Famiglia : Arecaceae
Testo © Alessandro Marini
Astrocaryum standleyanum L.H. Bailey è una palma nativa dell’America centrale e meridionale.
Il suo areale di distribuzione si estende dal Nicaragua, Costa Rica e Panama, fino alla Colombia e all’Ecuador.
L’habitat è costituito dalle foreste tropicali non inondate, fino ad una altitudine di 900 m, ma più spesso a quote inferiori. Abbondante soprattutto nelle foreste intorno al canale di Panama.
Il nome del genere Astrocaryum è la combinazione dei sostantivi greci “ἀστήρ” (aster) = stella, e “κάρυον” (karion) = noce o seme, e fa riferimento alle particolari scanalature presenti sul seme, mentre il nome della specie standleyanum onora la memoria del botanico americano Paul Carpenter Standley (1884-1963) che classificò molte specie di piante negli USA, in Messico e nell’America centrale.
Le popolazioni locali di lingua spagnola chiamano questa palma con vari nomi, tra cui Chumba Wumba, Chonta, Chontadura, Coquillo, Palma negra, Pejibaye de montaña, Guerre, Güérregue, Güinul, Mocora, Pucaishchi, Giwa e Chunga. In lingua inglese è nota come Mocora Palm, Panama Star-Nut Palm, Panama Black Oil Palm.
Specie monoica e monocaule con fusto grigio scuro, alto tra 15 e 20 m e largo fino a 30 cm, densamente ricoperto di grandi spine nere piatte, molto aguzze, lunghe fino a 20 cm.
Il fusto è segnato dagli anelli grigi chiari privi di spine in corrispondenza delle foglie cadute.
La corona fogliare ha forma ad ombrello ed è composta da circa 15 foglie pennate, lunghe fino a 5 m, che sopravvivono sul fusto anche fino a 5 anni. Le foglie sono composte da circa 100 pinnule pendenti innestate irregolarmente sul rachide in gruppi di 2-5, in modo da conferire alla foglia un aspetto piumato. Le pinnule sono lunghe fino a 110 cm e larghe fino a 3,5 cm, verde scuro superiormente e verde glauco inferiormente. Le foglie, i piccioli e le altre parti della palma sono coperte da spine più piccole di quelle presenti sul fusto.
Astrocaryum standleyanum nel corso della stagione delle piogge produce fino a 6 infiorescenze interfogliari erette, color crema, inizialmente protette da grandi brattee grigie caduche coperte di piccole spine.
Le infiorescenze sono ramificate e portano fino a 200 rachille, ciascuna con 3-5 fiori femminili nella parte basale e diversi fiori maschili sulla parte superiore.
I fiori femminili, lunghi 6-8 mm, maturano prima di quelli maschili, lunghi circa 4 mm, per favorire l’impollinazione incrociata.
Durante la maturazione dei frutti l’infiorescenza si allunga fino a 150 cm e si piega sotto il peso pendendo verso il basso.
I frutti, che in condizioni ottimali possono arrivare anche a 500 su ogni infiorescenza, hanno forma ovoidale e sono lunghi fino a 6 cm e larghi 3 cm, di colore inizialmente verde grigio e poi arancioni a maturità.
Palma molto ornamentale per la grande corona di foglie piumate a forma di ombrello che contrasta con il fusto abbastanza esile, non è però molto diffusa in coltivazione, soprattutto per le pericolose spine presenti in tutte le parti della pianta. La collocazione in grandi parchi e giardini deve tenere conto di questo aspetto per evitare rischiosi incidenti alle persone.
Coltivabile nelle zone tropicali e subtropicali calde, dove la temperatura non scende mai sotto i 4 °C, richiede suoli ricchi di humus preferibilmente acidi o neutri, tenuti costantemente umidi ma molto ben drenati per evitare ristagni alle radici.
Preferisce posizioni ombrose e poco soggette ai venti, soprattutto da giovane, ma con l’età si adatta anche a posizioni in pieno sole.
Si riproduce facilmente per seme, pulito e tenuto in acqua per 48 ore, in terriccio fertile mescolato a sabbia per migliorare il drenaggio. Germina in 2 mesi mantenuto a temperature tra 24-28 °C.
Astrocaryum standleyanum è considerata una delle palme economicamente più importanti per le popolazioni indigene del Centro America.
Il frutto è commestibile e ha un elevato valore nutrizionale, soprattutto in vitamine A, B e C.
Le popolazioni locali ricavano olio dai frutti e dai semi, usandolo anche come biofuel.
I frutti costituiscono anche una ottima fonte di alimentazione per gli animali da allevamento.
Gli apici vegetativi sono utilizzati per la produzione dei cosiddetti “cuori di palma”.
I piccioli e i rachidi fogliari vengono usati per fabbricare bastoni da passeggio, archi e canne da pesca.
I fusti vengono utilizzati per costruire le abitazioni.
Dalle giovani foglie si ricavano due tipi di fibre, una più spessa utilizzata per produrre prodotti artigianali intrecciati a mano come i cosiddetti manufatti in “vimini”, e una più sottile utilizzata nei telai per la tessitura di stuoie, amache e reti da pesca.
La preparazione delle fibre a scopo commerciale prevede la rimozione delle spine, l’ebollizione e la seguente essiccazione al sole, lo sbiancamento con zolfo e il taglio in strisce di uguale larghezza.
Le fibre così trattate vengono successivamente intrecciate in fasce, con le quali vengono realizzati diversi tipi di accessori come sottopiatti, vassoi, sottobicchieri, vasi, ceste, brocche, borse, cappelli e anche gioielli, venduti sia a livello locale che ai distributori internazionali.
Originariamente le piante venivano abbattute per utilizzarne le varie parti ma con il diminuire del numero degli individui gli indigeni hanno imparato a preservarle costruendo lunghe pertiche di canne di bambù con una lama affilata (machete) legata all’estremità, con le quali tagliano agevolmente le foglie e i frutti della pianta.
Nelle foreste di origine Astrocaryum standleyanum vive in simbiosi con alcune specie di roditori (Dasyprocta spp.) che si riproducono nel periodo di fruttificazione della palma e si nutrono dei frutti disperdendoli nell’ambiente circostante, favorendo in questo modo l’incremento dell’areale di distribuzione.
Sinonimi: Astrocaryum standleyanum var. calimense Dugand; Astrocaryum trachycarpum Burret.