Testo © Pierluigi Angeli
Famiglia: (Amanitaceae) R. Heim ex Pouzar, 1983
Genere: Amanita Persoon, 1794
Sottogenere: Amanita Singer, 1962
Sezione : Amanitopsis (Roze) Konrad & Moublanc, amendment Neville & Paoumarat, 2004
Sottosezione: Caesareae (Singer) Drehmel, Vilgalys & Moncalvo, 1999.
Amanita caesarea (Scopoli : Fries) Persoon, 1801
Il nome della specie, caesarea, deriva dal latino “Cæsáreus” = di Cesare, imperatore romano; dei cesari.
Questa specie è molto conosciuta nelle zone termofile dell’Europa meridionale: Austria, Italia, Francia, Spagna, Marocco. Pertanto anche i nomi dialettali o volgari sono tanti: “ovulo”, “ovulo buono”, “cocco”, “boleto” in Italia; “oronja”, “amanita de los césares”, “yema de huevo”, “ou de reig”, “kuleto”, “gorringo” in Spagna; “oronge”, “amanite des César” “oronge vraie” in Francia; “Kaiserpilz”, “Orangegelber Wulstling” in Germania; “Caesar’s Mushroom” in Inghilterra.
Descrizione del Sottogenere, Sottosezione e Sezione
Al Sottogenere Amanita sono ascritti quei funghi che presentano, a parte qualche rara eccezione, una scanalatura evidente al margine del cappello, lamellule tronche e spore non amiloidi. Alla Sezione Amanitopsis sono ascritti quei funghi con spore non amiloidi, da globulose a ellissoidali, margine sempre scanalato, base del gambo non bulboso, velo generale che può essere membranaceo o submembranaceo, velo parziale che forma un anello membranaceo (Sottosezione Caesareae) o interamente aderente al gambo (Sottosezione Vaginatinae). Alla Sottosezione Caesareae fanno parte quei funghi che hanno la base del gambo non bulbosa, margine del cappello sempre striato o scanalato, velo generale membranaceo che forma una volva a sacco alla base del gambo, anello membranaceo sempre presente, spore più o meno allungate, non amiloidi.
Descrizione della specie
Cappello: 5-18 cm, inizialmente emisferico, poi convesso, infine piano a maturità, senza umbone; margine, ottuso, regolare, nettamente striato o scanalato; superficie lucida, liscia, glabra, vischiosetta, facilmente asportabile, a volte può presentare delle placche bianche (residuo del velo generale); colore rosso-arancio vivo, uniforme, con il tempo secco può decolorare al giallo-arancio ± scuro.
Imenio: lamelle libere, fitte, larghe, spesse, intercalate da poche lamellule tronche; di colore giallo, giallo-zolfo a vetustà; filo intero, concolore.
Gambo: 8-15 × 2-3 cm, cilindroide, slanciato, spesso corto, a volte attenuato in alto, con base allargata ma non bulbosa, a fittone, pieno poi farcito; superficie ± liscia, dello stesso colore delle lamelle.
Anello: membranaceo, ampio, pendulo, persistente, striato nella faccia superiore, giallo.
Volva: ampia, membranacea, tenace, sacciforme, con margine staccato dal gambo, lobato; bianca, beige chiaro a maturità.
Carne: soda, compatta, tenera, infine molle a maturazione, fibrosa nel gambo, bianca nella parte più interna, giallina in quella esterna; odore leggero gradevole, sgradevole in vecchiaia, sapore mite, buono.
Habitat: è una specie termofila, delle zone mediterranee con terreni silicio-calcarei, cresce per lo più nella tarda estate sotto latifoglia (preferibilmente castagno e quercia), in ambienti caldi e asciutti.
Commestibilità: ottimo commestibile, molto ricercato, commercializzato, è sicuramente uno dei pochi funghi che si possono consumare crudi, conosciuto fin dall’antichità, sia da greci sia da romani.
Reazioni: Fenolo sulla carne del gambo: prima rosa poi viola scuro o brunastro.
Microscopia: spore bianche, ovoidali, ellissoidali, lisce, non amiloidi, 9-12 × 6-7,5 µm. Basidi clavati, con giunti a fibbia, tetrasporici, raramente con 1-2 sterigmi, 53,2 – 70 × 11,2 – 12,6 µm. Cistidi clavati, con apice arrotondato, 28-45 × 10-15 µm. Cuticola formata da ife filamentose coricate, larghe 2-5 µm, gelificate. La volva è formata nella parte esterna da ife filamentose, settate, con giunti a fibbia, in quella interna sono presenti degli sferocisti.
Osservazioni: si tratta di un fungo molto ricercato ed apprezzato fin dai tempi più remoti; presso gli antichi romani era considerato il cibo degli dei, riservato ai Cesari (di qui il nome “caesarea”).
Abbastanza comune nelle zone mediterranee, nel nostro paese è oggi anche ampiamente commercializzato e arriva sui nostri mercati in particolare dalla Penisola Iberica.
È una delle poche specie fungine che possono essere consumate crude, in quanto non si conoscono casi di intossicazione dovuti all’ingestione di questo fungo, crudo o cotto.
Naturalmente devono essere scelti esemplari giovani e in perfetto stato di conservazione.
Del resto, gli esemplari vecchi e mal conservati emanano un odore sgradevole a partire dalla volva.
Morfologicamente è inconfondibile, se sono presenti contemporaneamente tutti i suoi caratteri peculiari, che sono: il cappello color arancio ± carico, il colore giallo uovo uniforme delle lamelle, dell’anello e del gambo, la tipica striatura al margine del cappello, il colore della carne, gialla nella parte più esterna, biancastra all’interno, la volva membranosa, a sacco, bianca.
Tuttavia, in periodi molto piovosi l’ Amanita muscaria (L. ex Fr.) Hooker, che presenta il cappello + rosso, le lamelle,il gambo e l’anello bianchi, può assumere tonalità più o meno simili, per effetto del dilavamento dei pigmenti della cuticola, ma non potrà mai presentare la volva robusta e membranosa tipica di A. caesarea in quanto la volva di A. muscaria è dissociata in placche o verruche, praticamente inesistente a tempo molto piovoso.
La Russula aurea Persoon, per il colore del cappello e delle lamelle può essere scambiata con l’ Amanita caesarea, ma è priva di volva e anello.
Sinonimi: Agaricus caesareus Scopoli 1772 (basionym); Agaricus aureus Batsch 1783; Agaricus aurantius Bulliard 1812; Amanita aurantiaca Persoon 1801; Fungus caesareus (Scopoli) Kuntze 1898; Venenarius caesareus (Scopoli) Murrill 1913; Volvoamanita caesarea (Scopoli) E. Horak 1968.
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