Famiglia : Tetraodontidae
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Testo © Giuseppe Mazza
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Eccetto i Caraibi, il Pesce riccio o Pesce palla a macchie bianche (Arothron hispidus) è presente in tutti i mari tropicali e temperati caldi © Giuseppe Mazza
L’insolito Pesce riccio o Pesce palla a macchie bianche (Arothron hispidus Linnaeus, 1758) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i ben noti pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Tetraodontiformes ed alla famiglia dei Tetraodontidae.
Il nome del genere “arothron”, viene dal greco “a-“, privativo, e “rothron” = narice, infatti in questo genere i tentacoli nasali, forcuti all’estremità, non mostrano aperture apparenti, sono cioè “senza narici”, ma pare abbiano comunque funzioni olfattive per la presenza alla base di minuscoli fori sensori.
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È stato trovato nel Mediterraneo, ma non è una specie Lessepsiana perché veniva pescato anche prima dell’apertura del Canale di Suez © Giuseppe Mazza
Il nome della specie viene dal latino “hispidus” = ispido, per il fatto che ha il corpo ricoperto da minuscole spinule.
Zoogeografia
Il pesce riccio ha una distribuzione vastissima. È infatti presente lungo tutte le coste tropicali dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico, ma anche su qualche piccolo tratto dell’Atlantico orientale e, cosa ancor più stupefacente, nel Mediterraneo in Sicilia.
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Le macchie bianche rimpiccioliscono negli esemplari anziani e in quelli del Mar Rosso sono decisamente più piccole e numerose © Rafi Amar
Non è entrato dal Mar Rosso, come molte specie che seguono le navi lungo il Canale di Suez, perché c’era già prima della sua apertura. Ne parlano Rafinesque nel 1810, Bonaparte nel 1845.
Recentemente, nel 1960, Torchio ha trovato un esemplare nei pressi di Pozzallo, all’estremo sud dell’isola, ma paradossalmente non è mai stato pescato in Tunisia, Libia o Egitto, dove le acque sono più calde.
Ecologia-Habitat
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Arothron hispidus non supera i 50 cm. Può gonfiarsi a palla e vive nutrendosi di crostacei, molluschi, anellidi, echinodermi, tunicati, spugne, coralli, e di qualche alga carnosa © Kris Bruland
È un pesce che vive per lo più fra i coralli a 3-50 m di profondità. I giovani entrano spesso negli estuari e nelle lagune e frequentano le praterie sommerse di Halophila, piante tropicali rizomatose marine, della famiglia delle Hydrocharitaceae, con foglie di 30-150 cm.
Morfofisiologia
Lungo al massimo 50 cm, può pesare anche 2 kg, ma in media misura 35 cm e l’esemplare siciliano trovato da Torchio faceva appena 21,5 cm.
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Come indica il nome della famiglia ha solo 4 denti, due solide piastre per mascella, che usa per spezzare, come uno schiaccianoce, gusci e carapaci © Benoit Lallement
Il corpo è ovoidale, ricoperto da minuscole spinule più o meno prominenti, e può gonfiarsi d’acqua o aria quando l’animale è irritato o in pericolo.
Quando assume l’aspetto di una palla è infatti difficile da ingoiare, e chi lo ha fatto, se non è morto per la tetrodotossina, il potente veleno contenuto soprattutto nella pelle e negli organi interni che inibisce la respirazione, ricordandosi della forma non ha certo voglia di ripetere l’esperienza.
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Il colore di fondo può essere grigio, bruno o verdastro con cerchi bianchi intorno agli occhi e alle pinne pettorali. Il ventre è solcato da linee bianche parallele © Klaus Stiefel
Vi è un’unica modesta pinna dorsale in posizione arretrata e la pinna anale, leggermente peduncolata e di taglia analoga, è ancora più vicina alla coda.
La propulsione è affidata principalmente all’ampia pinna caudale spatulata, portata da un robusto peduncolo, ma giocano un ruolo importante anche l’anale e le pettorali, a ventaglio, poste accanto alle aperture branchiali.
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Gli occhi sono sporgenti rispetto il profilo del capo. Qui, mentre riposa su un fondale, si fa togliere i parassiti della pelle da un labride pulitore © Klaus Stiefel
Mancano le pinne ventrali, come s’addice ai Tetraodontidae che contano quasi 200 specie e recano, conformemente al nome, 4 placche dentarie che formano un robusto becco per spezzare gusci e coralli.
Gli occhi, circondati da un vistoso anello muscolare, superano il profilo del capo.
Il colore di fondo del dorso è in genere bruno, con tonalità bluastre o verdastre e numerose macchie bianche, mentre il ventre è più chiaro.
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Fra gli occhi si notano due vistose narici forcute all’estremità che non mostrano aperture apparenti, donde il nome scientifico Arothron che significa in greco “senza narici” © Benoit Lallement
Sui lati si notano delle bande scure verticali e alla base delle pettorali un cerchio o semicerchio giallo che circonda la macchia nera con le aperture branchiali.
Anche le pettorali e le altre pinne mostrano del giallo, presente talora in varie parti corpo. Data l’ampia distribuzione, è infatti ovvio che sono nate numerose sottospecie o razze dalle molteplici varianti.
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Niente da stupirsi, dato il vasto areale, che le livree possano talora mostrare vistose varianti che accentuano l’effetto mimetico © Brian Cole
Etologia-Biologia Riproduttiva
Il pesce riccio, diventato adulto, è solitario e territoriale.
Si nutre di crostacei, molluschi, anellidi, echinodermi, tunicati, spugne, coralli, e di qualche alga carnosa.
Sembra che al momento della riproduzione il maschio scavi un nido nella sabbia invitando la femmina a deporre.
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È in più un pesce con pochi nemici, perché la pelle e gli organi interni sono intrisi di tetrodotossina, un potente veleno, mortale anche per l’uomo, che inibisce la respirazione © Brian Cole
Si sa poco sugli stadi larvali, ma non è una specie in pericolo vista per la grande diffusione, il fatto che non ha in pratica nemici naturali e che popolazioni possono raddoppiare in appena 1,4-4,4 anni.
A parte qualche acquariofilo, ed i maniaci del fugu, un pericoloso piatto giapponese che utilizza anche specie analoghe, non è nemmeno minacciato dall’uomo.
L’indice di vulnerabilità alla pesca è ancora moderato e segna 40 su una scala di 100.
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Un giovane col cerchio intorno alla pinna pettorale giallo, particolarità che si può trovare anche negli adulti. Il Pesce palla a macchie bianche non è una specie in pericolo © Benoit Lallement
Sinonimi
Crayracion hispidus Linnaeus, 1758; Dilobomycterus hispidus Linnaeus, 1758; Takifugu hispidus Linnaeus, 1758; Tetraodon hispidus Linnaeus, 1758; Tetraodon perspicillaris Rüppell, 1829; Tetraodon sazanami Tanaka, 1916; Tetraodon semistriatus Rüppell, 1837; Tetrodon hispidus Linnaeus, 1758; Tetrodon laterna Richardson, 1845; Tetrodon pusillus Klunzinger, 1871.
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