Famiglia : Tetraodontidae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Pesce palla faraona (Arothron meleagris Lacepède, 1798), appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, al variopinto ordine dei Tetraodontiformes ed alla famiglia dei Tetraodontidae.
Il nome del genere Arothron, nasce dal greco “a-“, privativo, e “rothron” che significa narice.
Infatti in questi animali i tentacoli nasali non mostrano aperture apparenti, sono cioè “senza narici”, anche se hanno forse funzioni olfattive.
Il termine specifico meleagris, stando agli scritti di Plinio il Vecchio, è quello che i Romani davano alla gallina faraona, battezzata non a caso da Linneo Numida meleagris. Cosa c’entra una gallina faraona con questo pesce? Semplice. Perché anche se Arothron meleagris può essere completamente giallo, la livrea più diffusa riprende il disegno a macchie bianche di questo uccello.
Zoogeografia
Come Arothron hispidus, cui assomiglia molto, il pesce palla faraona ha una distribuzione vastissima, ma più selettiva.
È infatti presente lungo le coste tropicali dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico, con una predilezione per le piccole isole e gli atolli, ed è assente dal Mar Rosso.
Ecologia-Habitat
Vive solo nelle acque limpide delle formazioni madreporiche, in genere nei primi 20 m, spesso sugli strapiombi, ma mai oltre i 70 m di profondità.
Morfofisiologia
Lungo al massimo 50 cm ha un corpo è ovoidale, che può gonfiarsi d’acqua o d’aria quando è irritato o in pericolo, assumendo quel caratteristico aspetto sferico che impedisce ai predatori d’afferarlo e ricorda loro, se hanno avuto precedenti esperienze, che è saturo di tetrodotossina, un veleno che blocca la respirazione, 100 volte più potente del cianuro, contenuto soprattutto nella pelle e negli organi interni.
La pinna dorsale e la pinna anale, leggermente peduncolate, sono di taglia analoga ed in posizione arretrata rispetto al corpo.
Partecipano alla propulsione con l’ampia pinna caudale spatulata, mossa da un robusto peduncolo, e le pettorali, a ventaglio, poste accanto alle aperture branchiali. Mancano le pinne ventrali. La bocca è piccola con 4 caratteristiche placche dentarie che formano un robusto becco per frantumare i coralli. Gli occhi, circondati da un anello muscolare, superano il profilo del capo.
La livrea più diffusa è quella bruno nerastra, talora violacea, con tante piccole macchie bianche presenti anche sulle pinne, ma il 25% circa dei soggetti è di un bel giallo brillante con qualche macchia nera.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Arothron meleagris si nutre soprattutto dei polipi di madrepora, ma anche di molluschi, anellidi, echinodermi, tunicati, spugne, briozoi, detriti organici e qualche alga, spesso tossica.
Non è infatti in grado di fabbricare la sua potente arma segreta, la tetrodotossina, ma solo di concentrarla, specialmente nel fegato e nelle ovaie, nutrendosi dei batteri e delle alghe che la producono. Il suo sistema digestivo, indifferente al veleno, non lo distrugge e l’accumula metodicamente, giorno dopo giorno.
Sulle modalità riproduttive e gli sviluppi larvali si sa poco.
In ogni caso, anche se alcuni esemplari finiscono negli acquari domestici o nei piatti destinati ai maniaci del fugu, non è certo una specie in pericolo, per la grande diffusione, la mancanza di nemici naturali ed il fatto che le popolazioni possono raddoppiare in appena 1,4-4,4 anni. L’indice di vulnerabilità alla pesca della specie è attualmente di 40 su una scala di 100.
Sinonimi
Arothron ophryas Cope, 1871; Ovoides latifrons Jenkins, 1901; Tetraodon lacrymatus Quoy & Gaimard, 1824; Tetraodon meleagris Lacepède, 1798; Tetrodon setosus Smith, 1886.
→ Per nozioni generali sui pesci vedere qui.