Famiglia : Aulostomidae
Testo © Giuseppe Mazza
Aulostomus chinensis (Linnaeus, 1766) noto come Pesce trombetta cinese o Pesce trombetta dell’Indo-Pacifico, appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, e all’ordine dei Syngnathiformes, lo stesso a cui appartengono i pesci ago ed i cavallucci marini.
Il genere Aulostomus, dal greco “αὐλός” (aulos) = flauto e “στόμα” (stoma) = bocca, per la forma che evoca questo noto strumento musicale, conta solo tre specie riunite nella famiglia degli Aulostomidae: Aulostomus maculatus dei Caraibi, Aulostomus strigosus presente nell’Atlantico orientale, dalle Isole Capo Verde alle coste tropicali africane, ed il nostro Aulostomus chinensis.
Il nome specifico chinensis, in latino “della Cina”, fa riferimento alle acque in cui vive, che in realtà sono però molto più vaste.
Zoogeografia
L’Aulostomus chinensis è diffuso in quasi tutto l’Indopacifico tropicale. A titolo indicativo lo troviamo lungo la costa africana dalla Somalia al Sud Africa, incluso il Madagascar ed isole adiacenti come Mayotte, Riunione e Mauritius. Poi alle Seychelles, Maldive, India, Sri Lanka, Tailandia, Indonesia, Filippine, Vietnam, Taiwan, Cina ed isole meridionali del Giappone.
In Oceania, dopo Papua Nuova Guinea, Micronesia e Australia, è presente in Nuova Caledonia e Vanuatu raggiungendo verso Sud la Nuova Zelanda. Verso levante lo troviamo alle Figi, Tonga, Samoa, Polinesia Francese, Hawaii ed oltre fino alle Galapagos, Ecuador, Colombia e costa Sudamericana fino al Cile.
Ecologia-Habitat
Vive in acque limpide e tranquille, in genere fra 3 e 120 m di profondità: zone, rocciose o madreporiche dove è un maestro di mimetismo. Si trova spesso inclinato o a testa in giù, quasi invisibile, fra le ramificazioni delle gorgonie o dei coralli neri.
Morfofisiologia
Il corpo, allungato e compresso lateralmente, può raggiungere gli 80 cm. Buona parte spetta al lungo muso tubolare, che termina con una vistosa macchia nera sulla mascella superiore ed un barbiglio all’estremità di quella inferiore. La bocca, protrattile, può ingoiare anche grosse prede.
Vi sono due pinne dorsali. La prima reca 8-12 spine che iniziano, ben separate fra loro, nella prima metà del corpo, molto spesso invisibili perché il pesce le solleva solo quando attacca o in caso di pericolo. La seconda è triangolare con 24-27 raggi inermi, posta in posizione molto arretrata accanto al peduncolo caudale. La pinna anale, speculare a quest’ultima, reca 26-29 raggi molli.
Le pinne pettorali contano 17 raggi, inermi come quelli delle minuscole pinne pelviche che ne hanno 6 con una macchietta nera alla base. La pinna caudale è lanceolata.
La livrea è quanto mai variabile, da un momento all’altro, grazie all’incredibile lavoro dei suoi cromatofori, le cellule della pelle che contengono i granuli dilatabili o contraibili dei pigmenti, che possono effettuare cambiamenti di disegno e colore istantanei.
Si è notato però che alcuni pesci sono uniformemente gialli, non possiedono cioè dei cromatofori cangianti, e c’è allora chi ha ipotizzano che potrebbe essere anche solo una fase passeggera della loro vita.
La livrea più corrente prevede delle linee chiare parallele longitudinali su un fondo grigio, verdastro o rossastro.
Queste linee chiare possono sparire istantaneamente o incrociarsi con analoghe linee verticali per formare dei piccoli riquadri dagli angoli luminosi, nei punti dove i tratti si sovrappongono.
La parte finale del corpo è nera punteggiata di bianco, mentre il peduncolo caudale, con linee verticali bianche, è giallo come la pinna caudale che reca in genere due macchie nere sui lati.
In genere, perché in questa specie, dove la variabilità è di casa, si possono trovare anche esemplari con una sola macchia.
Etologia-Biologia Riproduttiva
L’Aulostomus chinensis caccia solitario durante il giorno nutrendosi soprattutto di pesci, ma anche gamberetti ed altri piccoli animali bentonici.
Li risucchia all’improvviso con una bocca larga quanto il corpo ed un ventre dilatabile che non esita ad accogliere grosse prede.
Segue i pesci che rimestano il fondo, come le triglie, rubando loro il cibo di bocca, e nuota spesso nascosto, appiccicato alle tartarughe o a pesci di grandi dimensioni, come le cernie, per passare inosservato e piombare a tradimento su piccole prede, distratte dall’arrivo di un possibile predatore.
Ma nella maggior parte dei casi, se non è affamato, gioca pigramente la carta mimetica: se ne sta immobile, alla verticale, fra i rami dei coralli, ricreando coi suoi cromatofori i disegni e il colore dell’ospite, pronto a tuffarsi sui malcapitati di passaggio.
La forma gialla, troppo evidente su una gorgonia o un corallo nero per la mancanza di cromatofori cangianti, non ha questa scelta e si mischia allora astutamente, come se niente fosse, a branchi di pesci gialli al pascolo e passa così spesso inosservata.
Le uova fecondate vengono trascinate via dalle correnti e vagano pelagiche come le larve finché i pesciolini, crescendo, sono in grado di nuotare verso i fondali per cacciare prede più sostanziose.
Visto che si tratta di un pesce dall’areale vastissimo, pescato solo per sbaglio o su richiesta di qualche acquario pubblico, l’Aulostomus chinensis non pare una specie a rischio.
La resilienza non è nota, ma considerando anche il vasto numero di prede possibili, si è concluso che l’indice di vulnerabilità di questa specie è oggi (2020) moderatamente basso, segnando 34 su una scala di 100.
Sinonimi
Fistularia chinensis Linnaeus, 1766; Polypterichthys valentini Bleeker, 1853; Aulostomus valentini (Bleeker, 1853).