Famiglia : Orchidaceae
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Testo © Pietro Puccio
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Il Bulbophyllum incurvum è un'orchidea miniatura epifita delle foreste del Madagascar, Mauritius, Réunion e Rodrigues, con pseudobulbi ovoidi, lunghi circa 1,5 cm, distanziati su un rizoma strisciante, radicante ai nodi. Hanno 4-5 costolature prominenti e un’unica foglia lucida, verde intenso, lunga anche 8 cm © Giuseppe Mazza
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “βολβός” (bolbos) = bulbo e “φύλλον” (phyllon) = foglia, con riferimento alle foglie che crescono all’apice degli pseudobulbi; il nome specifico è l’aggettivo latino “incurvus, a, um” = curvo, piegato, con riferimento all’infiorescenza pendente.
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Come suggerisce il nome specifico, l’infiorescenza del Bulbophyllum incurvum è una spiga pendente con numerosi piccoli fiori di 5-8 mm di diametro di colore variabile, da interamente giallo, a rosso, a bicolore. Sepali appuntiti, petali arrotondati, molto più piccoli, e labello oblungo mobile con margini ciliati © Mazza
Si riproduce per seme, in vitro, e per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi, alla ripresa vegetativa.
Orchidea miniatura rara in coltivazione, richiede una posizione semiombreggiata, temperature medio-alte, 22-30 °C, in estate, leggermente più fresche in inverno, con minime notturne non inferiori a 15 °C, elevata umidità, 70-85%, e ventilazione costante. Le innaffiature devono essere regolari e abbondanti in estate, più diradate in inverno, ma senza mai fare asciugare completamente il substrato, utilizzando acqua piovana, demineralizzata o da osmosi inversa. Viene solitamente montata su tronchi, corteccia o zattere di radici di felci arborescenti con un poco di sfagno alla base della pianta, meno frequentemente in vasi o canestri piuttosto larghi, in modo da permettere agli pseudobulbi di espandersi liberamente, utilizzando un composto costituito da frammenti di corteccia (bark) e carbone vegetale con eventuale aggiunta di sfagno per mantenere l’umidità se l’ambiente di coltivazione è piuttosto secco. I rinvasi vanno effettuati quando il composto si è deteriorato alla ripresa vegetativa, segnalata dall’emissione delle nuove radici.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).
Sinonimi: Phyllorchis incurva (Thouars) Kuntze (1891); Phyllorkis incurva (Thouars) Kuntze (1891).
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