Bolinus brandaris

Famiglia : Muricidae


Testo © Dr. Domenico Pacifici

 

Mentre stava passeggiando lungo le spiagge del Libano in compagnia del suo cane, il dio Melqart notò che il suo fedele compagno aveva il muso sporco di sangue. Preoccupato, si fermò a controllargli la bocca scoprendo che il sangue che la ricopriva non era suo ma di un mollusco spinoso che teneva tra le fauci. La mattina seguente, Melqart vide che il sangue del mollusco, mischiato alla saliva del cane, si era seccato ed era diventato di un colore rosso così acceso ed ammaliante che decise di creare una veste del medesimo colore per l’amata ninfa Tiro. La ninfa, una volta ricevuto tale dono, decise di sposare il dio Melqart e fu così che nacque la cosiddetta “porpora di Tiro” che fece la fortuna del popolo fenicio e che lo consacrò alla storia come il “popolo della porpora”.

Tralasciando le gesta del dio e del popolo fenicio, è giusto concentrarsi sull’animale morto tra le fauci del cane, il quale sacrificio ha determinato l’origine ed il lieto fine di questa storia.

Bolinus brandaris, è un mollusco gasteropode appartenente alla famiglia Muricidae ed assieme ad altri esemplari della medesima famiglia, come Hexaplex trunculus e Stramonita haemastoma, rappresentano la triade di molluschi da cui si estraevano i composti per creare la porpora.

Conosciuto comunemente come murice spinoso, originariamente prendeva il nome di Murex brandaris, poiché il termine latino “murex” può significare sia “roccia appuntita” sia riferirsi al sale d’ammonio dell’acido purpurico, con cui si faceva la porpora.

Bolinus brandaris è molto comune nel Mediterraneo. Recenti studi sembrano evidenziarne la presenza anche lungo le coste atlantiche francesi.

Bolinus brandaris è molto comune nel Mediterraneo e recenti studi sembrano evidenziarne la presenza anche lungo le coste atlantiche francesi © Giuseppe Mazza

Successivamente il nome scientifico fu cambiato in Bolinus brandaris da G. Pusch nel 1837, dove il genere Bolinus si pensa sia riferito al termine latino “bòlus” che significa massa, zolla, disco, o dal greco “Βολίνα”, la ninfa amata dal dio Apollo, od ancora dal greco “βολις”, bolide, sonda, meteora ad elevata luminosità.

Anche il nome della specie brandaris ha un’origine confusa e non ben nota, e si pensa possa essere riferita al termine “brandire”, di derivazione germanica dal termine “brand”, clava o spada. Forse alludendo alle spine che caratterizzano questo muricide od al canale sifonale così lungo da rappresentare una “clava da brandire”.

Zoogeografia

Bolinus brandaris è una specie molto comune nel mar Mediterraneo, presente in praticamente tutte le coste: dallo stretto di Gibilterra alle sponde del Libano e della Turchia. Recenti studi sembrano evidenziare il passaggio attraverso lo stretto di Gibilterra per spingersi fino all’Oceano Atlantico raggiungendo le coste settentrionali della Francia. Questi dati, tuttavia, sono ancora in corso di analisi. In tali aree è ragionevole pensare sia stata introdotta come specie aliena attraverso il trasporto involontario di larve e/o giovani esemplari.

Dettaglio del grande piede con l’opercolo di Bolinus brandaris. Per captare informazioni dall’ambiente estroflette due tentacoli, detti rinofori, con funzione sensitiva e tattile.

Dettaglio del grande piede con l’opercolo. Per captare informazioni dall’ambiente estroflette due tentacoli, detti rinofori, con funzione sensitiva e tattile © Giuseppe Mazza

Ecologia-Habitat

Questo muricide predilige fondali sabbiosi o fangosi, nei quali si infossa quasi completamente, ad una profondità che oscilla tra i 5 ed i 50 m, anche se sono stati riscontrati esemplari a quasi 200 m dimostrando una grande variabilità batimetrica. Raramente, inoltre, è possibile trovarlo su fondali rocciosi poco profondi.

Bolinus brandaris è un vorace predatore di altri molluschi, capace di cibarsi persino di celenterati ed echinodermi. È particolarmente ghiotto di mitili, di cui si ciba forzando l’apertura delle valve con il possente piede o perforandone il guscio con l’aiuto della radula, una sorta di lingua spinosa caratteristica di questo phylum e che differisce in forma e funzione tra le specie. Integra una dieta più generalista facendo lo spazzino dei fondali e cibandosi delle carcasse di altri animali che trova in giro.

Morfofisiologia

Bolinus brandaris mostra uno spiccato polimorfismo ed il numero di morfotipi risulta incredibilmente elevato, tanto che persino Linnaeus descrive tre forme diverse nei suoi studi.

La conchiglia tondeggiante di Bolinus brandaris, con una conformazione a spirale, può raggiungere una lunghezza di 8-10 cm.

La conchiglia tondeggiante con una conformazione a spirale raggiunge 8-10 cm di lunghezza © Giuseppe Mazza

A complicare la situazione vi è anche un ampio grado di individui definiti anomali che apre le porte ad un altro ramo di studio definito “Teratologia” in cui si analizzano le anomalie morfologiche di un intero organismo oppure di una o più parti di esso.

