Famiglia : Orchidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria del Borneo, Cambogia, Cina (Hainan), Giava, Isole Andamane, Laos, Malaysia, Molucche, Myanmar, Sumatra, Thailandia e Vietnam dove cresce nelle foreste generalmente come epifita sui tronchi ricoperti di muschio in prossimità del suolo, fino a circa 900 m di altitudine.
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “βολβός” (bolbos) = bulbo e “φύλλον” (phyllon) = foglia, con riferimento alle foglie che crescono all’apice degli pseudobulbi; il nome specifico è la combinazione dei termini latini “flabellum” = ventaglio e “Venus, -neris” = Venere, quindi ‘ventaglio di Venere’, con riferimento alla forma della infiorescenza.
Nomi comuni: nan fang juan ban lan (cinese).
Il Bulbophyllum flabellum-veneris (J.Koenig) Aver. (2003) è una specie epifita, raramente litofita, con pseudobulbi sessili su un rizoma strisciante filiforme, distanziati di 2-3 cm, ovoidi, scanalati, a sezione tetra o pentagonale, di circa 1,6 cm di lunghezza e 1,3 cm di diametro, di colore verde chiaro, provvisti all’apice di una sola foglia oblungo-lanceolata, lunga 7-12 cm e larga 1,5-3 cm, coriacea.
Infiorescenza corimbosa dalla base dello pseudobulbo, su uno scapo lungo circa 18 cm, portante 7-12 fiori ravvicinati riuniti in semicerchio. Sepalo dorsale ovato con apice appuntito, lungo 0,3-0,6 cm, di colore porpora violetto con margini ciliati porpora, sepali laterali oblunghi, uniti fin quasi alla base, a volte liberi all’apice, di 1,5-2,5 cm di lunghezza e circa 0,4 cm di larghezza, di colore bianco, giallo o rosa pallido con macchie da rosso a marrone più addensate verso la base, petali ovato-triangolari, di 0,3-0,5 cm di lunghezza, di colore porpora violetto con margini ciliati, labello ovato mobile, ricurvo, di colore da giallo ad arancio, di circa 0,3 cm di lunghezza.
Si riproduce per seme, in vitro, micropropagazione e al livello amatoriale per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.
Innaffiature e nebulizzazioni frequenti durante il periodo vegetativo, ma senza ristagni, più diradate in inverno, ma senza mai fare asciugare completamente il substrato. Innaffiature e nebulizzazioni vanno effettuate con acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata; per le concimazioni, ad intervalli di 1-2 settimane durante il periodo di crescita, possono essere utilizzati composti bilanciati idrosolubili, con microelementi, a ¼ di dose di quella riportata sulla confezione.
Può essere coltivata in vasi o canestri con composto aerato e drenante che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) e carbone di media pezzatura o di fibra di cocco, con eventuale aggiunta di sfagno se l’atmosfera è troppo secca, o montata su rami, corteccia o zattere di sughero. I rinvasi, quando necessari, vanno effettuati alla ripresa vegetativa all’apparire delle nuove radici.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).
Sinonimi: Epidendrum flabellum-veneris J.Koenig (1791); Ephippium lepidum Blume (1825); Cirrhopetalum gamosepalum Griff. (1851); Bulbophyllum griffithianum E.C.Parish & Rchb.f. (1874); Phyllorchis gamosepala (Griff.) Kuntze (1891); Phyllorkis gamosepala (Griff.) Kuntze (1891); Cirrhopetalum ciliatum Klinge(1898); Bulbophyllum lepidum (Blume) J.J.Sm. (1905); Bulbophyllum umbellatum J.J.Sm. (1905); Cirrhopetalum lepidum (Blume) Schltr. (1911); Bulbophyllum gamosepalum (Griff.) J.J.Sm. (1912); Bulbophyllum viscidum J.J.Sm. (1920); Cirrhopetalum siamense Rolfe ex Downie (1925); Cirrhopetalum gamosepalum Griff.(1851); Bulbophyllum rolfeanum (Rolfe ex Downie) Seidenf. & Smitinand (1961); Cirrhopetalum gagnepainii Guillaumin (1964); Cirrhopetalum viscidum (J.J.Sm.) Garay, Hamer & Siegerist (1994); Cirrhopetalum flabellum-veneris (J.Koenig) Seidenf. & Ormerod (1995); Bulbophyllum flabelloveneris (J. König) Seidenf. & Ormerod ex Aver. (2003).
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