Famiglia : Alaudidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
L’Allodola o Lodola (Alauda arvensis Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia degli Alaudidae ed è una delle specie più comuni e più conosciute nelle nostre campagne.
Narra la leggenda che alla morte di S. Francesco, si levarono in cielo sopra la sua dimora centinaia di allodole in canto, per ringraziarlo dell’affetto ricevuto quando in vita. Ma questo uccelletto, tanto caro a chi frequenta la natura, ha una storia che si perde nella notte dei tempi ed attraverso ricordi, storie, leggende e verità, è arrivata ai giorni nostri, travalicando con la sua grazia e dolcezza, secoli di vicissitudini umane.
Plinio fa derivare il nome “alauda” dalla lingua celtica, con significato di grande cantante, “al”, grande e “aud” canto. I romani ne furono così affascinati che Cesare chiamò una sua legione in Gallia “alauda”. Più tardi Plutarco la nomina al rango di simbolo del bene, per avere debellato una invasione di locuste e nell’antica religiosità indiana la indicano come archetipo di saggezza e spiritualità.
Nella mitologia nordeuropea come protettrice dei campi e spirito delle messi e nel medioevo rappresentazione del Cristo che sale in cielo. Ma è nei poemi e nella letteratura che l’Allodola raggiunge il suo apice. Lei e l’Usignolo (Luscinia megarhynchos) sono senza dubbio i due uccelli più citati nelle opere poetiche di tutti i tempi. Metafora dell’unione fra cielo e terra e del risorgere di nuova vita per la prima e della dolcezza e della passione per il secondo. Ci aveva pensato Dante che l’ha collocata addirittura nel Paradiso della Divina Commedia ricordandola nel versetto:
Quale allodoletta che’n aere si spazia prima cantando, e poi tace contenta dell’ultima dolcezza che la sazia, tal mi sembiò l’imago della ‘mprenta…
Non di meno Shakespeare che la colloca nella sua tragedia Giulietta e Romeo, quale araldo del mattino dopo la notte d’amore, in antagonismo con lo stesso Usignolo pronubo della passione notturna…..
Era l’allodola, messaggera dell’alba, non l’usignolo. che non è l’allodola a martellar gli archivolti del cielo con il suo trillo, sopra il nostro capo.
Non dimentichiamo poi il nostro Pascoli che di tutti gli uccelli ne ha cantato le lodi:
…chiedi a la dolce allodola, che ad ora ad ora per desio di miglior esca non voglia alzarsi ad incontrar l’aurora…
Tanti altri poeti di ogni tempo l’hanno rammentata nelle loro rime ma basti ricordare come una semplice filastrocca franco-canadese sfruttata all’epoca, sembra per tenere il ritmo alle battute di remata delle canoe dei cacciatori di pellicce ed in tempi più recenti da bambini di ogni età, abbia diffuso il nome dell’Allodola in tutto il mondo.
Chi non si ricorda Alouette gentille alouette, alouette, je te plumerai……
Questo amore spirituale dell’umanità verso l’Allodola è però mal contraccambiato dai cacciatori per la quale nutrono un interesse ben più materiale, cacciandola da sempre e con accanimento per la squisitezza delle sue carni.
Tanto è antica tale tradizione che uno dei metodi di caccia adottati da secoli, è diventato un modo di dire abituale nella lingua italiana: “lo specchietto per le allodole” per indicare qualcosa che attira la curiosità. In effetti questo uccelletto è attirato curiosamente da oggetti luccicanti, alcuni dicono perché vagamente assomiglianti agli occhi di un rapace, in particolare la Civetta (Athene noctua) per la quale prova la stessa innata attrazione ma in pratica non se ne conosce ancora a fondo il motivo. Una analogia comportamentale con la Gazza (Pica pica) anch’essa attirata da oggetti luccicanti tanto da essere chiamata ladra per la gioia che prova nell’appropriarsene e nel nasconderli.
L’etimologia del genere Alauda ha, come detto in precedenza, una prima versione classica ma ve n’è una seconda che la vuole far derivare da un’interpretazione religiosa, conseguente al comportamento dell’Allodola quando in volo verso il cielo che sembra voglia rendere omaggio a Dio.
“A lauda”, in latino, con significato appunto di “a lode”.
La specie arvensis, sempre dall’omonimo termine latino, indica i campi, il suo habitat abituale.
Il volo territoriale dell’Allodola ha qualcosa di spettacolare ed il canto che l’accompagna non è da meno.
Un volo a spirali strettissime quasi in perfetta verticale verso quel cielo luminosissimo di primavera fino a scomparire alla vista, con un crescendo di trilli melodiosi e frasi musicali che si diffondono per centinaia di metri tutto intorno poi all’improvviso ma senza interrompere il canto, eccola piombare a terra come un sasso, come se volesse schiantarsi al suolo ma trattenuta da un’improvvisa virata che la posa dolcemente fra l’erba.
Uno spettacolo indimenticabile ed estremamente romantico se osservato stando stesi in un campo primaverile a faccia all’insù, tra i fiori, guardando il cielo.
