Alouatta belzebul

Famiglia : Atelidae


Testo © Prof. Angelo Messina

 

Con suoni simili a ruggiti, udibili anche a 5 km di distanza, i maschi di Alouatta belzebul delimitano il territorio del branco

Con suoni simili a ruggiti, udibili anche a 5 km di distanza, i maschi di Alouatta belzebul delimitano il territorio del branco © Thiago Zanetti

Volgarmente nota come Aluatta dalle mani rosse o Scimmia urlatrice in flagrante (Alouatta belzebul Linneo, 1766), questa specie, tra le più grandi scimmie del Nuovo Mondo, è un primate platirrino della famiglia degli Atelidae che deve il proprio nome di urlatrice, esteso a tutte le specie congeneri, alla particolare caratteristica di comunicare con i propri simili attraverso suoni particolarmente potenti.

Anche il nome scientifico che definisce il genere Alouatta ha origine da dialetti dei Caraibi che significa “voce forte”, mentre quello specifico di belzebul è certamente da mettere in relazione con l’aspetto vagamente diabolico evocato dalla pelliccia nera con sfumature rossastre.

Zoogeografia 

Specie arborea delle foreste brasiliane, deve l’appellativo specifico belzebul alla pelliccia nera e rossiccia, vagamente diabolica, unita a un volto severo

Specie arborea delle foreste brasiliane, deve l’appellativo specifico belzebul alla pelliccia nera e rossiccia, vagamente diabolica, unita a un volto severo © Thiago Zanetti

Alouatta belzebul si rinviene nelle aree di foresta pluviale e decidua del Brasile settentrionale ed orientale e in alcune isole dell’estuario del Rio delle Amazzoni.

Il suo areale è frequentemente scambiato con quello di Alouatta discolor, da alcuni ritenuta una specie e per altri una sottospecie.

Ecologia-Habitat

La Scimmia urlatrice in flagrante è un animale diurno e di abitudini arboree che vive in gruppi solitamente composti da circa 5-20 individui, guidati da un maschio dominante, con varie femmine ed eventualmente anche altri maschi in posizione subordinata, fermo restando che il rapporto tra i sessi dev’essere sempre in favore dei maschi.

Muovendosi tra i rami con una locomozione di tipo quadrupede, si nutre per lo più da foglie, integrate da frutta e fiori

Muovendosi tra i rami con una locomozione di tipo quadrupede, si nutre per lo più da foglie, integrate da frutta e fiori © Thiago Zanetti

Si muove agilmente tra i rami in cerca di cibo, costituito prevalentemente da foglie, integrate da frutta e fiori, utilizzando la locomozione di tipo quadrupede e raramente si aiuta con la robusta coda. Passa la maggior parte del tempo in stato d’inattività dormendo con il resto del gruppo. 

Morfofisiologia 

La peculiarità di questa scimmia è determinata dalla presenza di una laringe particolarmente allargata con l’osso ioide calcificato e conformato in maniera tale da consentire all’animale l’emissione di particolari suoni, paragonabili a ruggiti nei maschi e grugniti nelle femmine.

Questi suoni hanno principalmente anche funzione di demarcazione e rivendicazione del territorio. Infatti, amplificati dalla laringe ingrossata e sacciforme, i richiami delle cosiddette Scimmie urlatrici sono udibili fino ad oltre 5 km di distanza.

Per quanto riguarda le dimensioni, i maschi di questa specie sono di solito leggermente più grandi delle femmine e misurano circa 60-90 cm.

Il mantello ha il pelo ruvido generalmente di colore nero ma che in alcuni esemplari assume una tinta variabile, da rossastra intensa a giallastra; le mani, i piedi e l’estremità della coda spesso sono di colore rossastro.

Questa variabilità cromatica della pelliccia spesso è stata motivo di difficoltà e confusioni nell’attribuzione tassonomica delle popolazioni.

La faccia è ornata di una vistosa barba, particolarmente folta nei maschi.

La Scimmia urlatrice in flagrante possiede una coda prensile leggermente più lunga del corpo, da poco meno di 60 cm sin quasi 1 m, con la parte inferiore glabra e molto sensibile che viene utilizzata come quinto arto nei movimenti fra gli alberi.

Caratteristiche maggiormente distintive della specie, e comunque dell’intero genere, sono anche le mascelle profonde e le prime due dita che sono opponibili alle restanti tre.

Di abitudini diurne, a differenza di altre Platirrine questa specie e tutte le specie di Alouatta hanno una visione a colori.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Femmina col piccolo. Queste non hanno la vistosa barba dei maschi, non ruggiscono e i loro urli sono grugniti. Qui hanno entrambi un aspetto interrogatorio imbronciato

Femmina col piccolo. Queste non hanno la vistosa barba dei maschi, non ruggiscono, ed i loro urli sono grugniti. Qui hanno entrambi un aspetto interrogatorio imbronciato © George Lin

La riproduzione può avvenire nel corso di tutto l’anno e le femmine in genere partoriscono un solo piccolo dopo una gestazione di circa 190 giorni.

Queste raggiungono la maturità sessuale a 4 anni di età, mentre i maschi pur diventando maturi a circa 5 anni, si riproducono solo dopo aver acquisito un ruolo dominante nel gruppo.

Va notato che all’interno di un gruppo raramente si rinvengono esemplari adulti imparentati tra loro, poiché i giovani, appena raggiunta l’età adulta, tendono a lasciare il gruppo in cui sono nati per andare in cerca di nuove comunità in cui entrare a far parte.

Ma trovato un compagno, anche questi diavoletti giocano felici, come tutti i bambini del mondo

Ma trovato un compagno, anche questi diavoletti giocano felici, come tutti i bambini del mondo © Thiago Zanetti

Considerazioni tassonomiche

In merito al suo stato tassonomico, questa specie, come peraltro avviene con una certa frequenza per buona parte dei Primati, è interessata anche da una notevole confusione sulla sua effettiva identità e il suo eventuale frazionamento subspecifico.

A questo proposito, c’è da dire che buona parte dei caratteri distintivi sinora utilizzati, quali distribuzione geografica, colore e modello della pelliccia, forma del cranio e dell’osso joide ci appaiono elementi molto incerti e soggettivi per attribuirvi significativi valori diagnostici.

Ancora oggi, nonostante recenti studi di revisione del genere Alouatta sembrano deporre a favore di un suo frazionamento almeno in una decina di specie distinte.

Rimangono i dubbi se Alouatta belzebul del Brasile settentrionale ed orientale sia da considerare o no specie monotipica.

Alcuni studiosi sono a favore della prima ipotesi ritenendo che le popolazioni considerate sottospecie in un passato più o meno recente, vadano ora elevate al rango di specie.

Tra queste vanno citate:

Alouatta discolor Spix, 1823, nota come Scimmia urlatrice dalla mano rossa di Spix, distribuita nella sponda occidentale del fiume Xingu.

Alouatta ululata Elliot, 1912, nota come Scimmia urlatrice in flagrante Maranhão, forma relegata al largo delle coste di Maranhão.

Alouatta palliata Gray, 1849, dal pelo uniformemente nero e diffusa negli ambienti forestali fra il Messico meridionale e l’Ecuador occidentale.

Alouatta nigerrima (Lönnberg, 1941), detta Aluatta amazzonica e propria del Brasile centrale.

Sinonimi

Simia belzebul (Linneo, 1766).

 

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