Famiglia : Brassicaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Bunias orientalis L. è una specie della tribù Buniadeae, famiglia Brassicaceae, la cui area di origine è piuttosto controversa.
Alcuni autori affermano che Bunias orientalis è originaria degli altopiani armeni, altri indicano un areale originario di distribuzione molto più ampio che comprende il Caucaso, la Russia meridionale e centrale, la Siberia occidentale, l’Europa sudorientale fino ai confini meridionali dell’odierna Slovacchia e dell’Ungheria orientale.
Studi sulla variazione genetica dei genomi nucleari e plastidiali hanno indicato due principali pool genetici, uno nella regione irano-turaniana e uno nel vicino Caucaso settentrionale. Essi hanno iniziato a divergere ed espandersi circa 930 mila anni fa. I cicli di glaciazione e deglaciazione del Pleistocene hanno favorito la successiva espansione di un pool genetico “europeo” circa 230 mila anni fa che si è effettivamente separato dal pool genetico caucasico-iraniano-turanico. Sebbene il pool genetico europeo sia geneticamente meno diversificato, è servito, in gran parte, per la colonizzazione di parte dell’Europa occidentale e settentrionale.
È interessante notare che Bunias orientalis ha solo una specie sorella, Bunias erucago L. e queste due specie sono le uniche all’interno della tribù Buniadeae che si presume abbia più di 12 milioni di anni. Questo è un fenomeno raro all’interno della famiglia Brassicaceae e ciò potrebbe indicare solo un piccolo potenziale evolutivo per divergere e adattarsi alle nuove condizioni ambientali. Nonostante ciò, negli ultimi 250 anni, la specie si è diffusa rapidamente in tutta l’Europa centrale e Scandinavia, in tutta l’Asia verso la Cina, e anche negli Stati Uniti e in Canada perché favorita accidentalmente dall’uomo.
Si è diffusa grazie alla presenza di suoi semi nel fieno che accompagnava gli animali durante le azioni militari delle guerre russo-persiane, all’inizio e alla metà del Settecento e in Europa dalle truppe russe che inseguivano l’esercito di Napoleone in ritirata (1812). Una successiva diffusione, nel diciannovesimo secolo, fu determinata dallo sviluppo della navigazione marittima anche nei canali d’acqua interni di alcuni stati europei e dallo sviluppo del trasporto ferroviario nell’Impero russo e nei paesi vicini. In altre aree, Bunias orientalis è arrivata nella seconda metà del XIX secolo, probabilmente introdotta con colture importate dalla Russia.
In alcuni paesi dell’Europa occidentale la specie è arrivata nel XVIII o XIX secolo (ed esempio nel 1731 in Gran Bretagna e nel 1814 in Francia) perché si coltivava come pianta da orto e da foraggio. In America la specie è stata segnalata per la prima volta nel 1944 nell’isola di Grand Manan in Canada ma è probabile che fosse arrivata molto tempo prima perché introdotta, come pianta officinale, dai seguaci di John George Rapp (1757-1847) che dalla Germania si trasferì in Pennsylvania, ove fondò, nel 1805, la setta religiosa chiamata Harmony Society, scioltasi nel 1905. Questa ipotesi nasce dalle osservazioni che piante di Bunias orientalis sono ancora presenti nelle aree prossime agli insediamenti di queste comunità religiose. Nel 1958 la pianta fu segnalata nello stato del Wisconsin (USA) e un censimento effettuato nel 2008 ha evidenziato la sua presenza sulla costa orientale e nella regione dei Grandi Laghi negli Stati Uniti, e in Québec, Nuova Scozia e Columbia Britannica in Canada.
Nel suo areale originario, Bunias orientalis si rinviene nelle praterie sia alpine sia subalpine mentre nell’areale esotico invade prevalentemente gli habitat disturbati come bordi stradali e ferroviari, terreni incolti, pascoli, siti erbosi nelle aree urbane, discariche.
B. orientalis è una specie colonizzatrice di grande successo che si sta rapidamente espandendo e ciò è causa di preoccupazioni per il suo impatto sulle specie autoctone delle aree invase. Infatti, si è visto che la produzione di nettare, relativamente bassa per singolo fiore, diventa rilevante per il numero elevato di fiori, essendo una preziosa fonte di cibo per i bombi (Bombus spp.), api mellifere e mosche sirfidi (Syrphidae). Questa specie aliena causa in questo modo un impatto negativo sulle specie indigene poiché ne abbassa le frequenze di visita da parte degli impollinatori e quindi ne riduce le possibilità riproduttive. Inoltre Bunias orientalis accresce la sua capacità invasiva per altre caratteristiche peculiari come la sua tossicità biochimica, l’effetto allelopatico (produzione di metaboliti secondari rilasciati nel terreno che inibiscono la crescita delle altre specie), presenza di organi sotterranei duraturi, ecc.