In inglese è chiamata Eurasian Lark, in tedesco Feldlerche, in spagnolo Alondra de Eurasia, in francese Alouette des champs ed in portoghese Laverca.
Zoogeografia
L’areale estivo occupato dall’Allodola è vastissimo e copre totalmente l’Europa dalle coste mediterranee fino a lambire le sponde settentrionali del continente. La sua presenza continua incessantemente sul suolo asiatico fino a toccare le sponde dell’oceano Pacifico coprendo la Kamchatcka e a sud il Giappone.
Il sud dell’Asia non vede popolazioni di questa specie per cui l’areale di nidificazione si colloca a nord del 40° parallelo con una linea latitudinale che dalla Corea si congiunge con l’Europa nella zona caucasica. Naturalmente a sud di questo limite sono presenti diverse altre specie di allodole molto simili ma classificate come specie a parte.
Unica eccezione una stretta striscia di territorio che passando a sud del Mar Caspio si congiunge con l’Anatolia.
È presente anche nella parte nord occidentale dell’Africa, dal Marocco alla Tunisia. Manca od è alquanto occasionale in Grecia ed in Portogallo. Le popolazioni europee sono in gran parte stanziali con movimenti invernali delle popolazione collocate più a nord verso l’area mediterranea mentre quelle asiatiche sono principalmente migratorie e si spostano in areali ben distanti dalle aree di nidificazione.
L’Allodola è stata introdotta in Nuova Zelanda e nel sud dell’Australia nello stato di Victoria dove si è riprodotta e diffusa con successo.
Ecologia e Habitat
Alauda arvensis, come dice il nome scientifico, frequenta i campi e le campagne sia coltivate che incolte, i pascoli ed i terreni stepposi al limite di un ambiente predesertico, dune sabbiose, pendii collinari ma anche prati di alta quota.
Disdegna in assoluto aree boschive o densamente alberate, così pure acquitrini o zone paludose. Allo stesso modo, pur raggiungendo altitudini notevoli, non ama terreni prettamente rocciosi o privi di tappeti erbosi.
Durante l’inverno, nei quartieri migratori, si adatta spesso a luoghi ben diversi dai suoi abituali habitat e la si può vedere frequentare, quando il terreno è improvvisamente coperto da neve, lungo ruscelli, marcite ed aree senza copertura nevosa ma solo allo scopo di ricerca del cibo. Durante questi eventi metereologici si assiste spesso a movimenti migratori improvvisi con stormi di centinaia di esemplari in movimento verso aree non colpite oppure concentrati in luoghi dove vi è disponibilità di cibo sufficiente a superare l’improvvisa calamità.
Una tradizione lombarda recita che l’Allodola resiste in un luogo finché la copertura nevosa non supera la lunghezza del filo d’erba, di cui si nutre pur di sopravvivere.
Morfofisiologia
L’Allodola è un piccolo passeriforme che misura 18 cm in lunghezza, il peso di 35 g ed un’apertura alare di circa 30 cm.
Il colore della livrea è alquanto insignificante essendo totalmente giallo ocra più accentuato sul dorso dove risulta variegato dai vessilli delle remiganti e delle copritrici alari che creano screziature più o meno accentuate di marrone e di grigiastro. Una colorazione adattissima per mimetizzarsi con il terreno su cui sta perennemente posata. Non vi è significativa distinzione fra i sessi ed anche i giovani vestono sin dall’adolescenza una livrea molto simile agli adulti.
Il petto è leggermente macchiato con brevi striature verticali che scompaiono sul ventre che risulta totalmente bianco crema.
La testa porta un ciuffetto che può essere eretto ed abbassato volontariamente quando il soggetto è eccitato od incuriosito da fattori esterni, come segnale di difesa o di timore verso aggressori.
Il becco di colore giallastro con punta nerastra, è lungo, appuntito, conico e ben accentuato. L’occhio è nerissimo e la coda ha le timoniere laterali con un vessillo esterno bianco.
Una particolarità di questo alaudide, è la presenza di un’unghia del pollice lunghissima, a volte più dello stesso dito, quale indicazione che l’uccello è prettamente terricolo ed adatto a camminare velocemente sul terreno. Infatti l’allodola è vincolata al suolo e mai si appollaia su rami di alberi e neppure su bassi arbusti come fa invece la Tottavilla (Lullula arborea) oppure lo Strillozzo (Emberiza calandra) uccelli molto simili anche se quest’ultimo non appartenente alla sua famiglia.
Altro consimile non di facile distinzione quando sul terreno seminascosto dall’erba, è la Cappellaccia (Galerida cristata) una perfetta riproduzione dell’allodola ma con becco più prominente ed un ciuffo perennemente alzato. Ancor più la Calandrella (Calandrella brachydactyla) dai lineamenti più gentili ma alquanto somigliante alla nostra specie.
L’Allodola ama però curiosare l’ambiente che la circonda salendo su zolle sollevate o rialzi del terreno ovviando all’inconveniente di non poter abbracciare un ramo anche per via della lunghezza dell’unghia del dito posteriore.
