Buphagus erythrorhynchus ama spazi aperti, pascoli, savane e rifiuta foreste, aree fittamente alberate e zone predesertiche. Tipici habitat sono le sterminate praterie dell’Africa orientale abitate da quelle immense mandrie di erbivori dalle quali dipende per la sua alimentazione anche se vittime delle sue escursioni non sono solo animali selvatici ma anche animali domestici basta che siano infestati da zecche o larve di insetti emofagi.

Non è affatto raro vederla su mucche, capre od asinelli al pascolo mentre aggrappata come un picchio ad un tronco, ispeziona a fondo ogni angolo del manto senza tralasciare i padiglioni degli orecchi, i bordi degli occhi, le ascelle ed il sottocoda.

L’imboccata non si fa attendere ma dovrà presto imparare il mestiere seguendo mamma e papà sul mantello degli erbivori.

L’imboccata non si fa attendere ma dovrà presto imparare il mestiere seguendo mamma e papà sul mantello degli erbivori © petermcintyre

In generale tutti i grandi erbivori della savana sono oggetto di queste visite, con alcune preferenze in relazione al grado di infestazione delle diverse specie da parte dei parassiti.

Sembrerebbe infatti che alcuni ruminanti siano meno infestati di altri da zecche, per cui vengono spesso esentati da visite per la disinfestazione. Artiodattili e Perissodattili partendo dalle dimensioni dell’impala fino alla giraffa, il bufalo ed il rinoceronte, l’ippopotamo e la zebra, sono le abituali destinazioni di queste ricognizioni. L’elefante sembra invece insofferente della sua presenza e la scaccia non appena si posa sul suo dorso.

Ecco infatti una madre con due piccoli recalcitranti, a scuola, sul dorso di una zebra.

Ecco infatti una madre con due piccoli recalcitranti, a scuola, sul dorso di una zebra © Gianfranco Colombo

Morfofisiologia

Le caratteristiche comportamentali di questo uccello sono molto simili a quelle di uno storno (Sturnus sp.) o di una Minah (Acridotheres sp.). Un atteggiamento chiassoso, una socialità diffusa, dormitori comuni e stretta relazione con gli animali.

La livrea è anch’essa poco evidente con un piumaggio uniforme di colore grigio marroncino più accentuato sulla copertura alare, sulla coda, sulla testa e parte del collo e tendente al crema chiaro sul petto, ventre e groppone. Unica nota di colore il becco rosso scarlatto, robusto, conico ed appuntito, molto forte e lungo un paio di centimetri. Un becco capace di pizzicare fortemente la zecca da staccare o di lacerare con la punta la coriacea pelle nella quale è attaccata.

Ha anche delle zampe robuste con dita forti e ben unghiate, adatte per restare ben aggrappata al pelo dell’animale sul quale è posato. Il volo è rapido e possente un po’ ondulatorio e quasi sempre accompagnato dal tipico grido “dric biss dric biss” di collegamento, ripetuto in continuazione.

La congenere bùfaga dal becco giallo ha la livrea perfettamente uguale, a parte il becco che è giallo con punta rossa anziché totalmente di questo colore come nella nostra specie.

Anche se la bùfaga dal becco giallo è molto meno comune, entrambe condividono il medesimo areale, per cui volentieri si vedono insieme cacciare sul medesimo animale ed a volte frequentare i dormitori comuni. Solo un’attenta osservazione di questo particolare, può permettere l’esatta distinzione fra le specie.

Le dimensioni della bùfaga sono di circa 23 cm di lunghezza, oltre 30 cm di apertura alare e circa 60/70 g di peso. Non vi è dimorfismo sessuale nella livrea degli adulti ed i giovani hanno un piumaggio molto simile al loro.

Etologia-Biologia riproduttiva

La coppia è monogama e dura per la sola stagione riproduttiva. La bùfaga nidifica durante la stagione delle piogge o verso la fine di questo periodo, quando l’umidità è massima e favorisce la crescita degli insetti infestanti su tutti gli animali della savana. Il nido viene posto nella cavità di un albero che viene riempita disordinatamente di erbe secche, radicette ed anche pelo di animali e nel quale vengono deposte da 3 a 5 uova di colore crema densamente macchiettate di rossastro.

La cova dura un paio di settimane ed i piccoli nascono implumi e ciechi ma presto vestiranno un leggero piumino biancastro che verrà presto sostituito dal piumaggio giovanile.

Nelle aride regioni in cui vive la pulizia è fatta spesso a secco, sollevando nuvole di polvere.

Nelle aride regioni in cui vive la pulizia è fatta spesso a secco, sollevando nuvole di polvere © Gianfranco Colombo

La cura di entrambi i genitori permetterà ai nidiacei di essere pronti per l’involo dopo circa 3 settimane ma rimarranno comunque in famiglia per molto tempo restando legati fino alla successiva nidificazione. Infatti accade di sovente che i piccoli adulti della precedente nidiata aiutino i genitori ad allevare la successiva.

Le bùfaghe si nutrono di insetti emofagi, di ditteri, di pidocchi, di larve che trovano tra il pelame dell’ospite ma anche di cerume prodotto dagli orecchi o dagli occhi dell’animale, di muco, di essudati, di scaglie di pelle secca ed anche di piccole quantità di sterco che preleva sempre direttamente dal corpo del soggetto insieme alle piccole larve che vi si nascondono.

Ma quando c’è un corso d’acqua, questi uccelli sociali chiassosi ne approfittano allegramente. Buphagus erythrorhynchus non è una specie in pericolo

Ma quando c’è un corso d’acqua, questi uccelli sociali chiassosi ne approfittano allegramente. Buphagus erythrorhynchus non è una specie in pericolo © magdastlucia

Una curiosa particolarità: il corteggiamento e l’accoppiamento avviene immancabilmente a bordo di qualche animale, dimostrando che il loro mondo è praticamente limitato a questo ambiente. Un amore favorito da un pronubo inconsapevole che culla praticamente con la sua dinoccolata andatura, il nascente amore di due anonimi uccelletti. Un po’ di romanticismo in mezzo alla durezza della vita in savana.

Buphagus erythrorhynchus non è specie a rischio.

Sinonimi

Tanagra erythrorhyncha Stanley, 1814.

 

→ Per apprezzare la biodiversità dei PASSERIFORMES cliccare qui.