Famiglia : Labridae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Bodianus diana (Lacepède, 1801) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes, ricco d’oltre 150 famiglie, ed a quella dei Labridae, con 71 generi e 549 specie. Pesci che vanno dai 4,5 cm di lunghezza ad oltre 2 m, spesso variopinti e con sorprendenti cambiamenti di sesso.
Il nome del genere Bodianus deriva dal termine portoghese “bodiano, pudiano” = pudore, visto che le circa 30 specie cui è abbinato, hanno spesso il capo con tonalità arrossate, quasi per pudore.
Il termine specifico diana ricorda, per la bellezza e l’elegante forma a spicchio di luna di questo pesce, la mitica divinità romana della caccia con l’arco, dea protettrice della bellezza dei boschi, dei torrenti e della luna.
Zoogeografia
Il Bodianus diana, rimpiazzato d’analoghe specie nel Pacifico, è comune nelle acque tropicali dell’Oceano Indiano. A titolo indicativo, dopo il Mar Rosso e il Golfo di Aden, lo troviamo nell’Africa Orientale e poi giù, lungo la costa, fino al Sud Africa, alle isole Seychelles, Riunione, Mauritius, Maldive e Chagos, nello Sri Lanka, in Tailandia con le adiacenti Isole Andamane, alle Isole Cocos e per finire all’Isola di Natale.
Ecologia-Habitat
Vive nelle formazioni madreporiche, fra 6-50 m profondità, ma più spesso a 6-25 m, dove l’acqua è relativamente calda, a 24-28 °C, e l’ambiente propizio alla sua madrepora preferita: la Heliofungia actiniformis, una delle “madrepore fungo” con uno zoccolo circolare calcareo piatto, dai solchi radiali, che si sviluppa sui fondali sabbiosi e da cui escono, quando non è a riposo, dei lunghi tentacoli, simili a quelli degli anemoni di mare.
È un pesce dal nuoto veloce che non teme troppo le correnti, visto che è presente anche sulle scarpate esterne dei reef.
Morfofisiologia
Il Bodianus diana non supera i 17 cm. Il corpo è allungato con la testa appuntita e una bocca con canini ricurvi verso l’interno, come uncini, per afferrare il cibo negli anfratti.
La pinna dorsale reca 12 raggi spinosi e 10 molli; l’anale, più corta, 3 raggi spinosi e 12 inermi; le pinne pelviche e le pettorali, con 11-15 raggi, sono ugualmente inermi; la coda è troncata.
Negli adulti il capo e la parte superiore del pesce è di colore bruno-rossastro con 4 macchie gialle sul dorso mescolate a macchie nere verso il peduncolo caudale che sfuma al rosa slavato, sempre più chiaro, con una vistosa macchia nera all’inizio della pinna caudale in parte traslucida.
Anche la pinna anale è rosata con una grande macchia nera seguita da una più piccola. Entrambe tendono a scomparire con l’età.
Le pelviche sono nere con bordi chiari tendenti al giallo o al rosato. La parte centrale del corpo è luminosa con eleganti squame gialle dal bordo scuro che richiama il colore del dorso.
La forma giovanile è completamente diversa, marrone-rossastra con file di macchie bianche talora unite in bande longitudinali.
Le macchie nere sono più vistose con un bordino chiaro che crea dei finti occhi per confondere i predatori. I più vistosi sono l’ocello verso la fine della pinna dorsale e quello simmetrico sull’anale.
È in questa fase giovanile che si notano di più le differenze con l’analogo Bodianus dictynna del Pacifico, dove la punteggiatura chiara è unita a trattini, mentre gli adulti sono praticamente identici.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Il Bodianus diana è molto territoriale. Vive solitario o in coppia nutrendosi di molluschi gasteropodi o bivalvi, ricci, stelle marine e policheti, senza trascurare i pesciolini che passano a tiro. In gioventù, si comporta da “labride pulitore” in cerca di pesci di grossa taglia che libera dagli ectoparassiti.
Non esistono cure parentali e dopo la fecondazione le uova vengono abbandonate alle correnti. La resilienza della specie è buona, col possibile raddoppio degli effettivi in 1,4-4,4 anni, ed anche se il Bodianus diana è talora pescato per gli acquari domestici, il prelievo, decisamente trascurabile, non incide sull’indice di vulnerabilità, oggi (2020) modesto, che segna 31 su una scala di 100.
Sinonimi
Labrus diana Lacepède, 1801; Lepidaplois diana (Lacepède, 1801); Lepidaplois aldabrensis Smith, 1956.