Famiglia : Orchidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria del Borneo, Giava, Malaysia, Sumatra e Thailandia dove vive epifita nelle foreste umide, spesso lungo le rive di corsi d’acqua, fino a circa 1500 m di altitudine.
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “βολβός” (bolbos) = bulbo e “φύλλον” (phyllon) = foglia, con riferimento alle foglie che crescono all’apice degli pseudobulbi; il nome specifico è l’aggettivo latino “purpurascens” = tendente al porpora, con riferimento al colore della pagina inferiore delle foglie.
Bulbophyllum purpurascens Teijsm. & Binn. (1862) è una specie epifita con pseudobulbi ovoidi distanziati di 3-4 cm su un rizoma strisciante, di 1-2 cm di lunghezza e 0,7-1 cm di larghezza, provvisti all’apice di una sola foglia oblungo-ellittica con apice ottuso, di 3-7 cm di lunghezza e 1-3,5 cm di larghezza, rigida, carnosa, di colore verde scuro con margine porpora violaceo superiormente, porpora violaceo inferiormente.
Infiorescenza dalla base dello pseudobulbo lunga 6-18 cm portante 8-18 fiori pendenti, ravvicinati, di colore da bianco a giallo pallido. Sepalo dorsale ovato con apice appuntito, lungo circa 0,5 cm, sepali laterali, la parte più appariscente del fiore, oblungo-lineari, lunghi 1,2-1,8 cm, petali ovato-lanceolati con apice appuntito, lunghi circa 0,4 cm, labello lanceolato ricurvo, carnoso, lungo circa 0,3 cm. I fiori sono di breve durata, 3-5 giorni.
Si riproduce per seme, in vitro, e al livello amatoriale per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.
Orchidea miniatura richiede una posizione semiombreggiata, temperature medio-alte, 18-30 °C, elevata umidità, 70-85%, accompagnata da una costante ventilazione per minimizzare il rischio di attacchi fungini.
Necessita di innaffiature e nebulizzazioni regolari in modo da mantenere costantemente umido il substrato, ma senza ristagni, utilizzando acqua piovana, demineralizzata o da osmosi inversa.
Concimazioni durante il periodo di crescita con prodotti bilanciati idrosolubili, con microelementi, a ¼ di dose di quella consigliata dal produttore, opportunamente alternate alle innaffiature per evitare accumulo di sali alle radici.
Viene solitamente montata su rami, corteccia, zattere di sughero o di felci arborescenti, in modo da permettere al rizoma di allungarsi liberamente; le radici sono sottili e delicate e pertanto vanno disturbate solo quando strettamente necessario.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).
Sinonimi: Cirrhopetalum lendyanum Rchb. f. (1887); Phyllorchis purpurascens (Teijsm. & Binn.) Kuntze (1891); Phyllorkis purpurascens (Teijsm. & Binn.) Kuntze (1891); Cirrhopetalum peyerianum Kraenzl. (1893); Cirrhopetalum compactum Rolfe (1895); Cirrhopetalum citrinum Ridl. (1896); Bulbophyllum curtisii Ridl. (1898); Bulbophyllum perakense Ridl. (1898); Cirrhopetalum pallidum Schltr. (1906); Bulbophyllum citrinum (Ridl.) Ridl. (1907); Bulbophyllum tenasserimense J.J.Sm. (1912); Bulbophyllum rhizophoreti Ridl. (1924); Bulbophyllum peyerianum (Kraenzl.) Seidenf. (1974).