Spesso questa curiosità è però risolta involandosi in cielo ed iniziando quel ritornello musicale che può durare senza sosta anche per decine di minuti.
Sono state classificate diverse sottospecie, considerato il vastissimo areale occupato e la pluralità di ambienti frequentati, alcune delle quali in precedenza considerate specie autonome. Fra queste alcune di pertinenza europea quali la Alauda arvensis arvensis, propria di gran parte del continente europeo, Alauda arvensis sierrae del Portogallo e Spagna, Alauda arvensis harterti del nord Africa e Alauda arvensis cantarella, della fascia meridionale delle regioni Mediterranee.
Altre interessano zone asiatiche: Alauda arvensis armenica dell’Iran e Caucaso, Alauda arvensis dulcivox della Russia fino alla Siberia e Cina, Alauda arvensis kiborti a sud di questo areale, Alauda arvensis intermedia della Manciuria e Corea, Alauda arvensis pekinensis delle estreme coste Pacifiche, Alauda arvensis lonnbergi relegata all’isola di Sakhalin e Alauda arvensis japonica del Giappone e degli arcipelaghi vicini.
Etologia e Biologia riproduttiva
E’ stato accertato che il maschio dell’Allodola ha un’estensione alare sensibilmente più ampia della femmina a dimostrazione della necessità di disporre di una maggiore portanza per effettuare i famosi voli cantati di cui già accennato e le incredibili frenate dopo le finte cadute a peso morto verso terra.
Gran parte della vita dell’Allodola è legata al canto di parata che può iniziare sin dai primi segnali di primavera fino al tardo autunno, ben oltre il periodo di nidificazione, come se volesse tenersi ancora in contatto con la partner o per difendere ad oltranza il territorio.
La coppia è monogama ma solo per la stagione riproduttiva che nelle annate favorevoli può portare alla deposizione di tre nidiate.
Il nido è collocato a terra in una fossetta scavata dalla femmina e ricoperta con esili fili di erba secca e minuscoli steli avvolti fino a formare una coppa ben delineata e abbastanza profonda.
Solitamente ben nascosto alla base di un ciuffo d’erba o semplicemente collocato fra un fitto manto erboso, a volte può essere totalmente allo scoperto su suolo arido e sassoso, confidando nel colore della livrea della madre quando in cova.
In effetti trovare un nido di Allodola è di estrema difficoltà, innanzitutto per la sua collocazione tra la bassa vegetazione e la forte mimetizzazione delle uova o di piccoli quando ancora nel nido. Va aggiunta poi la strategia adottata dalla femmina in cova che non appena adocchia l’avvicinarsi di un pericolo, pedona velocemente via dal nido per qualche metro e si accuccia al suolo, involandosi poi improvvisamente davanti all’intruso dando un errato punto di riferimento per il nido.
Vengono deposte 3-5 uova color crema ma fortemente macchiettate di grigio tanto da renderle scure e simili al substrato su cui sono posate. Sono visivamente piuttosto grosse per le dimensioni dell’uccelletto forse in relazione al fatto che la cova effettuata dalla sola femmina, dura solo 11 giorni, uno dei tempi di cova più brevi fra gli uccelli.
I piccoli nascono nudi e ciechi con una leggera e soffice peluria color ocra lungo tutto il dorso, tanto da renderli completamente invisibili e mimetizzati col suolo. I nidiacei sono nutriti da entrambi i genitori.
La precocità nel lasciare il nido è a volte incredibile e non è raro il caso, a seguito di irrigazioni del terreno ove collocato od improvvisi allagamenti, vedere piccoli implumi ed isolati, sparsi attorno al nido, riuscire a sopravvivere rimanendo nel luogo dove sono stati tragicamente sfrattati.
Anche in situazioni normali il nido viene abbandonato molto prima dell’involo che di solito avviene non prima di due settimane.
L’Allodola è principalmente insettivora durante la nidificazione ma al tempo stesso mangia semi e granaglie di ogni genere, alimenti che diventano preminenti durante l’inverno.
Purtroppo l’Allodola ha subito negli ultimi decenni un calo drastico, in particolare nelle popolazioni europee che han visto un cambio violento dell’habitat a seguito dell’introduzione di nuove colture agricole.
La monocoltura a mais e la sparizione di prati stabili, sono state le principali cause della sua sparizione dalle principali pianure del nord Italia e di aree mediterranee.
Pur essendo classificata “LC, Least concern” cioè a rischio minimo nella Lista Rossa della IUCN, questa specie evidenzia un declino generalizzato su tutto il territorio occupato, con sparizione pressoché totale in vaste aree europee e in particolare nel nord Italia.
Baudelaire sosteneva di invidiare l’Allodola per la sua capacità di volare sopra il mondo carpendone i segreti…. “e ogni mattina, come le allodole, s’alza nei pensieri con libertà nel cielo e si libra ben alto sulla vita e non fa fatica a intendere i fiori e le altre cose mute!”
Semplici e brevi versetti ma intensi ed espressivi come il canto emesso da questo minuscolo e simpatico uccelletto.
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