Famiglia : Acanthaceae
Testo © Pietro Puccio
Specie pantropicale diffusa lungo le coste atlantiche dell’Africa, dalla Mauritania all’Angola, delle Americhe, dal sud degli U.S.A. al Brasile, e nei Caraibi, è presente in modo discontinuo anche nelle coste pacifiche dal Messico al Perù. Vive prevalentemente negli estuari dei fiumi nelle zone periodicamente sommerse dalle maree (zone intertidali).
Il nome del genere onora il filosofo e medico persiano Abū ‘Alī al-Ḥusayn ibn ‘Abd Allāh ibn Sīnā (980-1037), noto in occidente col nome di Avicenna; il nome specifico è il participio presente del verbo latino “germino” = germinare, germogliare, con riferimento ai semi che germinano nei frutti ancora attaccati alla pianta madre.
Nomi comuni: black mangrove, black-wood, lagoon tree, mangle, olive mangrove, salt water mangrove, white mangrove (inglese); janju (Camerun); malanga (Gambia); asokoro, asundur, esukuru (Ghana); faux palétuvier, mangle blanc, palétuvier blanc, palétuvier gris (francese); bule, cobaca, iofo, pule, tarafe (Guinea-Bissau); ta’ abché (maya); afia nnunun, edo, ogbun (Nigeria); mangue amarelo (portoghese); bukelek, maglé, mbagé, mbugad, sanar (Senegal); makindi, mangro (Sierra Leone); mangle negro, mangle prieto, mangle salado, palo de sal, saladillo (spagnolo).
L’Avicennia germinans (L.) L. (1764) è un arbusto o albero sempreverde molto variabile con tronco, fino a circa 25 m di altezza e 40 cm di diametro, dalla corteccia liscia o leggermente fessurata verticalmente e orizzontalmente di colore bruno grigiastro scuro, ricca di tannini. Nelle zone acquitrinose e periodicamente sommerse alla base della pianta è presente una fitta moltitudine di radici pneumatofore (radici emergenti dall’acqua o dal suolo provviste di un tessuto aerifero, aerenchima, che consente l’afflusso di ossigeno alle radici sottostanti), erette, lunghe fino a circa 30 cm, che hanno origine da radici orizzontali poste appena sotto la superficie del suolo.
Le foglie, su un picciolo lungo 0,5-2 cm, sono semplici, opposte, decussate, obovate o ellittico-lanceolate con apice acuto o ottuso e margine intero, coriacee, di colore verde chiaro e lucide superiormente, ricoperte da una pruina bianca e da una fitta peluria grigiastra o giallastra inferiormente, lunghe 5-15 cm e larghe 2-4 cm; le foglie secernono l’eccesso di sale, che spesso cristallizza sulla superficie, attraverso particolari ghiandole poste da ambo i lati.
Le infiorescenze, su un peduncolo lungo 1-4 cm, ascellari e terminali, sono spighe semplici o composte pubescenti, compatte, con fiori ermafroditi zigomorfi con 5 sepali liberi ovati, di circa 4 mm di lunghezza e 2 mm di larghezza, corolla campanulata, di 1,2-1,5 cm di diametro, di colore bianco o crema, pubescente, a 4 lobi oblunghi diseguali, distesi o retroflesi, lunghi 2-3 mm, con quello dorsale più o meno bilobato, e 4 stami, due più lunghi e due leggermente più corti. I fiori, fragranti e ricchi di nettare che attrae le api, sono proterandri (gli organi maschili maturano prima di quelli femminili, ciò evita l’autofecondazione). Il frutto è una capsula ellissoide appiattita, lunga 2-4 cm e spessa 0,8-1,2 cm, di colore da verde chiaro a giallastro, pubescente, contenente un solo seme viviparo (che germina all’interno del frutto quando è ancora sulla pianta).
I frutti galleggiano e i semi rimangono vitali per lungo tempo, questo spiega la grande diffusione della specie, l’embrione non si sviluppa e rimane all’interno del frutto finché questo non “approda” in un luogo favorevole ed emette radici per fissarsi al suolo; all’asciutto il seme ha invece una durata limitata.
Nella vegetazione a mangrovie domina la zona intertidale intermedia, non resistendo per lunghi periodi con i pneumatofori interamente sommersi dall’acqua di mare, con salinità nel suolo fino al 90 ‰.
Cresce nelle regioni a clima tropicale e subtropicale e si è dimostrata la più resistente alle basse temperature, spingendosi fino al 30° parallelo nell’emisfero nord, con dimensioni molto contenute, dove può sopravvivere a valori eccezionali di poco inferiori a 0 °C con perdita della parte aerea, ma rivegetando dalla base in primavera, e fino al 28° parallelo nell’emisfero sud.
Ha una notevole importanza per l’ecosistema costiero offrendo cibo e rifugio per numerose specie di animali, in particolare crostacei, uccelli e rettili.
I frutti sono velenosi, mentre foglie, radici e corteccia sono variamente utilizzati nella medicina tradizionale per varie patologie. Il legno, mediamente pesante e di lunga durata anche immerso, ma piuttosto difficile da lavorare, ha un limitato uso nelle costruzioni civili e navali, nella fabbricazione di mobili e oggetti artigianali, è invece un ottimo combustibile.
Sinonimi: Bontia germinans L. (1759); Avicennia nitida Jacq. (1760); Avicennia tomentosa Jacq. (1760); Avicennia tomentosa var. campechensis Jacq. (1760); Avicennia africana P.Beauv. (1806); Avicennia tomentosa var. cumanensis Kunth (1817); Avicennia tomentosa var. guayaquilensis Kunth (1817); Avicennia elliptica Thunb. (1821); Avicennia floridana Raf. (1832); Avicennia lamarckiana C.Presl (1845); Avicennia meyeri Miq. (1845); Avicennia oblongifolia Nutt. ex Chapm. (1860); Avicennia officinalis var. lanceolata Kuntze (1891); Avicennia officinalis var. nitida Kuntze (1891); Avicennia nitida Sessé & Moc. (1894); Hilairanthus nitidus (Jacq.) Tiegh. (1898); Hilairanthus tomentosus (Jacq.) Tiegh. (1898); Avicennia floridana Gand. (1918); Avicennia nitida var. trinitensis Moldenke (1934); Avicennia germinans var. guayaquilensis (Kunth) Moldenke (1974); Avicennia elliptica var. martii Moldenke (1975); Avicennia germinans var. cumanensis (Kunth) Moldenke (1975); Avicennia germinans f. aberrans Moldenke (1980); Avicennia germinans f. brasiliensis Moldenke (1980); Avicennia germinans f. venezuelensis Moldenke (1980).