Famiglia : Colubridae
Testo © Dr. Gianni Olivo
Il serpente liana verde o serpente nasuto asiatico (Ahaetulla nasuta Bonnaterre, 1790) è un elegante e snello colubride (Colubridae), detto in inglese Asian green vine snake o Long nosed vine snake, in tedesco Nasen-Peitschennatter, in bengali Laudoga, in hindi Lata saanp o Suapankhi, in kannada Hasiru haavu, in marathi Aranthol ed in tamil Pachchai paambu.
È tipico dell’ambiente di foresta e di aree alberate e cespugliose, compresi parchi, giardini e piantagioni.
Il suo areale di distribuzione comprende gran parte della penisola indiana, inclusi Sri Lanka, Rajasthan meridionale, parte delle provincie nord-orientali, Uttrakhand, Delhi, Himachal, mentre è assente dalle zone continentali, a Nord del fiume Gange, e nel bacino di detto corso d’acqua. È presente, inoltre, in Bangladesh, Burma, Thailandia, Vietnam e Cambogia.
È molto comune e diffuso (nella parte occidentale del Ghats pare essere il colubride presente in maggior numero), tanto da essere reperibile a poco prezzo su molti mercati per terrariofili, ma occorre dire che si tratta di un serpente delicato e di difficile gestione, nutrendosi prevalentemente di gechi, e che facilmente muore in cattività, per cui è un animale da non consigliare agli appassionati.
L’ Ahaetulla nasuta é un rettile esile ed aggraziato, di lunghezza media intorno ai 100-120 cm, ma che può arrivare, in casi eccezionali, a quasi 2 metri (195 cm), con corpo appiattito trasversalmente, fatto che gli conferisce l’aspetto di un elegante nastro o di una eccentrica cintura, ricoperto di squame lisce e di forma allungata, inadatte ad assicurargli una trazione efficace sul terreno, ma che sulla corteccia dei rami assicurano un grip eccezionale e sicuro, che gli consente acrobazie al limite della sfida alla forza di gravità. Sui rami, anche i più sottili, si muove con la leggerezza di una piuma, scivolando sul fogliame come se fosse privo di peso, e passando agevolmente da un albero all’altro, se appena due rami hanno la compiacenza di trovarsi ad una distanza inferiore a quella della lunghezza del suo corpo e questo gli rende agevole tanto procurarsi il cibo, quanto a sfuggire ai nemici, soprattutto uccelli rapaci di varie specie.
Il colore è generalmente verde, come suggerisce il nome, ma in molti esemplari le squame dorsali presentano tonalità di verde più chiaro e più scuro, e quelle scure sono intercalate a squame decisamente nere. Il risultato è, se si osserva attentamente l’animale, una serie di linee oblique che contribuiscono ulteriormente al suo mimetismo e spesso i riflessi risultanti da tale combinazione di colori, paiono azzurri.
Tuttavia, vi sono anche esemplari di colore marrone o bruno, più comuni nella parte meridionale dell’India (Maharashtra, Rajasthan, Gujarat) ed altri con livrea in toni di marrone e rosa, che alcuni riconoscono come sottospecie a sé (Ahaetulla nasutus isabellinus). Le parti ventrali sono generalmente gialle ed una stria parimenti gialla borda il labbro superiore.
La testa è allungata e con muso talmente appuntito da aver dato i natali ad una suggestiva leggenda diffusa in alcune zone dell’India, secondo la quale il Lata-saanp rimarrebbe in agguato su bassi rami, all’altezza del viso di un uomo, pronto ad accecare il passante con un affondo della sua testa a forma di punta di freccia. In realtà, pur essendo un colubride dotato di apparato velenifero di tipo opistoglifo (zanne velenifere fisse e situate nella parte posteriore della bocca), non è considerato pericoloso per l’uomo, sia per il fatto che, come tutti gli opistoglifi, deve “masticare” sulla preda per far colare il veleno nella ferita, sia per la scarsa quantità di veleno secreto.
Tuttavia, come insegnano dolorose e tragiche esperienze, altri colubridi venivano considerati innocui (vedi boomslang e telotorniti) ed alcuni erpetologi dilettanti riferiscono sintomi di tipo neurotossico dopo il morso di Ahaetulla nasuta, anche se non risultano casi di avvelenamento grave (le zanne di questa specie sono insolitamente lunghe per un colubride). I veleni di molti colubridi, d’altra parte, sono poco noti e poco studiati e quindi credo che andrebbero tutti trattati con un minimo di attenzione. Questo serpente, d’altro canto, presenta diverse analogie con una specie di cui ho decisamente più esperienza, il Vine snake africano, o meglio i Vine snakes africani (vedere per esempio il testo sul Thelotornis capensis capensis). A parte la forma allungata della testa, l’ occhio a pupilla orizzontale a forma di serratura, il corpo esile, la predilezione per lucertole arboricole come prede, anch’esso assume posture di minaccia, se disturbato, gonfiando la zona del collo, per rendersi più temibile, rendendo evidenti i contrasti di colore tra le squame, estende la lingua bifida, tenendola ferma per alcuni secondi o la muove lentamente in su e in giù …
Di abitudini diurne, durante la notte dorme nascosto tra il fogliame, in una diramazione o, talvolta, in una cavità, che gli offre rifugio e riparo dai predatori alati, mentre di giorno caccia, muovendosi lentamente, ed avvicinando la preda con piccoli avanzamenti a scatti, simulando i movimenti impressi ai rami dal vento e sincronizzandosi alla perfezione con essi, tanto che anche ad un occhio allenato è difficile notarlo. Lui per contro osserva tutto e valuta bene le distanze perché è uno dei pochi serpenti a visione binoculare.
Lo scatto della testa, quando è giunto a tiro, è fulmineo e la preda viene trattenuta ed uccisa dal veleno, inoculato con movimenti simil-masticatori, in quanto le zanne non sono cave all’interno come quelle dei viperidi (solenoglifi) o degli elapidi (proteroglifi), ma solo leggermente scanalate.
Spesso caccia semplicemente all’agguato, rimanendo immobile per ore, in punti strategici ove il passaggio di qualche lucertola è più probabile. Prede abituali sono varie specie di gechi ed altre lucertole arboricole, ma talvolta anche nidiacei e piccoli uccelli, roditori, batraci arborei (raganelle), piccoli serpenti, anche velenosi, e, forse, anche insetti, se la preda scarseggia. Tuttavia si tratta di specie molto selettiva, e ciò rende conto della difficoltà a mantenerla in buona salute nei terrari, a dispetto della sua facile reperibilità, inoltre sembra piuttosto suscettibile ad ammalarsi, a volte di infezioni micotiche legate ad un ambiente diverso dal suo.
La riproduzione è di tipo viviparo. La stagione degli accoppiamenti va da inizio estate alla fine dei monsoni e la femmina “partorisce” i piccoli (in media una ventina) su di un ramo, lasciandoli poi al loro destino, visto che si tratta di animali già praticamente autosufficienti poche ore dopo la nascita. Pare che le femmine possano conservare a lungo lo sperma dopo l’accoppiamento per mettere al mondo i figli nel momento più propizio, anche a 2-3 anni dopo le nozze.
Sinonimi
Aethulla nasutus, Dryophis nasuta, Dryophis mycterizans, Coluber mycterizans, Dryinus oxyrhynchus, Dryinus russellianus, Dryophis hammatorhynchus, Dryinus fuscus.
→ Per nozioni generali sui Serpentes vedere qui.
→ Per apprezzare la biodiversità dei SERPENTI cliccare qui.