Il nome del genere Bunias è di etimologia incerta. Secondo alcuni autori potrebbe derivare dal greco antico “buniás”, rapa, secondo altri da “buonòs”, collina, ambiente di rinvenimento tipico della pianta. L’epiteto specifico orientalis deriva da levante, orientale, per indicare l’area di origine. Nome volgare: Cascellore orientale, Bunias orientale, Rucola turca.
Bunias orientalis è una pianta erbacea perenne alta 30-130 cm, molto resistente alla siccità grazie alle sue profonde radici a fittone. Ha il fusto ramificato, glabro o con peli sparsi. Le ramificazioni più alte dell’infiorescenza sono rossicce e ricoperte da appariscenti peli ghiandolari multicellulari. Le foglie, che costituiscono la rosetta basale, sono lunghe fino a 40 cm, pennatopartite, con divisioni strette e con un lobo terminale triangolare. Le foglie superiori sono più piccole e meno incise.
I fiori, disposti in racemi, sono ermafroditi e hanno sepali giallastri, oblunghi, 2,5-3 × 1-1,5 mm, glabri e petali gialli, obovati, 6-7 × 3-5 mm con artiglio sottile di 1-2 mm. Gli stami sono 6, tetradinami, con filamenti giallastri, 1,5-3,5 mm e antere oblunghe di 0,8-1 mm. Le ghiandole nettarifere sono confluenti e sottendono la base degli stami. L’ovario ha 2-4 ovuli ed è sormontato da uno stimma intero. La fioritura avviene da maggio ad agosto.
I frutti, con piccole protuberanze irregolari, maturano da luglio a settembre e sono siliquette indeiscenti, legnose, di forma ovoidale, compresse su un lato e lunghe 6-10 mm e con due cavità monosperme. I semi, due per frutto, sono subglobosi, privi di ali, con tegumento liscio e misurano 2-3 mm. La produzione di semi può arrivare fino a 1000 semi/m2 di terreno. Inoltre questa pianta è in grado di riprodursi vegetativamente perché riesce a rigenerarsi anche da piccoli frammenti delle sue radici. È una pianta molto resistente a malattie, parassiti e stress idrico.
Il numero cromosomico diploide è: 2n=14.
Bunias orientalis è presente in diverse diete umane ed è consumata in insalate e zuppe.
Nell’area mediterranea le foglie rappresentano le prime e ultime verdure della stagione. Sono utilizzate crude quando giovani, cotte quando invecchiano. Nell’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) le infiorescenze, che hanno un gradevole sapore dolciastro, simile al cavolo, sono utilizzate al posto dei broccoli anche se piuttosto piccole. In Turchia il fusto, privato dalla corteccia, è consumato crudo.
Inoltre Bunias orientalis è una pianta da foraggio per bovini, ovini, suini, conigli con alto valore alimentare.
In passato questa pianta era utilizzata nella medicina omeopatica, come antiscorbutico, per il cosiddetto “disturbo linfatico” causato da deficienze immunitarie.
La pianta è ricca di proteine, lipidi, ceneri, acido ascorbico, carotene, ecc., tuttavia, ancor oggi, sono pochi gli studi che rendono evidente le sue proprietà medicinali. Un recente studio ha evidenziato che estratti alcolici della pianta hanno attività antimicrobica contro Candida albicans e Salmonella enterica subsp. enterica. Questi risultati sono incoraggianti per successivi studi di tipo microbiologico e farmacologico.
Poiché Bunias orientalis è una specie invasiva e rappresenta un pericolo per le specie autoctone, sono state messe in atto diverse tecniche per la sua eradicazione. L’eliminazione si può compiere meccanicamente estirpando tutte le piante prima della fioritura (maggio-giugno) e dissotterrando tutto l’apparato radicale, operazione che va ripetuta per due anni o più. Si può ricorrere anche alla lotta chimica, utilizzando erbicidi specifici, ma è necessario seguire le indicazioni d’uso per ridurre i rischi propri di questi prodotti.
Sinonimo: Laelia orientalis (L.) Desv.
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