Ciò porta ad avere esemplari con modificazioni strutturali molto marcate e possedere, per esempio, tre canali sifonali, un labbro esterno completamente deformato od una spiralizzazione vistosamente deforme. Tali anomalie possono interessare sia le parti molle dell’animale sia la conchiglia e possono provenire da origini genetiche o cause accidentali quali predazione o infezioni parassitarie. In questo scenario, per semplicità, si prenderà in esame l’esemplare descritto maggiormente e più conosciuto anche a livello storico proveniente dalle sponde italiche.

La conchiglia di Bolinus brandaris si presenta tondeggiante con una conformazione a spirale ed un colore variabile dal giallo al bruno e può raggiungere una lunghezza di 8-10 cm. La spirale è composta da 6 spire ciascuna recanti dalle 4 alle 8 spine, di solito più pronunciate negli esemplari giovanili, disposte in un’unica linea e che aumentano di dimensioni man mano ci si avvicina all’opercolo.

Il guscio non è uniforme poiché durante la fase di crescita dell’animale si alternano fasi di accrescimento a fasi di riposo, in cui si formeranno le spine che inspessiscono il bordo del guscio. La parte globosa della conchiglia si prolunga in un canale sifonale esteso e ben pronunciato, caratteristica che lo rende molto distinguibile e che, come detto in precedenza, dà il nome a questa specie.

L’opercolo è particolarmente grande, con un labbro esterno spesso e robusto, in grado di ospitare un piede altrettanto importante capace di chiudere perfettamente l’apertura quando il mollusco si ritira per difendersi dai predatori.

La conchiglia è spesso ricoperta da epibionti, piccoli organismi come alghe verdi e calcaree che vivono sulla superfice dell’organismo ospitante, in grado di mascherare il colore brunastro e rendere la conchiglia più mimetizzata con l’ambiente.

Il mollusco è di color bruno con un piede del medesimo colore ma caratterizzato da un motivo puntinato. Per captare le informazioni dall’ambiente estroflette dei tentacoli di color bianco con funzione sensitiva o tattile chiamati rinofori.

La famosa porpora ha origine da una particolare ghiandola ipobranchiale presente nella cavità palleale. Produce un liquido incolore che, dopo un’opportuna macerazione ed ebollizione a contatto con la luce, passa per diversi stadi di colori per arrivare al viola purpureo.

Etologia-Biologia riproduttiva

Questa specie possiede due stagioni riproduttive: a marzo-aprile e durante i mesi di giugno-luglio.

Bolinus brandaris è oggi pescato solo a fini alimentari, ma un tempo forniva anche un prezioso colorante per tessuti, la porpora, un rosso con particolari tonalità violette.

Bolinus brandaris è oggi pescato solo a fini alimentari, ma un tempo forniva anche un prezioso colorante per tessuti, la porpora, un rosso con particolari tonalità violette © Hans Hillewaert

I sessi sono ben distinti ma non c’è dimorfismo sessuale; quindi, esemplari maschili e femminili hanno le stesse dimensioni. Inoltre, le femmine mostrano una caratteristica peculiare, ovvero un pene rudimentale non funzionante.

Alcuni studi hanno evidenziato come esista una sostanziale asincronia tra i sessi per quanto riguarda la maturazione dei gameti, in particolare l’esistenza di maschi maturi quando le femmine non lo erano. Si pensa che questo fenomeno aumenti il successo riproduttivo poiché consente alle femmine di produrre uova solo quando le condizioni ambientali sono favorevoli alla produzione e sopravvivenza degli ovuli.

Le uova vengono deposte in maniera da formare una sorta di palla spugnosa grande circa 80 cm. Tale metodologia e forma è simile, se non uguale, a quella della specie affine Hexaplex trunculus rendendo difficile un’identificazione in assenza di adulti vicino le uova deposte.

Dopo lo sviluppo, si forma una larva tipica dei gasteropodi chiamata veliger in grado di nuotare grazie ad un potente organo: il velum, costituito da piccole ciglia fondamentali per l’alimentazione e la locomozione dell’animale.

Lo troviamo per esempio nei sontuosi arredi del “Salon violet” del Museo del Castello di Chantilly;

Lo troviamo per esempio nei sontuosi arredi del “Salon violet” al Museo del Castello di Chantilly © Musée Condé Chantilly

Bolinus brandaris è stato ed è tuttora uno dei molluschi più conosciuti ed importanti della storia, anche culturale, della civiltà umana. È una specie edibile e per secoli è stata pescata anche per il sostentamento oltre che per la porpora, che già necessitava di ingenti quantità di esemplari.

In tempi moderni la pesca è regolata da norme stringenti che ne vietano la cattura durante i periodi di riproduzione e la specie non risulta a rischio estinzione. La globalizzazione ed i confini ormai abbattuti tra gli stati per gli scambi commerciali hanno aperto le porte ad un altro problema di egual entità: l’introduzione di specie aliene Gli studi e la prevenzione sono svolti più in quest’ottica poiché Bolinus brandaris è, come detto, un vorace predatore e rischierebbe di mettere in serio pericolo le specie endemiche dell’ambiente in cui viene introdotto.

Sinonimi

Murex brandaris Linnaeus, 1758; Purpura fuliginosa Röding, 1798; Murex tuberculatus Roding, 1798; Murex pseudobrandaris Grateloup, 1833; Murex subbrandaris d’Orbigny, 1851; Murex trifariaspinosus Frauenfeld, 1869; Murex trispinosus Locard, 1886; Murex monospinosus Serradell, 1912; Murex tudiculoides Coen, 1943; Murex pseudobrandaris zanardii Settepassi, 1970.

 

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